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Cronache
Isis, foreign fighter italiani, anarchici, migranti. Report dell'intelligence

Servizi: 138 i foreign fighters collegati con l'Italia 

E' salito da 129 a 138 il numero dei foreign fighters partiti per la Siria e l'Iraq a vario titolo collegati con l'Italia. Il dato e' contenuto nell'ultima Relazione della politica sull'informazione per la sicurezza, secondo cui "in continuita' con il trend rilevato lo scorso anno, non si sono registrate nuove partenze: il numero dei 'listati' e' cresciuto in ragione dei casi risalenti agli anni passati, individuati in esito alla costante attivita' di vaglio e riscontro anche di segnalazioni raccolte nell'ambito della collaborazione internazionale". 

Servizi: rischi per Italia da "radicalizzati in casa"

"Sul territorio nazionale, uno degli ambiti di maggior impegno e' rappresentato dal fenomeno dei 'radicalizzati in casa', un bacino sempre piu' ampio e sfuggente che richiede una serrata attivita' di ricerca e monitoraggio volta a cogliere per tempo segnali anticipatori di possibili transizioni dalla radicalizzazione all'attivazione violenta". A lanciare l'allarme e' la Relazione al Parlamento dei servizi di informazione e sicurezza. "E' in questa sensibilissima fase - avvertono gli analisti - che si gioca una partita importante sul piano della prevenzione, tentando percorsi di disingaggio e recupero del soggetto estremista o ricorrendo, ove necessario e possibile, al provvedimento dell'espulsione, a valle di approfondite valutazioni, caso per caso, condivise nell'ambito del Casa" (il Comitato di analisi strategica antiterrorismo).

Servizi: 1.700 returnees in Ue, tra loro 'spose' e 'figli' Daesh

I foreign fighters tornati in Europa sarebbero 1.700, dei quali 400 nei Balcani. E fra loro, dopo anni trascorsi 'al fronte', figurano anche "donne e minori, 'spose' e 'figli' di Daesh che potrebbero aver sviluppato vulnerabilita' e vissuti tali da condizionarne i comportamenti e innescarne l'attivazione violenta anche a distanza di tempo". E' il rischio paventato dalla Relazione 2018 dei Servizi di informazione e sicurezza, secondo cui i 'combattenti stranieri' nell'area siro-irachena si attestano "intorno agli 8 mila, di cui 2.600 europei dello spazio Schengen". Ma "la pericolosita' del fenomeno dei returnees risiede piuttosto che nei numeri, nel profilo stesso dei reduci, potenziali veicoli di propaganda e proselitismo, nonche' portatori di esperienza bellica e di know-how nell'uso di armi ed esplosivi". I returnees appaiono "propensi a raggiungere quei Paesi che, per criticita' strutturali o situazioni di endemica instabilita', finiscono con l'apparire attrattivi a quanti sono interessati a proseguire il jihad o anche solo ad eludere i controlli di sicurezza. Una delle mete privilegiate potrebbe risultare l'Afghanistan, teatro di conflitto 'iconico' nell'immaginario jihadista, ove la radicata presenza di estremisti stranieri - prevalentemente di origine pakistana e centroasiatica (soprattutto uzbeka) - puo' agevolare la ridislocazione di foreign fighters. Cio' tanto piu' in ragione dello scontro in atto, in quel Paese, tra Daesh da una parte e Taliban/al Qaida dall'altra e della prospettiva, 'appetibile' per entrambi gli schieramenti, di un ritiro delle truppe Usa".

Servizi: da Daesh appello a uso di droni e veleni chimici

Tra i suggerimenti operativi veicolati online da Daesh figurano" reiterati appelli all'impiego di droni e di sostanze chimiche per condurre attacchi terroristici in Occidente". E' quanto segnala l'ultima Relazione dei servizi di informazione e sicurezza. "Nel caso dei droni - spiega la nostra intelligence - utilizzati da Daesh con finalita' offensive, di ricognizione e per effettuare riprese da riversare nella propaganda, l'organizzazione di al Baghdadi intende evidentemente far leva sulla loro reperibilita' e diffusione e sul fatto che essi possono essere facilmente modificati. E' di agosto l'esortazione rivolta, attraverso un canale filo-Daesh, a potenziali 'lupi solitari', chiamati ad attaccare eventi di massa o centri commerciali con droni carichi di esplosivo, ne' mancano manuali contenenti istruzioni". Al tema dell'utilizzo di aggressivi chimici e biologici per colpire l'Occidente, non nuovo per la propaganda jihadista, "e' stato invece addirittura dedicato un filone editoriale ad hoc, 'Silent terror. Kill them silently', inaugurato all'inizio di agosto dal canale pro-Daesh 'al Saqri Institute of War Sciences', in cui sono dettagliatamente descritti i passaggi necessari per il reperimento, la produzione e l'impiego di agenti biologici e chimici (inclusi idrogeno fosfato, cianuro e tossina botulinica)".

 Servizi: con IS indebolito, rischio concreto rilancio Al Qaida

 "Esiste la possibilita', da ritenersi tuttora concreta, che al Qaida sfrutti l'indebolimento del cosiddetto 'Stato Islamico' per un rilancio dell'attivita' terroristica, tanto nei quadranti in cui ha sinora perseguito una strategia di progressivo rafforzamento o radicamento, quanto al fine di riaffermare la primazia sul jihad globale, con nuove sortite nel territorio dei 'Crociati'". A segnalare il rischio e' la Relazione 2018 sulla politica dell'informazione per la sicurezza. 

Servizi: "sbarchi occulti", rischio infiltrazioni terroristiche

Il pericolo di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori, "specie con riguardo ai cosiddetti 'sbarchi occulti', e' confermato da sviluppi investigativi che hanno attestato l'utilizzo - peraltro sporadico e non strutturale - dei canali dell'immigrazione clandestina per il trasferimento in Europa di estremisti sub-sahariani". Lo segnala l'ultima Relazione al Parlamento dei Servizi di intelligence, definendo "significativo" l'arresto a Napoli, rispettivamente in aprile e in giugno, di due gambiani, giunti via mare dalla Libia dopo un periodo di addestramento in un campo gestito da Daesh nel deserto libico.    In particolare, il fenomeno degli "sbarchi occulti", ovvero "le traversate effettuate in elusione dei controlli per evitare l'identificazione dei migranti e favorirne la dispersione sul territorio nazionale, ha riguardato in primo luogo le partenze dalla Tunisia", dove risulta attiva "una ramificata rete criminale con basi e referenti in territorio nazionale. Trasferimenti effettuati con analoghe modalita', e quindi da considerarsi 'a rischio' - scrivono ancora gli 007 - hanno continuato a riguardare anche la tratta Algeria-Sardegna, mentre evidenze intelligence, corroborate da operazioni di polizia, fanno stato del fatto che il fenomeno si e' replicato pure per le partenze dalla Libia, cosi' da aggirare il rafforzato dispositivo di controllo, eventualmente con il ricorso a 'navi madre' . La dimensione occulta del traffico si e' confermata, inoltre, un profilo ricorrente per gli attraversamenti dell'Adriatico e lungo la rotta balcanica terrestre".    L'andamento complessivo dei flussi via mare - ricorda la Relazione - ha conosciuto, nel 2018, "una contrazione degli arrivi senza precedenti, segnando una flessione di oltre l'80%. Tale sviluppo e da attribuire soprattutto alla rafforzata capacitaa' della Guardia costiera libica nella vigilanza delle acque territoriali, e alla drastica riduzione delle navi delle Ong nello spazio di mare prospicente quelle coste che, di fatto, ha privato i trafficanti della possibilita' di sfruttare le attivita' umanitarie ricorrendo a naviglio fatiscente e a basso costo". 

Servizi: anarco-insurrezionalismo principale minaccia interna 

Sul versante dell'eversione interna, "l'anarco-insurrezionalismo si e' confermato come l'espressione piu' insidiosa, capace di tradurre in chiave offensiva gli appelli istigatori della propaganda d'area, specie quella riconducibile alla Federazione anarchica informale/Fronte rivoluzionario internazionale (Fai/Fri)". E' quanto si legge nella ultima Relazione al Parlamento dei servizi di informazione e sicurezza, presentata stamattina a Palazzo Chigi. "Nonostante l'incisiva azione di contrasto degli ultimi anni e le divergenze tra le varie componenti - avvertono gli 007 - il movimento si e' reso protagonista di numerose sortite, rivendicate e non, che hanno preso di mira obiettivi riferibili ai tradizionali fronti di attivazione libertaria: 'lotta alla repressione', non solo nella consueta accezione di 'solidarieta' rivoluzionaria ai compagni prigionieri', ma sempre piu' anche in chiave 'antifascista' e 'antirazzista'; campagna contro le grandi opere (Tap in primis); antimilitarismo; opposizione al 'dominio tecno-scientifico'. Molteplici le modalita' operative adottate, tutte, peraltro, tipiche dell'armamentario insurrezionalista: dalle azioni di imbrattamento e danneggiamento a quelle potenzialmente letali dell'attentato dinamitardo e incendiario. Tutto questo in un contesto generale in cui le risultanze informative hanno evidenziato una tendenza crescente alla radicalizzazione della propaganda, soprattutto attraverso la diffusione di documentazione riportante dati circostanziati sugli obiettivi da colpire". L'attivita' informativa ha ribadito "l'intensita' dei collegamenti internazionali dell'anarco-insurrezionalismo, evidenziando assidui contatti, sia fisici che virtuali, tra militanti, nonche' una loro sostenuta mobilita tra diversi Paesi, in occasione di iniziative propagandistiche e di mobilitazione".

Servizi: imprese italiane esposte a cyber-spionaggio 

"L'attivita' a protezione del know-how tecnologico e innovativo delle imprese italiane ne ha registrato la persistente esposizione ad iniziative di spionaggio industriale, specie con modalita' cyber agevolate dalla digitalizzazione pressoche' integrale dei processi produttivi e piu' pervasive nei confronti delle piccole e medie imprese". A segnalarlo e' la Relazione della politica sull'informazione per la sicurezza 2018.    "Il monitoraggio intelligence - si legge nel documento trasmesso al Parlamento - ha, fra l'altro, rilevato iniziative tese ad esfiltrare tecnologia e know-how (anche attraverso l'acquisizione di singoli rami d'azienda) o a conquistare nicchie di mercato pregiate, facendo emergere, in qualche caso, la tendenza alla strutturazione di manovre complesse finalizzate a guadagnare posizioni di influenza in segmenti del sistema economico-finanziario nazionale, ovvero a conquistare peso monopolistico in specifici settori di attivita'". Non solo: "evidenze informative hanno fatto stato dei tentativi di operatori esteri di alterare il quadro competitivo attraverso il sistematico storno di capitale umano ad alta specializzazione in forza a imprese nazionali, la studiata marginalizzazione del management italiano (anche nell'ambito di partnership e joint venture) e il ricorso ad azioni di influenza esercitate attraverso consulenti e manager 'fidelizzati'": "In uno scenario fisiologicamente connotato da volatilita' e imprevedibilita' - spiegano gli 007 - si e' agito a tutela del nostro sistema finanziario, in primo luogo per cogliere tempestivamente l'esistenza di manovre speculative in danno del debito sovrano e dell'euro. Sono rimaste all'attenzione, inoltre, le implicazioni della cosiddetta fintech, destinata ad assumere peso crescente nelle transazioni e nell'universo dei servizi finanziari, nel segno di un'innovazione tecnologica di portata sempre piu' vasta e dal passo sempre piu' accelerato. Tra i rischi su cui si ee' concentrata l'azione dell'intelligence, quello collegato alla possibilita' di sfruttare la tecnologia blockchain e le cosiddette 'criptovalute' per finalita' illecite, dal finanziamento del terrorismo al riciclaggio e all'evasione fiscale".

Servizi: mafie inquinano tessuto economico-produttivo

"Per capacita' d'inquinamento del tessuto economico-produttivo nazionale, il primato spetta ancora una volta alle mafie nazionali, segnatamente alla 'ndrangheta e a Cosa nostra nonche' ad alcune agguerrite e strutturate espressioni della criminalita' organizzata campana e pugliese". Lo sottolineano i Servizi di informazione e sicurezza nella Relazione 2018.    "Le organizzazioni mafiose, sebbene oggetto di un'efficace attivita' di contrasto e private dei propri leader storici - scrivono gli 007 - hanno mostrato capacita' di proiezione in business ad alta redditivita', in Italia e all'estero, ove dispongono di stabili articolazioni operative. In territorio nazionale, l'ingerenza criminale si manifesta e dispiega i suoi effetti nocivi in piu' fasi e contesti: finanzia le imprese in difficolta', determinandone la 'fidelizzazione' o assumendone il controllo; disincentiva, di fatto, gli investimenti privati (nazionali ed esteri); alimenta-avvalendosi di ramificati network relazionali - fenomeni di corruzione e collusione nei processi decisionali pubblici per condizionarne gli esiti, soprattutto in relazione all'aggiudicazione di appalti per la realizzazione di opere pubbliche, nonche' al rilascio di concessioni e autorizzazioni amministrative per la gestione di servizi pubblici o di pubblica utilita'". Tra i settori d'elezione dei sodalizi si confermano il traffico di stupefacenti (con un ruolo egemone della 'ndrangheta), lo smaltimento dei rifiuti ("anche nelle zone di proiezione del centro-nord Italia"), la gestione del gioco lecito, la grande distribuzione, il settore ortofrutticolo. "In continuita' con un trend emerso negli ultimi anni - sottolineano gli analisti - l'azione informativa ha posto in luce assidue interlocuzioni tra consorterie di diversa estrazione, anche con il coinvolgimento di espressioni criminali straniere, volte a definire comuni strategie di sviluppo e di 'pacifica' coesistenza sui mercati criminali, proprio a partire da quello della droga". 

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