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Cronache
Immigrazione, il Belgio: bene Salvini, siamo con lui

Caos immigrazione. Altro che Salvini isolato. Un sostegno tanto inatteso quanto ampio e incondizionato al neo-ministro dell'Interno e leader della Lega arriva dal Belgio. Dal nuovo governo italiano "mi aspetto una stretta sulla migrazione. Seguo il nuovo ministro Salvini da mesi, già durante la sua campagna. La posizione dell'Italia sulla migrazione, è piuttosto severa. Ma anche il Belgio ha un governo di destra, quindi anche noi siamo piuttosto duri. Penso che sia positivo se l'Italia inizia rifiutare i migranti sulle proprie coste, e non li lascia più entrare in Sicilia". Ad affermarlo è stato il segretario di stato belga all'Asilo Theo Francken parlando della nuova linea dell'Italia, auspica si trovi un modo per poter tornare a fare i respingimenti. Dopo il no alle regole di Dublino, con l'Italia giallo-verde che ha dettato la linea all'intera Unione, Salvini sta ottenendo grandi aperture dai partner europei.

Immigrazione, salta l'intesa Ue sulla riforma delle regole di Dublino

Salta l'intesa sulla riforma delle regole di Dublino per rivedere l'accordo che disciplina il diritto d'asilo per i migranti che arrivano in Europa. L'Italia e altri dieci paesi si sono opposti oggi al compromesso sulla riforma di Dublino proposto dalla presidenza bulgara alla riunione dei ministri dell'Interno dei 28 a Lussemburgo. Oltre all'Italia, anche se per ragioni diverse, avrebbero espresso obiezioni al testo Spagna, Germania, Austria, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica ceca.

Anche la Germania, dunque, si è arresa davanti al blocco dei paesi di Visegrad e dell'Europa del Sud, Italia compresa. Solo stamattina il segretario di Stato tedesco Stephan Mayer al suo ingresso al consiglio Affari interni di Lussemburgo aveva detto che Berlino era "aperta ad una discussione costruttiva. Ma com'è attualmente non la accettiamo".

Gli aveva subito fatto eco il ministro alla migrazione svedese Helene Fritzon: "L'Europa ha bisogno di un'intesa sulla riforma di Dublino, ma con le elezioni delle destre in Europa oggi è un problema raggiungere un compromesso. C'è un clima politico più duro. Non si tratta solo dell'Italia, ma anche della Slovenia".

All'uscita dal consiglio, è il segretario di Stato belga responsabile delle Migrazioni, Theo Francken a fare la sintesi dei lavori: "La riforma del regolamento di Dublino è morta". Per Francken, la conclusione della discussione "molto dura" è chiara: vista l'opposizione frontale dell'Italia, "un rifiuto più categorico che mai prima", quello della Germania di lavorare sul testo e l'opposizione dell'Austria, si va verso "un ribaltamento totale dell'approccio". Dal nuovo governo italiano - ha detto Francken - "Mi aspetto una stretta sulla migrazione. Penso che sia positivo se l'Italia inizia rifiutare i migranti sulle proprie coste, e non li lascia più entrare in Sicilia". Francken ha auspicato anche che si trovi un modo per poter tornare a fare i respingimenti: "Dal 2012 non possiamo più farli, e finché è così, la situazione continuerà ad essere caotica. Dobbiamo rimandarli indietro. Quindi dobbiamo cercare di aggirare l'articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani. La giurisdizione dovrà seguire questa linea, perché altrimenti non ci sarà più la Corte europea. Penso che alcuni non capiscano esattamente cosa sta accadendo in Europa. La gente deve lasciare le proprie torri d'avorio e guardare la realtà".

Plaude il neo ministro dell'Interno italiano Matteo Salvini, secondo cui quello che è successo al vertice dei ministri a Lussemburgo "è una vittoria per noi. Avevamo una posizione contraria ed altri Paesi ci sono venuti dietro, abbiamo spaccato il fronte. Significa che non è vero che non si può incidere sulle politiche europee". Già da tempo aveva annunciato che la posizione dell'Italia sarebbe stata dire "no alle nuove politiche di asilo perché lasciano soli i Paesi del Mediterraneo, Italia Spagna, Cipro e Malta".

In serata è intervenuto, in maniera piuttosto netta rispondendo a Francken, anche il commissario europeo Dimitris Avramopoulos: "L'Ue non seguirà mai il modello australiano per la politica migratoria, non facciamo i respingimenti, perché la nostra politica è guidata dal principio del rispetto dei diritti umani e della Convenzione di Ginevra. Non saremo la fortezza Europa".

L'Austria intanto annuncia, attraverso il ministro dell'Interno austriaco Herbert Kickl, che se non ci sarà un'intesa sulla riforma di Dublino al vertice dei leader dell'Unione Europea di giugno, durante il periodo di presidenza austriaca che inizia a settembre "presenteremo una piccola rivoluzione copernicana" sulle politiche d'asilo.

Il regolamento di Dublino venne firmato nella capitale irlandese il 15 giugno 1990 da Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Regno Unito che comicniarono a metterlo in atto nel settembre 1997. Si sono poi aggiunti Austria, Svezia e Finlandia. Attualmente è in vigore il regolamento Dublino III del  2014, che definisce quale Stato deve farsi carico della richiesta di asilo di una persona giunta in territorio europeo.

Secondo le regole attualmente in vigore, il Paese Ue su cui il migrante mette piede per la prima volta deve espletare le procedure di richiesta di asilo. L'Italia, la Grecia e la Spagna sono i punti di accesso principali per i migranti che vogliano entrare in Europa. Negli ultimi tre anni, gli accordi bilaterali con Turchia e Libia - principali paesi di transito - hanno contribuito a rallentare i flussi, aprendo però nuove problematiche di violazioni dei diritti umani per le condizioni di vita nei campi di accoglienza provvisori su questi territori "di passaggio".

Ma la necessità di una riforma del processo di richiesta d'asilo è diventata pressante da parte di molti Paesi membri. Il fronte dell'Est - Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia - hanno rifiutato o opposto forti resistenze al tentativo della Commissione Ue di imporre quote di accoglienza nel 2015 in modo da alleviare la pressione su Italia e Grecia. L'estate di quell'anno ha visto un picco di naufragi e di morti tra i migranti che tentavano di attraversare il Mediterraneo, in corrispondenza con l'acuirsi del conflitto in Siria e di altre crisi in Africa.

Venne allora approvato un piano d'emergenza con cui i Paesi membri della Ue concordarono la ricollocazione di 160mila siriani e altri rifugiati provenienti da Italia e Grecia verso altri paesi dell'Unione entro due anni. Finora solo 34.690 persone sono state riallocate, mentre la maggior parte ha tentato di raggiungere la Germania o altri paesi del nord Europa per vie traverse. La proposta della Bulgaria mirava ad alleviare il peso dagli Stati in prima linea come l'Italia e "tagliare i movimenti secondari" dei richiedenti asilo che arrivano in un Paese Ue e cercano di raggiungerne un altro. Per i Paesi dell'Est europeo la priorità è proprio bloccare questi "movimenti secondari", ma nella proposta di Sofia ci sarebbe anche un passaggio in cui si chiede la riallocazione obbligatoria dei richiedenti asilo, ma solo come ultima risorsa.

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