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Cronache
Italiani camerieri a Londra e cinesi imprenditori a Milano

Che fa tuo figlio a Londra?

‘Sai lavora come manager in un ristorante ma ha buone prospettive per il futuro. Guadagna 1600 sterline e poi sapessi come parla bene l’inglese’.

 

‘Accidenti lì si che funziona mentre qui da noi è tutto uno sfascio’ ti senti rispondere mentre colpevolmente tralasci di dire che, se va bene, il tuo giovanotto di trentanni circa,magari laureato, condivide con un amico uno studio di 35/40 metri quadrati, doccia inclusa, water escluso. Water che deve dividere, come i nostri nonni facevano dopo la guerra, con gli altri inquilini della ringhiera in una zona mediamente centrale della terra promessa.

Italiani camerieri a Londra, Cinesi imprenditori a Milano

‘Però vuoi mettere le prospettive in UK. E poi i ragazzi italiani sono ricercati perché nessuno sa lavorare come sappiamo fare noi’.

 

A queste parle un po’ di tristezza ti sale spontanea insieme a qualche domanda.   

 

Anche perché passando casualmente per alcune vie di Milano e nel quartiere cinese di Paolo Sarpi, osservi e rifletti.

E’ pieno di vita, pulito, brulica di negozi, ristoranti, take away e soprattutto di giovani, per la maggior parte cinesi, che si danno da fare come non mai.

Italiani camerieri a Londra, Cinesi imprenditori a Milano

Vecchi tabaccai, ristoranti milanesi, piccole sartorie, manicure che prima erano di proprietà di italiani adesso sono guidate, ed bene, da famiglie cinesi, sviluppatesi a macchia di leopardo in tutta la città.

Famiglie che lavorano in maniera instancabile perché, primo sono abituate a lavorare tanto, e secondo perché hanno investito e vogliono guadagnare.

Certo non hanno comperato queste attività tutte da sole. Le famiglie cinesi, da costume, insieme al Governo aiutano le giovani coppie che vogliono fare impresa in altri Paesi. In Italia è un po’ diverso.

E così sono anni che tante micro imprese, botteghe e bar crescono e funzionano con giovani proprietari cinesi.

 

Ora non è impossibile vedere nel bar, la giovane proprietaria cinese alla cassa e un italiano senior, magari un esodato della riforma Fornero, alla macchina del caffè.

 

Ed  allora qualche domanda e un sottile senso di nausea ti sale pensando ad anni di politica che, quando andava bene era inutile.

 

Pensi ad anni di miliardi buttati al vento per sostenere aziende decotte o per salvare banche disastrate con importanti stemmi nobiliari come Monte dei Paschi di Siena, Banca Carige, Popolare di Vicenza per finire con l’ultima voragine della Popolare di Bari.

 

E poi pensi agli ultimi provvedimenti che cominciano, appena adesso a dimostrare una bella dose di costi e di inefficacia come, ad esempio, il reddito di cittadinanza. O pensi ai ripetuti salvataggi di bilanci di Comuni in crisi perenne, come quello della Capitale, o quelli di intere Regioni, come quello della Regione Sicilia. Provi ad immaginare cosa sarebbe successo se una parte di tutti i miliardi buttati fosse invece stato messo a scommessa del futuro dei nostri giovani.

 

E così ti chiedi come mai, in questo paese alla rovescia, i nostri giovani, perlopiù laureati, devono andare a fare i camerieri nel Regno Unito mentre alcuni volonterosi cinesi, molti dei quali senza nemmeno un titolo, diventano imprenditori in Italia.

 

Ma che classe politica è quella che negli anni non ha mai scommesso sui suoi giovani ed anzi è riuscita a cancellarne i sogni.

 

Ecco un po’ di vergogna i politici, bianchi,verdi e rossi, destri, sinistri o di centro, che come un triste circo Barnum hanno guidato questo paese negli ultimi 50 anni dovrebbero averla.

 

Sono stati capaci, con la complicità morale di tanti cittadini e genitori, di creare le condizioni perché un’intera generazione di giovani, quella che ora ha dai 25 ai 35 anni, preferisse andare a lavorare ‘sotto qualcuno’ e a poco prezzo in un altro paese, piuttosto che scommettere sul proprio lavoro e sulle proprie capacità imprenditoriali.

Certo da soli nessuno ce l’avrebbe fatta ed è qui che la politica avrebbe dovuto essere lungimirante, snellendo l’asfissiante burocrazia e ‘costringendo’ le banche a credere nei progetti imprenditoriali di giovani italiani invece che concedere fiducia ‘costosa’ a fronte dei muri della case.

 

I dati dell’Istat continuano a dare fotografie impietose del Paese: un’Italia sempre più vecchia, sempre più scontenta, ferma al palo da anni e con giovani che se ne vanno perché nessuno ha il coraggio di aiutarli, aldilà delle parole.

 

Ecco, questo sarebbe un tema, il sostegno ai giovani volonterosi che vogliono rimanere qui, perfetto ed intelligente per le sardine a gennaio.

 

Ma forse è chiedere troppo, qui si parla di presente e futuro e soprattutto di problemi reali.

 

I sardiniani forse nuotano troppo in alto, manifestano per la libertà.

 

Certo, la libertà di scappare da un paese che ha fatto di tutto per non volerti.

 

 

 

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