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Cronache
Lavoro - Inps e PA: serve un controllo ossessivo sull’efficienza

La vicenda della dipendente dell’Inps, demansionata per avere messo in discussione i titoli della propria dirigente, raccontata dalle Iene (https://www.iene.mediaset.it/video/rei-maria-teresa-arcuri-inps-chiede-concorso-capo_212245.shtml?fbclid=IwAR2amlO4ctLLF7YIifsLw6gLuIWUeRQqrnKN3RXy13HjsukCh1-F19geO-s ) è abbastanza esemplificativa di come funziona la P.a.

Premessa la massima solidarietà umana per questa signora, rischiamo di guardare il dito e non vedere la luna. Approfondire le situazioni straordinarie in cui si inceppa l’apparato burocratico non deve far dimenticare invece come il normale funzionamento della macchina amministrativa sconti inefficienze e difficoltà.

Alcune domande:

1) fatto salvo che non sappiamo e forse non sapremo mai se questa dirigente ha titolo legale per stare dove sta, qualcuno si è interrogato sui risultati e le reali capacità di questa dirigente? Se fosse la migliore manager senza il concorso, non andrebbe bene,  mentre se fosse inadeguata, ma avendo superato il concorso pubblico, allora si?

Ancora nella maggior parte delle amministrazioni pubbliche (a dire il vero anche in molte aziende private) non si valutano le competenze, i risultati conseguiti, non si formano le persone.  Il risultato è che si cresce ancora quasi esclusivamente per anzianità e cooptazione.

2) un ente pubblico davvero si può permettere di tenere una persona otto anni in un ufficio senza far nulla ? non sarebbe stato possibile spostare la persona a nuovo incarico in una nuova struttura?

Anche una volta rispettate tutte le norme, il sospetto (alcune analisi sembrerebbero suggerirlo https://www.lavoce.info/archives/25047/misurare-la-produttivita-nel-settore-pubblico/) è che la produttività del lavoro sia bassa. Scarsa produttività significa che la spesa pubblica non genera i risultati attesi o potrebbe farlo in modo molto superiore.

3) i vertici degli enti pubblici  davvero possono permettersi di ignorare il funzionamento della struttura che rappresentano? Come viene valutato il successo o meno del loro mandato?

Pare che chi gestisce amministrazioni pubbliche dall’alto di cariche elettive o d’indicazione politica non sia poi valutato sui risultati effettivamente generati dalla propria amministrazione ma dal modo in cui accontenta una parte dell’elettorato o dell’utenza.  Invece che incentivare , discutere e sfidare la struttura amministrativa a diventare più efficiente e funzionale pare si riscontri, nel migliore dei casi, una sorta di patto di non belligeranza e di non invasione del terreno altrui. Una maggiore chiarezza nei rispettivi ruoli non significa che non si debba avere un obiettivo comune di migliorare l’organizzazione e la sua efficacia.

 4) non sarebbe meglio un mercato del lavoro pubblico più mobile dove se ti capita un capo inadeguato, hai la possibilità di cambiare datore di lavoro andando in altro incarico nel pubblico o nel privato invece di rimanere intrappolato quaranta anni fino all'arrivo della pensione? Davvero pensiamo che questo sia il migliore modo di tutelare le persone?

Gli attuali meccanismi di mobilità e distacco sono spesso poco utilizzati e scontano una diffidenza culturale al cambiamento. Un ripensamento del mercato del lavoro pubblico, avvicinandolo, al privato (senza importare gli elementi deleteri, ma valorizzando quelli distintivi) viene sempre ostacolato da molte resistenze corporative. Eppure dal dialogo di questi mondi potrebbero nascere migliori sinergie professionali per le persone e per il sistema nel complesso.

A questi punti se ne potrebbero aggiungere molti altri.  Il punto comune è che le vere vittime dell’amministrazione pubblica  al momento sono le persone di talento, chi corre dei rischi e si attiva per risolvere i problemi, chi produce uno sforzo maggiore di quello che viene richiesto.  Questo ovviamente a detrimento dell’utenza e dei cittadini. Ad una legittima focalizzazione sulla legalità andrebbe accompagnato un altrettanto forte interesse nella produttività, nel rispetto dei tempi, nella modernizzazione e nell’efficienza.

Al legislatore, ai mass media e a chi occupa posizione di vertice nell’amministrazione, dobbiamo quindi chiedere di lavorare anche su questi problemi e su queste grandi opportunità di miglioramento invece di rincorrere sempre l’urgenza, l’emergenza e i casi deteriori.

Promuovere ed evidenziare il buon lavoro delle molte persone che meritano, deve essere il primo impegno oltre a semplificare il contesto disboscando una serie di regole caotiche e paradossali.

Liberando la Pa dal controllo ossessivo della legge spostandolo al controllo ossessivo sull’efficienza e sui risultati faremo emergere i casi di eccellenza invece di quelli di demerito. Sui primi potremmo poi costruire il futuro.

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