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Cronache
L'Italia (marcia) riparte da Genova. Grazie ad un esecutivo di svolta
LaPresse


Ho aspettato a scrivere sulla strage di Genova, ho deciso di farlo almeno fino a quando non si fossero conclusi i funerali; un po' per rispetto delle vittime, un po' perchè la corazzata dell'informazione televisiva non ci ha risparmiato proprio nessun dettaglio. E un pò anche per fare decantare i titoli dei giornali, dei j'accuse buttati lì come dardi in un bersaglio di cenere. E per poter  fare una istantanea completa di quanto è accaduto una volta che la polvere del ponte crollato a Genova si è ormai abbassata del tutto.Più volte ho scritto, ormai da anni, in chiosa ad ogni mio articolo, che questa Italia è “marcia nelle fondamenta”, ma la lungimiranza non ha mai evitato niente, ma soprattutto non ha evitato la morte a 43 vittime, quelle accertate, e quelle finora tali del disastro del ponte Morandi.

E non ha aiutato nemmeno a lenire il dolore dei loro familiari Ma io dico: ma che cazzo di paese è un paese che non controlla lo stato dei ponti, delle ferrovie, delle strade; un paese che ha mangiato su tutto e a costo di digerire anche la morte dei cittadini innocenti. Quei cittadini ormai quasi tutti alla fame, in un paese povero, senza lavoro: cittadini vessati dalle tasse e dalle soprattasse, dai pedaggi autostradali, dai biglietti dei treni carissimi, in uno stato che non aiuta nessuno di loro, nonostante le difficoltà evidenti e palesi, e che che ti terrorizza con le cartelle false dell'Agenzia delle Entrate, e che ti vessa all'inverosimile e che fa scappare tutti i neolaureati all'estero.

E' un paese di idioti. E di ladri, e di ladri idioti a prescindere, in tutto. Oggi Mattarella, durante le esequi del lutto nazionale, ha parlato della necessità di coesione, di vicinanza, di conforto, e di aiuto immediato agli sfollati e ai familiari delle vittime, parole sante. Ma sono le stesse parole che aveva detto ai terremotati di Amatrice, e in quel caso non sono rimaste che parole, inutili per giunta. Ma oggi le cose sono cambiate, per fortuna oggi non abbiamo più Renzi, Boldrini, Del Rio e compagnia bella. Perchè, nel caso in cui qualcuno se lo fosse scordato, ad Amatrice non hanno ancora oggi le case, a più di un anno dal terremoto;  e la maggior parte dei resti delle città distrutte nessuno si è mai preso la briga di portarseli via. 

All'indomani della tragedia di Genova invece il Governo è stato pronto a rispondere: in pochi giorni gli sfollati avranno le case sostitutive, e i soldi per le ricostruzioni sono già saltati fuori, e altri sono in arrivo, e ci sono indagini vere, e serie, per stabilire le colpe e le responsabilità di questo massacro.Ecco cosa è cambiato da Amatrice a Genova: il Governo di prima ha passato più di un anno a giocare a ping pong con le responsabilità e le menzogne, mentre quello di adesso ha immediatamente, un minuto dopo la tragedia, messo in campo tutte le forze, tutta la serirtà e la autorevolezza possibile di un governo serio e onesto. Ma questo ancora non basta, perchè il vero disastro è  il marciume nelle fondamenta del nostro paese: è pregresso ad ogni buona intenzione di questo nuovo governo M5S-Salvini, perchè bisogna fare i conti con decenni e decenni di malapolitica, di mazzette, di inciuci, di collusioni, di disonestà e di pelo sullo stomaco dei politici che ci hanno governato fino a qualche mese fa, nessuno escluso.

Ci troviamo ponti logori e mal manutenzionati, ferrovie al sud che sembrano quelle dell'anteguerra e a binario unico; abbiamo tutti i circuiti minori ferroviari delle grandi città che sono vecchi malfunzionanti e allo sfascio e abbiamo strutture di strade urbane e provinciali e autostradali che sono un terno al lotto per tutti, e dove  bisogna viaggiare con Padre Pio sul cruscotto e Gesù Cristo sullo specchietto retrovisore, e ancora non basta. Quanto tempo dovrà passare ancora prima di mettere in sicurezza questo pese? Quante alluvioni smembreranno questo autunno chissà quanti centri urbani perchè le reti fognarie non sono in grado di reggere nemmeno più ad un acquazzone isolato. E quanti anni passeranno ancora, prima che i nostri acquedotti potranno garantire acqua potabile a tutti gli italiani? Chi lo sa. 

L’Italia è un paese marcio nelle fondamenta, e adesso piangiamo le 43 vittime del crollo del ponte Morandi di Genova, e domani? Chi e cosa piangeremo?Una cosa sola ci ha insegnato questa drammatica vicenda, che finalmente queste stragi avranno responsabili, e che questi responsabili pagheranno e che i sopravvissuti non saranno abbandonati. E’ stata messa proprio dopo questo disastro la prima pietra simbolica nella rinascita del nostro paese. Ed è già tanto, anche se sembra poco, in un paese completamente marcio nelle sue fondamenta. E' tantissimo, ed è il primo ripristino proprio di quelle fondamenta distrutte, sia nelle strutture che nei valori di una pese che aveva dimenticato, da decenni edecenni edecenni e decenni,  di essere il paese più bello del mondo.

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genova crollo ponte
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