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Cronache
Mafia, monopolio trasporti e imballaggi. "Robin Hood", blitz a Siracusa

Mafia: blitz nel Siracusano, colpito un clan che monopolizzava il trasporto di prodotti orto-frutticoli e la produzione di imballaggi e cibi caseari nella provincia. Agli arresti 13 persone.

Blitz antimafia in provincia di Siracusa. L'operazione denominata "Robin Hood" ha colpito 13 persone appartenenti al clan Trigila, una cosca mafiosa attiva tra Noto, Avola, Pachino e Rosolini. Il gip di Catania su richiesta dei magistrati della procura etnea ha emesso le misure di custodia cautelare in carcere. Dalle indagini risulta che il clan avrebbe acquisito una posizione dominante nel trasporto su gomma di prodotti orto-frutticoli e nella produzione di pedane, imballaggi e prodotti caseari. L'inchiesta comprende le attività investigative sulla cosca di mafia Trigila degli agenti della Squadra mobile nel biennio 2016-2018 e del reparto operativo dei carabinieri di Siracusa tra il 2016-2017 con il blitz denominato "Neaton". In azione 60 poliziotti della questura di Siracusa, dei Reparti cinofili e prevenzione crimine e dei Cinofili della Polizia di Stato. E' stato inoltre eseguito un sequestro preventivo patrimoniale nei confronti di uno degli indagati.

Era il boss di Noto, Antonio Giuseppe Trigila, a dettare gli ordini dal carcere, attraverso i colloqui con i familiari, agli esponenti del clan per il controllo del trasporto dei prodotti e la produzione. Dall'inchiesta emerge fosse in contatto con il figlio grazie ad uno scambio di lettere, finite nelle mani degli inquirenti, per i quali erano le donne, la moglie e la figlia di Trigila, a svolgere il compito di veicolare i suoi ordini ma capitava anche che intervenissero in prima persona per conto del boss, quando si rendeva necessario spendere il suo nome per risolvere alcune questioni. Le indagini iniziate nel 2016 rivelano che la cosca con le aziende di cui era in possesso fosse in grado di monopolizzare il mercato, tra intimidazioni, estorsioni e truffe sui fondi europei destinati alla imprese agricole, di cui si sarebbe occupato il nipote del boss. A Giuseppe Crispino, il reggente della cosca, il boss prima dell'arresto dello stesso Crispino, avvenuto il 4 luglio del 2018 in quanto trovato in possesso di 650 grammi di cocaina e di 4 pistole, avrebbe affidato la raccolta dei proventi illeciti per il sostentamento dell'associazione, il pagamento degli stipendi alle famiglie dei detenuti, la detenzione delle armi, estorsioni e il traffico di droga.

Tra i fedeli c'era Giuseppe Caruso, detto "u caliddu", che, grazie ai contatti con le aziende di autotrasporti che operavano nella zona sud della provincia e in quella di Ragusa, aveva il compito di raccogliere i versamenti di denaro imposti agli operatori del settore per poter lavorare senza incorrere in problemi. Gli inquirenti hanno accertato nel corso delle indagini tre episodi di estorsione ai danni delle imprese di autotrasporto. "Ma chi ve l'ha data questa autorizzazione", si sente in una intercettazione, "io sto prendendo i bins e gli sto dando fuoco ora stesso, subito. E qua non ci deve entrare nessuno, se prima non ve lo dico io, perché il padrone sono io". Pure il boss Antonio Giuseppe Trigila è stato intercettato durante i suoi colloqui e nel corso della visita di una nipote avrebbe svelato la sua attività illecita. "Loro dicono per mafiosità, invece io sono un contrasto dello Stato!... che cosa significa contrasto dello Stato?".

Questi gli arrestati: Rosario Agosta, 48 anni; Nunziatina Bianca, 64 anni, Marcello Boscarino, 46 anni; Giuseppe Caruso, 67 anni, detto u caliddu;  Giuseppe Crispino, 43 anni, già in carcere;  Francesco De Grande, 62 anni; Emanuele Eroe, 38 anni; Angelo Monaco, 26 anni; Salvatore Porzio, 36 anni; Angela Trigila, 45 anni; Antonio Giuseppe Trigila "Pinuccio Pinnintula", 70 anni, già in carcere, Giuseppe Trigila, 47 anni, e Giuseppe Trigila, 43 anni.

 

 

 

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    mafiamafia siciliamafia siracusamafia siracusa e provincia
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