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Cronache
Caso Consip-Renzi: perquisita la casa di Marco Lillo del Fatto Quotidiano

Brusco risveglio per Marco Lillo, giornalista del Fatto Quotidiano. Secondo l'Ansa è infatti in atto una perquisizione nella sua abitazione. Il motivo? La presunta fuga di notizie sull'inchiesta Consip che vede coinvolto Tiziano Renzi, padre dell'ex premier e attuale segretario del Pd Matteo Renzi. La perquisizione nella casa del giornalista, al momento indagato per pubblicazione arbitraria di atti assieme al magistrato Woodcock e alla sua compagna Federica Sciarelli, conduttrice di Chi l'ha visto su Raitre, sarebbe stata disposta dalla Procura di Napoli in seguito alla denuncia dell’imprenditore e immobiliarista napoletano Alfredo Romeo, riguardo alla pubblicazione del libro di Lillo dal titolo Di padre in figlio, che tratta effettivamente del caso Consip. Il libro è edito da Grafica Veneta, anch'essa oggetto di perquisizioni così come la sede romana del Fatto Quotidiano, diretto da Marco Travaglio.

Come riporta l'Ansa, Marco Lillo si sarebbe visto sequestrare computer e cellulari, nei quali gli inquirenti cercherebbero eventuali messaggi scambiati via whatsapp e chat telegram. Messaggi che avrebbero dato origine alla fuga di notizie. La perquisizione scaturisce direttamente dall'inchiesta per violazione del segreto d’ufficio, inchiesta portata avanti dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino e dal PM Graziella Arlomede e partita dalla  suddetta denuncia dell'imprenditore Romeo.

"Secondo l'ipotesi accusatoria", leggiamo sul Fatto Quotidiano, "nel lavorare al libro uscito in edicola il 18 maggio scorso Lillo avrebbe attinto a notizie contenute dell’informativa del Noe del 9 gennaio 2017, dall’informativa del febbraio successivo, e di atti di indagine relativi all’inchiesta della Procura di Napoli su Romeo, precedenti e successivi, tra cui la conversazione telefonica tra Matteo Renzi e il padre Tiziano. La Finanza sta cercando questi atti, e le tracce informatiche che potrebbero documentare in che modo e tramite quale fonti Lillo se li è procurati". Marco Lillo non risulta tuttavia indagato nell'inchiesta.

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