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Cronache
Italia condannata, la Corte Ue: “Ritardo dei pagamenti della Pa”

Italia condannata, Corte Ue: "Ritardo dei pagamenti della Pubblica amministrazione"

L'Italia è stata condannata dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea, per il ritardo dei pagamenti nella pubblica amministrazione. I giudici di Lussemburgo hanno constatato una violazione della direttiva del 2011 sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, in quanto l'Italia non ha assicurato che le sue pubbliche amministrazioni rispettino effettivamente termini di pagamento non superiore a 30 o 60 giorni. Se l'Italia non si adeguerà alla sentenza pubblicata oggi, la Commissione potrà proporre un altro ricorso alla Corte chiedendo di infliggere sanzioni pecuniarie.

Italia condannata, Respinta l'argomentazione del governo di Roma

Nel 2018 la Commissione europea aveva proposto un ricorso per inadempimento contro l'Italia, dopo che diversi operatori economici e associazioni imprenditoriali avevano presentato denunce sui tempi eccessivamente lunghi in cui le pubbliche amministrazioni in Italia saldano le proprie fatture relative a transazioni commerciali con operatori privati. L’Italia si era difesa sostenendo che la direttiva sui ritardi de pagamenti impone unicamente agli Stati membri di garantire nella loro normativa nazionale e nei contratti delle pubbliche amministrazioni termini massimi di pagamento di 30 o 60 giorni, nonché di prevedere il diritto dei creditori a interessi di mora e al risarcimento dei costi di recupero in caso di mancato rispetto.

La Corte ha respinto l'argomentazione dell'Italia, dichiarando che la direttiva impone agli Stati membri di assicurare il rispetto effettivo dei termini di pagamento previsti. I giudici di Lussemburgo hanno anche sottolineato che gli Stati membri hanno "obblighi rafforzati" in ragione dell’elevato volume di transazioni commerciali in cui le pubbliche amministrazioni sono debitrici di imprese, nonché dei costi e delle difficoltà generate per queste ultime da ritardi di pagamento.

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