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Cronache
Mario d’Urso e la beffa dell’eredità milionaria, spunta una figlia segreta

Di Andrea Cianferoni

Come nelle migliori commedie del teatro napoletano, anche dopo la sua morte, avvenuta il 5 giugno del 2015 per un tumore devastante, l’ex senatore e banchiere del jet set internazionale Mario d’Urso torna a far parlare di sé per via dell’eredità milionaria. Di milioni l’ex senatore napoletano eletto nel 1996 nel collegio di Castellammare di Stabia nel gruppo di Rinnovamento Italiano (Dini), poi sottosegretario al Commercio Estero e Politiche Comunitarie nel Governo Dini, aveva dimestichezza fin da ragazzo quando era solito accompagnare Jaqueline Kennedy nei suoi soggiorni a Capri oppure l’avvocato Agnelli nelle regate veliche sulla costiera amalfitana dove il padre Alessandro, avvocato, aveva una splendida villa con attracco privato. Allora i milioni erano in lire, oggi in euro, ma poco importa.

Dopo aver perso la madre, la duchessa napoletana Clotilde Serra di Cassano in un incidente stradale, quando era poco più che adolescente, si trasferì negli Stati Uniti per un master in legge alla George Washington University e avvicinarsi a quel mondo della finanza che non avrebbe più abbandonato. Con grande intuito lasciò la carica di presidente della Lehman Brother Italia, dopo essere stato per molti anni consigliere della Lehman Brothers americana, pochi anni prima del suo clamoroso fallimento, dal quale ne uscì miracolosamente indenne. Di milioni nel corso della sua carriera ne aveva guadagnati molti. Al momento dell’apertura del suo testamento, ne risultavano ben 21.

Da spartire secondo le sue volontà tra alcuni parenti, in particolare le nipoti (Nine, Violetta, India e Clotilde) figlie del fratello Luigi, destinatarie di 1 milione ciascuna, la cognata Giovanna Albertini 1 milione e due quadri di Morandi, al fedele maggiordomo Anura Milla Patabendige 1 milione e di alcuni terreni a Campagnano di Roma. Al bis-nipote Francesco Serra di Cassano e la consorte Chiara Muti 500 mila, alla Fondazione Dynamo Camp di Limestre Pistoiese, onlus che si occupa di bambini in post-ospedalizzazione 500 mila, agli amici del cuore Fausto e Lella Bertinotti 500 mila euro e un quadro di Andy Wharol raffigurante Mao Tse Tung, all’amico giornalista Mario Platero del Sole 24 Ore – di cui d’Urso siedeva nel cda – altri 500 mila.

A Massimo Ponzellini, ex presidente di Banca Popolare di Milano un quadro di John Rodge. Ma a beneficiare della più importante donazione, pari a 5 milioni di euro, oltre al quadro “falce e martello” di Andy Wahrol, l’avvocato Roberto Simeone, avvicinatosi a d’Urso negli ultimi anni di vita ufficialmente come legale ma che in realtà pare fosse, per sua stessa ammissione, anche per giustificare tale importante donazione, oltre alle numerose avute quando l’ex senatore era ancora in vita, davanti ad alcuni nipoti stupiti per non essere stati neppure citati nel testamento, il compagno di vita degli ultimi tempi.

Un outing “tardivo” che poteva essere risparmiato nei confronti di un uomo che durante tutta la sua vita ha fatto dell’eleganza e della discrezione il suo modus vivendi. Tutte queste donazioni, ed altre minori che sarebbe lungo elencare, sono contestate dalla signora americana Nikki Carlson, 58 anni, avvocato che rivendica di essere la figlia naturale di quello che è stato uno dei protagonisti della vita mondana internazionale.

Secondo quanto riporta l’articolo di Rosario Dimito de “Il Messaggero” di Roma, che ha dato la notizia per primo, la signora Carlson sarebbe riuscita a provare il suo status di figlia attraverso la prova del dna che avrebbe dato un risultato positivo al 95%. E facendosi assistere in Italia dall'avvocato Bianca Maria Terracciano dello studio Storace di Roma, esperta in diritto di famiglia, è pronta a intentare davanti al tribunale di Roma il giudizio di riconoscimento di filiazione naturale, propedeutico all'impugnativa del testamento. Il suo obiettivo è il riconoscimento dello status di erede ed avere la quota di legittima spettante, pari ad almeno 14 milioni di euro. Una causa milionaria che promette di far parlare per i prossimi anni le cronache giudiziarie dei quotidiani italiani e stranieri, questa volta purtroppo non per le mondanità del senatore della Dolce Vita. E che farà passare delle notti insonni a qualche beneficiario citato nel testamento.

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mario d'urso eredità
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