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Cronache
I fatti smentiscono le teorie sui migranti

I Médecins sans Frontières, a proposito del “salvataggio” dei migranti, hanno rifiutato di firmare il regolamento emanato dal nostro Ministero degli Interni sul comportamento delle organizzazioni non governative nel Mediterraneo perché questo regolamento imponeva la presenza a bordo delle navi di due agenti di polizia giudiziaria armati (carabinieri). Questi agenti avrebbero avuto il compito di controllare la conformità dell’attività svolta alle leggi del mare e alle leggi italiane. Il rifiuto di MsF è stato motivato dal fatto che, essendo questa un organismo non governativo, e dunque “neutrale” (fra l’Italia e gli scafisti?) la presenza di uomini armati a bordo era in contrasto con i suoi principi fondamentali.
Ieri comunque l’Italia ha molto ammorbidito il suo regolamento, affermando che gli agenti non sarebbero stati necessariamente armati, ma soltanto se ciò avesse deciso la magistratura nel caso specifico. A questo punto Médecins sans Frontières, sfidando il ridicolo, ha annunciato che rinuncerà alla sua attività umanitaria, perché essa è divenuta “troppo pericolosa”.  
Tutto ciò permette sapide considerazioni. Se l’Italia ha potuto rinunciare ai carabinieri armati è perché le armi non servivano a nulla. Nessuno ha mai pensato che si dovessero proteggere le navi dei soccorritori, e certo i carabinieri non dovevano sparare contro gli scafisti perché il sospetto era al contrario quello di una loro combutta con le o.n.g. Il loro ruolo era quello di osservare ciò che avveniva ed eventualmente riferirne all’autorità giudiziaria italiana. Ed è proprio ciò che volevano evitare gli operatori di Médecins sans Frontières. Prova ne sia che, una volta tolte le armi, non hanno firmato lo stesso il regolamento. Se l’avessero fatto si sarebbe del tutto eliminato l’andazzo precedente, e l’attività delle loro imbarcazioni si sarebbe trasformata in quella - teoricamente sempre sostenuta da tutti - di “occasionale salvataggio” dei migranti, e non di “servizio di taxi” concordato.
MsF si è trovata in un bell’imbarazzo. Prima, per non firmare, aveva avuto la scusa delle armi dei carabinieri, ma come rifiutare ora? Il “danno” della loro presenza rimaneva immutato. Ma per una volta il destino è sembrato venire in soccorso dell’organizzazione francese. La Libia ha vietato alle imbarcazioni delle o.n.g. di incrociare nelle immediate vicinanze delle coste libiche, dovendosi tenere a circa cento miglia nautiche, corrispondenti a circa 180 km. Naturalmente promettendo di difenderle (eventualmente con le armi) dalle intrusioni dei natanti non autorizzati. Ovviamente quelli di MsF si sono detti che non potevano più mettersi d’accordo con gli scafisti per appuntamenti in mare, perché i carabinieri se ne sarebbero accorti; non potevano nemmeno incrociare nelle vicinanze dei luoghi di partenza dei migranti, perché i libici lo avrebbero impedito, e tutto questo significava che avrebbero potuto “salvare” i migranti soltanto incontrandoli per caso, in mare aperto: episodio raro, e più o meno corrispondente a “mai”. Dunque meglio chiudere.
La realtà è trasparente. Mentre prima le o.n.g. traghettavano i migranti con la scusa degli “esseri umani in pericolo di vita”, in realtà erano d’accordo con gli scafisti. Ora alle parole dovevano corrispondere i fatti, e questo cambiava tutto. Nelle attuali condizioni, i Médecins dovrebbero realmente salvare chi si trova per caso in pericolo, e ovviamente non se ne parla. L’ampliamento della zona di sorveglianza libica li ha totalmente scoraggiati.
E tuttavia, come giustificare il ritiro, confessando di aver mentito, fino ad oggi? Qualche genio ha avuto l’idea di affermare che, a questo punto, l’attività di salvataggio era divenuta “troppo pericolosa”. Ma di che si parla? Se le navi non entrano nelle acque territoriali libiche non corrono nessun pericolo. Sarebbe come dire: “Non mi avvicino al mare a meno di cinquanta metri, perché non so nuotare”. È una bugia infantile.
Insomma nel giro di qualche ora si è avuta la prova provata che tutta questa manfrina del salvataggio degli esseri umani in pericolo era una farsa. Gli italiani si lambiccavano il cervello per trovare un freno alla slavina di immigranti, ed è bastato un buffetto, anzi, sostanzialmente, la verità dei fatti, per far crollare l’ipocrita edificio dei “salvataggi” nel Mediterraneo. Il pericolo di vita non corrisponde certo alla situazione di coloro che in cento su un gommone semisgonfio si allontanano di qualche centinaio di metri dalla costa, perché hanno appuntamento con i “soccorritori”. Queste persone, salvo imprevisti, “fanno finta” di essere in pericolo. E quando gli imprevisti si sono verificati, è stato soltanto perché non si è realizzato il normale programma.
A quanto pare, il “velo di Maya” era veramente una sottile garza.

pardonuovo.myblog.it
 

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