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Cronache
Mafia: decapitato clan nel Messinese, 40 arresti

Mafia: decapitato clan nel Messinese, 40 arresti

Decapitata la mafia barcellonese. Quaranta gli arresti tra la provincia di Messina e altre regioni dei Carabinieri del Comando di provinciale di Messina e del Ros e della polizia di Stato in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Messina, su richiesta dell Procura distrettuale per associazione mafiosa, estorsione, rapina, trasferimento fraudolento di valori, reati in materia di armi e violenza privata. L'operazione "Gota VII" colpisce duramente la cosca di Barcellona Pozzo di Gotto, attiva prevalentemente sul versante tirrenico della provincia di Messina.

Nel dettaglio, i carabinieri hanno dato esecuzione al provvedimento a carico di 29 persone (22 in stato di liberta' e 7 gia' detenuti per altra causa), la polizia di Stato nei confronti di 11 soggetti (8 in stato di liberta' e 3 gia' detenuti per altra causa).

GOTHA VIOLENTO. L'ASSE CON PALERMO E CATANIA

L'indagine "Gotha 7", costituisce la fase piu' recente e consistente, della manovra di contrasto condotta nell'ultimo decennio e che ha consentito di disarticolare sistematicamente la "famiglia" mafiosa barcellonese. L'inchiesta, che colpisce vertici e affiliati alla fazione piu' ortodossa e militarmente organizzata della criminalita' mafiosa della provincia peloritana, capace di documentate interlocuzioni con esponenti di Cosa nostra palermitana e catanese, ha consentito, da un lato, di documentare come il gruppo sia stato sistematicamente in grado di riorganizzare i propri assetti interni a seguito delle operazioni che nell'ultimo decennio ne hanno ripetutamente decimato le fila e, dall'altro, di fare piena luce su decine di episodi estorsivi, verificatisi nell'area tirrenica barcellonese tra il 1990 e il dicembre 2017, individuandone puntualmente mandanti ed esecutori materiali.

ESTORSIONI, ARMI DA GUERRA E APPALTI

Obiettivo della cosca la gestione e il controllo di attivita' economiche, di appalti pubblici, disponendo peraltro di un consistente arsenale di armi micidiali da utilizzare per sostenere il diffuso muro di omerta' relativo alla sistematica attivita' estorsiva nei confronti degli imprenditori. In particolare sono stati rinvenuti 4 pistole semiautomatiche e un revolver di grosso calibro, 2 fucili a pompa nonche' un fucile mitragliatore da guerra unitamente a centinaia di munizioni di vario genere e calibro. Sono circa una trentina gli episodi estorsivi ricostruiti dalle indagini, anche ad opera di coloro che erano sottoposti alla misura della sorveglianza speciale. Le modalita' di azione prevedevano dapprima il collocamento di una bottiglia con liquido infiammabile nei pressi della saracinesca dell'esercizio commerciale e, successivamente, "l'avvicinamento" da parte di taluni degli arrestati per richiedere il pagamento del pizzo, da corrispondere, di norma, in occasione delle festivita' di Natale, Pasqua e Ferragosto. Oggetto delle estorsioni, talvolta, non era solo il pagamento di denaro, ma anche il subentrare nei lavori pubblici, imponendo agli imprenditori titolari degli appalti, il sub-appalto in favore delle ditte controllate dagli esponenti dell'associazione.

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