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Cronache
Isis, i videogiochi e la strategia di reclutamento dei giovani

"L’Isis utilizza videogiochi per fare reclutamento. Esistono dei giochi di guerra modificati ad arte per affascinare i giovani. Da un nostro sondaggio è emerso che un 10% di italiani non esclude di arruolarsi con l'Isis". Lo ha detto il Dott. Marco Strano, criminologo e massimo esperto europeo di cyber crime, ai microfoni della trasmissione “Il mondo è piccolo”, condotta da Fabio Stefanelli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).

E il rapporto tra terrorismo e videogiochi, e le nuove tecnologie in genere, è molto più complesso di quanto si possa credere. Già, perché non ci sono solo i colpi di mitra e le cinture esplosive. L'Isis prende slancio dalla tecnologia. Un presidio costante dei social network, un uso sapiente della comunicazione e la volontà di confrontarsi con gli hacker di Anonymous: niente di più lontano dallo stereotipo del guerrigliero incolto. Se intercettare i terroristi e difficile, è complicato anche fermare la sua base tecnologica. Twitter e Facebook hanno preso le contromisure: gli account inneggianti allo stato islamico sono rari e, quando superano i primi filtri, vengono rimossi in modo tempestivo. Ma questo lo hanno capito anche i simpatizzanti del Califfato. Che, infatti, stanno comunicando attraverso Telegram. Ancora poco nota in Italia, si tratta si un'app simile a WhatsApp ma con sistemi di controllo più laschi.

Basta cercare per trovare decine di “canali”. Tra i più attivi ci sono Dabiq (con 5.700 iscritti), Elite section of Is (che sponsorizza la cyberguerra) e KhilafahNews (che pubblica brani che giustificherebbe gli omicidi a scopo religioso). Si tratta di gruppi aperti, ai quali chiunque può partecipare. Scorrere la timeline è un percorso nell'orrore. Tra illustrazioni che si bullano della Francia e di Hollande, immagini di esecuzioni e, dall'altra parte, foto crude di morti sotto i bombardamenti occidentali. Gli hacker che simpatizzano per l'Isis non sono un fenomeno emerso con Parigi. Si è parlato di comunicazioni in codice tramite Playstation e un coinvolgimento del gruppo Lizard Squad. Ma in entrambi i casi non ci sono conferme.

“Le chat dei videogiochi online" ha spiegato Strano "vengono utilizzate dai terroristi per comunicare e non è vero che sfuggono al controllo delle intelligence. Le forze di polizia più avanzate fanno monitoraggio anche di queste chat. Quelli dell’Isis inoltre utilizzano i videogiochi per fare reclutamento, soprattutto i videogiochi di guerra. Alcuni li hanno modificati, in modo che si possa ricoprire il ruolo dei terroristi che sconfiggono gli americani".

Dietro l'utilizzo dei videogiochi da parte dei gruppi terroristici c'è anche una strategia di reclutamento dei più giovani. "Li utilizzano anche per affascinare i giovani", sostiene Strano "che pensano che andare lì a combattere per loro sia una cosa divertente. Noi abbiamo chiesto a un campione di italiani dai 18 ai 50 anni che cosa farebbero se l’Isis gli proponesse di arruolarsi tra le loro fila e il 10% di loro ha mostrato quantomeno una certa curiosità nei confronti di questa prospettiva”.

Tags:
isisvideogiochi
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