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Cronache
Inchiesta sanitopoli Umbria. Dalle carte spunta il nome dello zio del pm

Non guardare in faccia a nessuno e tirar diritto per la propria strada, senza scrupoli per nessuno. E’ proprio il caso di dirlo, quello del pm Paolo Abbritti titolare dell’inchiesta insieme a Mario Formisano “Sanitopoli” in Umbria che ha visto le dimissioni della governatrice Catiuscia Marini. Dentro le carte c’è una traccia audio di Giuseppe Abbritti zio del pm Paolo Abbritti.

Emilio Duca ex direttore generale dell’ospedale di Perugia, con la sua ossessione di essere monitorato e di venir coinvolto in eventuali inchieste giudiziarie, teme ripercussioni per la sua carriera e per la sua libertà e vive tale situazione con angoscia. A tale punto che cerca d’aver informazione circa le attività investigativa della procura in mano al pm Paolo Abbrutti, e si rivolge allo zio per aver elementi certi sull’attivitòà investigativa della procura perugina.

Scrive il pm- “A partire dal mese di giugno 2018 il timore generico di essere attenzionati diviene sempre più tangibile e concreto. L’inchiesta in corso viene man mano svelata ai membri dell’associazione che, come vedremo, cercano di correre ai ripari”.

La prima persona a cui ricorre Duca è D’Errico Potito, già professore universitario e primario di Odontoiatria dell’Azienda Ospedaliera di Perugia sino a maggio 2013. Grazie all’incarico ricoperto ed alla frequenza della Scuola Militare Nunziatella di Napoli anno scolastico 1959/1962, quest’ultimo ha acquisito nel tempo un’ampia gamma di “contatti” di autorità civili e militari, sia in ambito locale che nazionale.

Forte delle sua rete di conoscenze, D’Errico gode di notevole ascendente nei confronti di Emilio Duca ed ha un ruolo fondamentale e costante nell’organizzare la ricerca di informazioni, tanto da elaborare una strategia di avvicinamento – attraverso l’invito ad eventi conviviali – di alcuni ufficiali di polizia giudiziaria, sia appartenenti alla Guardia di Finanza che ai Carabinieri, per cercare di carpire notizie coperte dal segreto d’ufficio.

Da una parte, dunque, D’Errico cerca insistentemente di invitare a cena il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Perugia pro-tempore, mentre tramite Riocci Domenico Francesco Oreste, sovrintendente della Guardia di Finanza in congedo e, fino al 31.12.2016, in servizio presso il Comando Regionale Umbria, di avvicinare un certo I. S., in servizio presso la Sezione P.G. della Procura della Repubblica di Perugia, non riuscendo però ad ottenere alcuna informazione, tanto da ritenere, inizialmente, che non siano in corso attività di intercettazione.

La ricerca di conferme sulle indagini di polizia giudiziaria in corso da parte di Duca prosegue a 360 gradi. Secondo gli inquirenti, il 20 giugno 2018 alle 8:50 entra nell’ufficio di Duca il professor Abbritti Giuseppe, già direttore dell’istituto di Medicina del lavoro dell’azienda ospedaliera di Perugia, zio di uno dei magistrati titolari del presente procedimento. Emilio Duca, dopo aver aggiornato il suo interlocutore su alcune difficoltà incontrate nella gestione dell’Azienda, dopo un attimo di esitazione, prova a carpire eventuali informazioni sulle attività di intercettazione telefoniche ed ambientali in corso, ottenendo negativo riscontro:

Duca: tra l’altro su questo tema… ho numerose… sollecitazioni nelle ultime settimane… non sul tema… sul tema di (n.d.r. indica il suo cellulare) di indagini eccetera (n.d.r. fa un circolo con le braccia)... hai notizie?

Abbritti: No, no… non parliamo di queste cose… Non ne parliamo di questo. Non c’ho nessuna notizia. Però è la mia impressione… la mia impressione è che, capito, con tutte queste schegge impazzite…che vuoi fare?

Duca: guarda Peppino ho avuto in queste settimane la sensazione di pressioni appunto giudiziarie che potrebbero, non so, appunto magari con le intercettazioni eccetera (n.d.r. indica nuovamente il cellulare) porre attenzione su questa azienda; Abbritti: Questo non lo so. Noi di queste cose no …assolutamente!

Scrivono i magistrati: “Rassegnato per non aver ottenuto alcuna informazione, Duca invita comunque Abbritti al bar. Tuttavia, dopo essersi alzato per strappare un foglio che aveva precedentemente estratto dalla tasca interna della giacca e buttarlo nel cestino, si dirige verso la scrivania dove è posto il proprio telefono cellulare ma, dopo un attimo di esitazione, lo lascia lì ed insieme escono dall’ufficio.

La ragione di tale prudenza viene spiegata da Duca poco dopo (ore 10:34 circa) a Pacchiarini dalle ore 10:34:53). Infatti, entrando in ufficio, gli dice che sta usando con la massima prudenza il suo telefono cellulare (Emilio DUCA: ormai in questo periodo uso la massima prudenza più de questi i messaggi non me li possono mandà). Prima di scendere al bar a prendere un caffè con tale “Massimo”, Duca pone il telefono cellulare sulla scrivania, esclamando “no questo lo lascio qui!”. Chissà cosa avrà detto lo zio Peppino al giovane nipote pm che lo ha spiato?

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