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Cronache
Il potere delle curve sul calcio italiano: quando gli ultras diventano banditi

Minacce, estorsione aggravata, autoriciclaggio, violenza privata, associazione a delinquere. No. Non sono i reati commessi in chissà quale piazza di spaccio e zona franca del nostro Paese ma il quadro penale delle curve italiane. Come nella curva Sud dell'Allianz Stadium di Torino. 12 misure cautelari sono state eseguite nei confronti dei principali leader dei gruppi ultrà juventini. Persone che hanno fatto della violenza uno stile di vita. Il tutto replicato e mandato in onda in tanti altri stadi italiani. Gli spalti che diventano territori marcati dove gli ultrà esercitano il proprio controllo, anche a discapito di normali frequentatori della curva che si sono dovuti attenere ai divieti imposti dai capi ultrà nei momenti di protesta: non intonare cori e slogan durante le partite al fine di far percepire, anche ai mass media, un clima ostile verso la società. Sono loro i primi oppressi, i tifosi normali, vittime di intimidazioni, costretti a non andare più allo stadio perché non riuscivano a sopportare le angherie, il clima, gli slogan razzisti.

Una pubblicità che all’estero non paga. Per la trasferta di Napoli del Liverpool, la società inglese ha raccomandato ai propri tifosi di non uscire dagli alberghi se non per recersi allo stadio, accompagnati dalla scorta. Il calcio sporcato da banditi che del calcio stesso non importa nulla. "L'indagine sulla curva della Juventus - ha spiegato il questore di Torino Giuseppe De Matteis - "apre un canale investigativo che può essere un precedente per altre attività, perché non credo che questa sia l’unica situazione esistente sul territorio nazionale di contiguità tra il malaffare e il mondo deviato della tifoseria". Ma nelle curve abbiamo anche visto e assistito alla “solidarietà fra razzisti” come nel caso del comunicato della Curva Nord interista che ha difeso i tifosi cagliaritani per i "Buu" razzisti al calciatore di colore Romelu Lukaku dopo il calcio di rigore realizzato nella partita di due settimane fa.

Anche il giallo di Fabrizio Piscitelli, l'ex ultrà laziale noto come Diabolik ucciso in un agguato a Roma, con uno sparo in testa, ci racconta di come il tifo sia diventata un’altra cosa. Non più un gioco, ma una guerra a tappe, scandita dalle giornate di campionato della Serie A. E la politica. Da sempre nel calcio e nelle curve. L’ostentazione di simboli e di ideologie come la sceneggiata di alcuni ultras della Lazio a piazzale Loreto, lo scorso 24 aprile, in occasione della semifinale di ritorno di coppa Italia fra Milan e Lazio. L'uomo che 'chiama' il saluto fascista al grido di 'camerata Benito Mussolini, presente!". Il giorno pima dell’Anniversario della liberazione d'Italia. Le curve italiane hanno il cancro, c’è bisogno di una cura estirpatrice.

 

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