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Cronache
Migranti, accordo a Malta: 5 punti. Lamorgese: rotazione volontaria dei porti

"Da oggi l'Italia non e' più sola" nella tempesta migranti. Nelle parole del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese è sintetizzata la sostanza dell'accordo che oggi, nelle stanze dell'antico Forte di Sant'Angelo che a La Valletta sovrasta il porto principale di Malta, nelle cui acque sono alla fonda pigramente superyacht e tre alberi da sogno, ha visto Italia, Francia, Germania e la stessa Malta fissare un nuovo percorso nella gestione dell'emergenza migranti. Tirando fuori dal cilindro un documento che tra i suoi punti chiave prevede la rotazione volontaria dei porti di sbarco, o 'place of safety', per i migranti e la ricollocazione in altri Paesi secondo percentuali da definirsi a seconda del numero di arrivi, e prevedendo anche sanzioni per chi non voglia dire sì alla ricollocazione. Non era scontato ottenere questo e inserirlo nel documento, ha tenuto a dire Lamorgese nel dopo conferenza stampa tenuta con i suoi colleghi ministri Michael Farrugia (Malta), Horst Seehofer (Germania), Christophe Castaner (Francia) e Maria Ohisalo (Finlandia, Paese che ha la presidenza di turno Ue) e Dimitris Avramopoulos, commissario Ue per gli Affari interni. Una conferenza stampa all'aperto, su uno dei bastioni del forte, sotto un sole cocente e implacabile, quasi una nemesi, in una sorta di tenere a mente - da parte dei giornalisti - il disagio, la sofferenza che i migranti patiscono affrontando con la 'compagnia' feroce del sole la traversata del Mediterraneo. "Ci sono contenuti concreti, sono soddisfatta. Finora non avevo rilasciato alcuna dichiarazione sulla questione, oggi posso dire di essere soddisfatta di questo incontro con gli altri Paesi Ue perché hanno dato disponibilità a seguirci su una 'linea europea', quella della 'partecipazione' europea", ha detto la titolare del Viminale, l'unica che si è fermata a parlare con i giornalisti, mentre gli altri sono subito andati via. 

Il concetto di ripartizione obbligatoria è stato più volte ribadito da Lamorgese, come pure il fatto che i tempi della ricollocazione saranno molto rapidi, "entro 4 settimane, tra interviste ai migranti richiedenti asilo. Perché è di loro che parliamo, sono il 99% delle persone che arrivano". E una volta ripartiti, saranno i Paesi di destinazione a farsi carico delle spese, comprese quelle degli eventuali provvedimenti di rimpatrio. La titolare del Viminale ha anche detto il testo predisposto "è assolutamente nella direzione giusta" e che l'Italia e Malta non resteranno più sole nell'affrontare questa emergenza, in gioco entrano altri Paesi, e l'obiettivo è ampliarne il numero. "Stiamo andando nella direzione giusta", dice la titolare del Viminale, rilevando che il vertice di oggi aveva l'obiettivo di produrre un documento, un testo da portare in Europa, "non vogliamo apparire come chi ha un pacchetto chiuso. Siamo pronti a considerare suggerimenti e integrazioni" da parte di altri Paesi Ue. "Chi arriva in un Paese arriva in Europa e questo concetto è nel sentire comune": altre parole di Lamorgese, a sottolineare appunto che l'Italia non è più sola.   L'accordo prevede anche che i migranti non saranno più a carico del Paese dove sono arrivati inizialmente ma solo del Paese di accoglienza, e questo vale anche per le operazioni di rimpatrio del non avente diritto. Il commissario Ue per gli Affari interni ha espresso parole di ringraziamento verso i quattro Paesi del minivertice "per la loro volonta' nel rispondere allo spirito della solidarietà rispetto alle sfide dell'immigrazione. C'è un buon accordo che dobbiamo portare avanti sulla base di supporto anche finanziario della commissione Ue, e sero in una gara di solidarietà. Serve una politica migratoria comune". "E' un documento comune - ha detto in precedenza il ministro maltese Farrugia - che ha superato alcune difficoltà, tutti questa mattina hanno fatto passi avanti" rispetto alle posizioni originarie. 

E' un accordo che sembra mandare in soffitta il 'patto di Dublino', ovvero il Paese in cui il migrante sbarca diventa quello di accoglienza. "Senza questo accordo la revisione del patto di Dublino non sarebbe mai stata possibile", le parole di Lamorgese nel dopo conferenza stampa. L'accordo riguarderà le navi di Ong e altre navi, ma non i 'cosiddetti barchini', ha precisato la titolare del Viminale. Il riferimento ai barchini non appare casuale: negli ultimi tempi in Italia si sono succeduti ripetuti sbarchi con natanti piccoli riusciti ad arrivare fin sulle coste e che comunque hanno fatto lievitare il numero di migranti che hanno attraversato il Mediterraneo centrale. A proposito di Ong, Lamorgese pur non citandole direttamente è parso accennare ad esse quando ha detto che "ci sono anche principi di correttezza che devono essere osservati da parte di chi fa le operazioni di salvataggio" in mare.    Il ministro dell'Interno ha risposto anche a una domanda sulla Libia, ovvero gli accordi dell'Italia con quel Paese in materia di contrasto all'immigrazione clandestina "restano", "li teniamo, stiamo lavorando bene con loro, la Guardia costiera libica sta facendo un ottimo lavoro". Sottolineando che comunque occorre sempre far sì che gli eventuali migranti che riescono ad affrontare la traversata del Mediterraneo possano farlo in sicurezza. Ed anzi "stiamo pensando a corridoi umanitari" proprio in questa ottica di sicurezza.   In conferenza stampa è stato un coro unanime nel ribadire l'importanza di questo accordo scaturito dal minivertice de La Valletta. "Non possiamo lasciare sole Italia e Malta", ha detto il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer, per il quale oggi sono state individuate "misure chiare nella redistribuzione dei migranti.". Il ministro tedesco si è detto convinto di uno sviluppo della cooperazione europea nei prossimi anni, "sono ottimista che riusciremo a costruire in futuro una politica comune. Oggi le probabilità sono aumentate". E il suo collega francese Castaner ha parlato di "accordo importante, stiamo parlando di vite umane, ora riusciremo a salvarne di più".    Tutto fatto dunque? Da vedersi, anzi - come ha detto Lamorgese congedandosi dai cronisti - "ogni giorno ha la sua pena". L'8 ottobre in Lussemburgo sarà una giornata ancor più importante. Per intanto, un colpo di cannone sparato a salve dal Forte alle 16 ha chiuso la giornata del mini vertice.

 Libia: Di Maio, unica soluzione è politica e diplomatica

"Non esiste una soluzione al problema libico che preveda l'uso della forza, l'unica soluzione all'instabilità libica è quella politica e diplomatica". Lo ha sostenuto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio da New York, sottolineando che gli incontri che avrà in questi giorni "con ministri del Mediterraneo allargato saranno molto importanti".        "Siamo tutti coscienti della condizione critica in Libia, l'Italia non rinuncia a riconoscere il governo legittimo di Serraj, ma riconosciamo come interlocutore anche la Cirenaica", ha ricordato il capo della diplomazia italiana.

Per l’Italia “non esiste una soluzione al problema della Libia che possa prevedere l'uso della forza. L’Italia considera, come unica soluzione al problema dell’instabilità in Libia, la soluzione politico-diplomatica”, ha rimarcato il titolare della Farnesina, segnalando l’importanza degli incontri previsti all’Onu in questi giorni.    “Incontrerò anche molti ministri che rappresentano il Mediterraneo allargato - ha spiegato Di Maio - ed è molto importante stabilire nuove relazioni perché sia nella conferenza sulla Libia qui alle Nazioni Unite e sia alla conferenza di Berlino nelle prossime settimane ci possa essere una unica voce da parte tutti Paesi coinvolti: nessun Paese deve provare come Stato europeo o extra-Ue a fare corse in avanti che possono solo far male alla situazione libica”.      La Libia, concluso Di Maio, non pone problemi solo sul fronte delle migrazioni ma “può rappresentare un problema sul fronte del terrorismo”. Riguarda inoltre, ha osservato, le occasioni commerciali per le nostre aziende in un territorio al quale siamo storicamente  legati. 

 

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