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Cronache
Migrante, un'altra nave vaga nel Mediterraneo

Un'altra nave con migranti salvati in mare vaga da giorni nel Mediterraneo senza trovare un approdo. La denuncia arriva da InfoMigrants, il portale francese che da marzo segue le rotte dei profughi. L'imbarcazione è la Sarost 5, cargo di rifornimento della società del gas Miskar che al largo della Tunisia gestisce una piattaforma di estrazione di gas.

La scorsa settimana un barcone in legno con a bordo 40 migranti provenienti da Egitto, Mali, Nigeria, Bangladesh, è partito dalla Libia per cercare di raggiungere l'Europa. Dopo cinque giorni di navigazione "senza mangiare né bere", secondo quanto ha riportato un membro dell'equipaggio della Sarost 5 a InfoMigrants, il motore va in avaria e la barca va alla deriva in prossimità della piattaforma del gas. A quel punto entra in azione la Sarost 5 che salva dal naufragio i 40 migranti ma per l'equipaggio e i profughi inizia un altro calvario. Perché prima la Tunisia e poi Malta e l'Italia avrebbero rifiutato, secondo InfoMigrants, l'approdo nei loro porti. Secondo il Forum tunisino per i diritti economici e sociali (FTDES), un'associazione tunisina che aiuta i migranti, "la Tunisia si rifiuta di accogliere questi migranti perché non vuole diventare un riferimento di porto sicuro per gli Stati europei".

Attualmente la Sarost 5 è ormeggiata al largo della costa tunisina in attesa di una destinazione.  "Abbiamo un uomo ferito e due donne incinte a bordo, una di sei mesi e una di poche settimane - è la testimonianza di un membro dell'equipaggio raccolta da InfoMigrants che sul suo portale ha pubblicato le foto dei migranti e il video del salvataggio - Le razioni di cibo presto si esauriranno, abbiamo scorte per due giorni e 30 fardelli d'acqua da sei bottiglie".

Sempre dal Mediterraneo arrivano anche notizie di un naufragio: un barcone è affondato al largo della costa nordorientale di Cipro, il bilancio provvisorio è di 16 morti e una trentina di dispersi. A bordo dell'imbarcazione viaggiavano 160 migranti, un centinaio quelli salvati, secondo quanto riferisce l'agenzia turca Andolu. Il barcone trasportava rifugiati siriani. Nell'area sono intervenute squadre di soccorso turche e della Repubblica turca di Cipro del nord, riconosciuta solo da Ankara.

Intanto la Open Arms si sta dirigendo verso la Spagna. La Proactiva (la Ong di cui fa parte la nave) ha chiesto all'Mrcc (il Centro di coordinamento e soccorso) iberico di assumere il coordinamento dell'operazione Sar che ieri mattina ha portato al recupero dei corpi senza vita di una donna e di un bambino di pochi anni, e al salvataggio di una superstite del naufragio di lunedì sera: la Proactiva proprio ieri aveva denunciato che i due erano stati lasciati morire dalla guardia costiera libica, ricostruzione giudicata falsa dal Viminale.

Proactiva avrebbe chiesto di dirigersi verso la Spagna perché "l'ipotesi di approdare a Catania, comunicata solo alle ore 23.04 di martedì" presenterebbe "molteplici fattori critici". La Ong fa infatti riferimento alle dichiarazioni di Salvini, che ha definito "bugie" la ricostruzione fatta dalla Open Arms. A Catania sarebbe anche alto il rischio del sequestro della nave da parte della procura. La Libia su Facebook ha respinto le accuse mosse proprio dalla Ong spagnola. La Marina e la Guardia costiera di Tripoli rivendicano il loro operato: "La Guardia costiera salva vite umane, negli anni passati ha salvato più di 80mila persone - afferma la nota diffusa dal portavoce della Marina, Ayoub Qasem - nonostante la carenza di equipaggiamenti e le condizioni difficili". A bordo della Open Arms c'è anche il campione spagnolo di basket Marc Gasol, che gioca in Nba nei Memphis Grizzlies. Gasol si è imbarcato come volontario e ha partecipato al salvataggio della donna sopravvissuta: "Frustrazione, rabbia e impotenza - ha scritto su Twitter -. È incredibile come tante persone vulnerabili siano abbandonate alla morte in mare. Profonda ammirazione per questi che chiamo i miei compagni di squadra in questo momento".

Sulla nave libica c'erano due giornalisti, Nadja Kriewald della tv tedesca N-tv ed Emad Matoug, freelance libico. Erano a bordo della motovedetta libica e hanno smentito il racconto di Proactiva: "Ne siamo sicuri, quando siamo andati via non c'era più nessuno in acqua. Abbiamo i video dei soccorsi. I libici hanno fatto un ottimo lavoro e dimostrato tanta umanità". Una ricostruzione smentita da Erasmo Palazzotto, deputato di Liberi e Uguali, che si trovava a bordo della nave Open Arms, e che la definisce un "maldestro tentativo di depistaggio". Secondo Palazzotto, "mentre una motovedetta girava la scena del salvataggio perfetto con una tv tedesca, un'altra lasciava in mezzo al mare due donne ed un bambino. Sono due interventi diversi, uno ad 80 miglia davanti ad al Khoms l'altro davanti a Tripoli".

Sulla questione delle Ong è intervenuto anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: "Le Ong hanno fatto un lavoro preziosissimo", nei loro confronti "non c'è nessuna guerra". ha detto ad Agorà, sottolineando che sul tema immigrazione "il governo è stato compatto, e il presidente Conte ha dimostrato che si può davvero coinvolgere altri Paesi europei. Il messaggio non è 'non li vogliamo' ma è dire all'Europa 'li accogliamo tutti?'. Da parte del governo - ha concluso il Guardasigilli - non c'è nessun cinismo né sottovalutazione dei diritti uman". Bonafede poi ha aggiunto che l'Italia "non è responsabile degli interventi della Guardia costiera libica, a loro sono rivolte le accuse".

Sul fronte delle operazioni, la Farnesina ha confermato, come anticipato ieri sera, che il ministro Moavero ha scritto all'Alto rappresentante Ue, Federica Mogherini per comunicarle che da parte italiana non vengono più ritenute applicabili le attuali disposizioni del "piano operativo" della missione Sophia, che individuano esclusivamente l'Italia come luogo di sbarco dei migranti soccorsi.

Sul tema dell'accoglienza è intervenuto oggi anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "L'accoglienza, la generosità e il confronto tra donne e uomini di culture, etnie e confessioni diverse sono valori irrinunciabili, poiché solo coltivando il dialogo siamo in grado di ampliare i nostri orizzonti, comprendere le sensibilità dei diversi popoli, riconoscere e affrontare le sfide, costruire il bene comune".

Allarme dell'Oim: secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, centinaia di migliaia di migranti in Libia sono alla mercè dei trafficanti. "Degli oltre 650 mila migranti rimasti in Libia, non più di 9mila si trovano nei centri di detenzione controllati dalle autorità di Tripoli. Le reti di contrabbando stanno diventando più forti", ha dichiarato alla stampa il responsabile dell'Oim in Libia, Othman Belbeisi. "Sempre più spesso vediamo migranti venduti da un contrabbandiere a un altro per lavori per cui non vengono mai pagati", ha aggiunto il funzionario secondo cui "i trafficanti non hanno bisogno di centri di detenzione, possono andare per strada, prendere 100 migranti e portarli in una fattoria". Per i gruppi armati si tratta di "un'attività normale".

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