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Cronache
Migranti,un libro racconta il Mediterraneo che scoppia: "Accogliere un dovere"

Il Mediterrano scoppia. Scoppia di migranti, come vengono comunemente chiamati. Ma in realtà scoppia di persone. E di storie. Raccontate nel libro "Shakk - Il Mediterraneo che scoppia". Affaritaliani.it ha intervistato l'autore, Antonio G. D'Errico.

Shakk in arabo significa dubbio. Qual è il dubbio al quale si fa riferimento nel titolo del suo libro?

In realtà il titolo propone una forma di nome collettivo, perché nel dubbio ci sono tanti dubbi. Ci sono le angosce e le paure di tutti, di coloro che arrivano dal mare stipati all’interno di navili carichi, pesanti e pericolanti e ci sono le angosce e le paure di chi, da terra, vede in quegli arrivi il presagio di un arrembaggio senza fine. I dubbi sono il presagio di un futuro incerto in un mondo nuovo che non si incontra, che non ha possibilità di comprensione vicendevole. Il dubbio è l’ignoranza di chi teme la sopraffazione. Il dubbio è il sospetto di chi si sente avvilito in una terra straniera ma anche di chi, in casa propria, teme l’estinzione, come si predica spregiudicatamente da più parti.

Antonio G. D’Errico, poeta, scrittore e sceneggiatore, è autore di romanzi di genere e saggi d’inchiesta tra cui Camorra. Confessioni inedite di Mario Perrella, boss pentito del Ri- one Traiano di Napoli. È risultato vincitore del Premio Grinzane Pavese con il romanzo-veri- tà Montalto, fno all’ultimo respiro. Diario sentimentale (Laterza) dedi- cato all’agente di Polizia Penitenziaria Giuseppe Montalto, vittima della violenza mafosa. Nel 2011 ha scritto insieme a Euge- nio Finardi la biografa del cantautore milanese, Spostare l’orizzonte (Riizzoli). Nel 2012 ha scritto Segnali di distensione (Anordest), incontri con Marco Pannella. Nell’estate del 2015 ha pubblicato il saggio Per rab- bia e per amore. Neapolitan power e dintorni (Arcana). La sua ultima opera è la biografa di Pino Daniele, scritta con il fratello del cantautore partenopeo, Nello Daniele, Je sto vicino a te (Mondadori, 2015).

Da che cosa nasce questo libro? Perché la scelta di raccontare la storia di due migranti?

La storia dei migranti è la storia dell’umanità, dagli albori primordiali fino ai nostri giorni. La storia del mondo insegna. I migranti sono espressione della vita nel suo divenire. Senza voler ricordare nei dettagli le grandi migrazioni italiane di fine Ottocento, primi del Novecento verso l’America o quelle avvenute nel dopoguerra verso la Francia, la Germania, il Benelux, ricordo che attualmente centomila giovani italiani ogni anno espatriano per cercare lavoro all’estero, sperando di dare un senso alla propria vita. Le migrazioni sono anche attualità della popolazione italiana: comprenderne l’intima natura è un bene oltre che un dovere. I migranti italiani all’estero, ad esempio solo nella vicina Inghilterra, creano veri e propri problemi sociali tra i sudditi della Corona britannica.

I migranti sono un pericolo?

No, non sono un pericolo, a mio avviso. Naturalmente, a questo punto, dopo quanto ho detto poco prima, dipende da quale parte viene la domanda e verso chi è rivolta.

Ogni volta che si verifica un attentato in Europa, e in particolare dopo il caso di Anis Amri, c'è chi chiede una chiusura dei confini. Secondo lei sarebbe una risposta adeguata? Terrorismo e migranti sono in qualche modo collegati?

Ma nella società globale o globalizzata davvero si ritiene di poter porre un vincolo alle idee e alle speranze di chi è disposto a tutto per dare compiutezza alla sua vita? Chi immagina il proprio futuro fuori dalla sua terra, dalla sua condizione di nascita, chi crede che la sua vita abbia una possibilità di realizzazione da un’altra parte del mondo, lontano da miserie, sofferenze, guerre, carestie, sono certo che niente e nessuno potrà fermarlo da questa sua volontà e necessità. Tre quarti dell’Africa, per inciso, scappa da carestie, pestilenze, guerre, persecuzioni. Infine, mi sembra scontato che il terrorismo non sia in relazione alle migrazioni. Il terrorista segue una sua ispirazione, intima, violenta, assassina che cerca di perseguire con ogni mezzo. E sicuramente il barcone non è il mezzo più idoneo che immagina possa aiutarlo nello scopo.

In che cosa dovrebbe cambiare il sistema di accoglienza italiano ed europeo?

L’emergenza profughi è una vera e propria emergenza: un momento di crisi, di transizione, un accentuarsi di difficoltà. Anche se le difficoltà maggiori sono vissute da chi è in fuga, chilometri e chilometri a piedi, in mezzo al fango, con i bambini piccoli in braccio, cercando di evitare la morte sotto le bombe di una guerra che non risparmia nessuno. Non parlo solo dei siriani, iracheni, curdi. Anche in Africa ci sono le guerre tra bande armate che fanno capo a gruppi di fanatici che si rifanno ad Al Qaeda e all’Isis. Arrivano da noi. L’Italia li accoglie. E’ il minimo gesto umano e cristiano che si possa fare. Poi, sicuramente, bisognerà creare un coordinamento europeo. Se escludiamo la Germania e la Francia, dove al pari dell’Italia l’accoglienza viene realizzata, lo stesso dicasi della Grecia, certamente i muri di filo spinato non aiutano a far fronte all’emergenza. E ribadisco la condizione di emergenza del fenomeno.
 

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Recenti casi di cronaca, come quello di Gorino, hanno mostrato spaventosi casi di intolleranza. Per non parlare della vicenda del cpa Veneto, con 1500 persone ammassate perché nessun comune accetta i profughi. Secondo lei l'Italia è un paese razzista o quantomeno c'è il rischio che esplodano ancora più forti tensioni sociali?

In un paese organizzato e capace di far fronte all’emergenza non ci saranno tensioni sociali future. Non a caso, l’Italia non è stata toccata da violenze e fatti terroristici. In Veneto, come dice bene nella domanda, c’è stata una concentrazione eccesiva di persone nel centro di prima accoglienza di Cona perché i sindaci dei comuni del Nordest si sono rifiutati di accogliere profughi e migranti di qualsiasi provenienza. Non è questo l’atteggiamento di chi vuole evitare crisi di sorta e tensioni. Ciononostante, a mio avviso, l’Italia non è un paese estremamente razzista. Lo dimostra l’opera quotidiana svolta da tante persone intente a salvare vite umane in pericolo.

Spesso la vita di queste persone in fuga dalla guerra o da situazioni disperate viene trattata come un numero, come quando si fa il bollettino del numero dei morti in mare. Leggere questo libro può essere un modo per capire che dietro quei numeri ci sono persone e vite come tutte le nostre?

Il mio libro indaga nelle vite dei personaggi, esplorando le verità insite nelle culture a confronto. Approfondisce le questioni sui temi religiosi, sulle barriere culturali e le condizioni per superarle. Rappresenta le inquietudini di chi si sente bersaglio di questi tempi. Nel libro descrivo gli atti terroristici francesi, che hanno recato morte tra i giovani del Bataclan, tra cui la ricercatrice italiana Valeria Solesin. Ho cercato di rappresentare le vite dei molti che soffrono la realtà di questi tempi: le rotte africane della speranza, il dramma dell’arresto dei profughi nei centri di accoglienza sulle coste libiche. Ho rappresentato la realtà di molte vite che, naturalmente, a tratti, si somigliano nei loro aspetti sostanziali.

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Shakk è la storia dei nostri tempi. Il titolo arabo tradotto in italiano signifca Il dubbio. I protagonisti sono due giovani marocchini che si ritrovano su Facebook dopo aver trascorso molti anni insieme a Torino. Uno dei due, però, ha fatto ritorno a casa, a Tangeri per la precisione. Il suo nome è Youssef. L’altro è Mohammed. Facebook diventa il luogo in cui i sentimenti umani dei due si rinnovano, in cui gli entusiasmi di una volta sono ricordo e dubbio. La speranza è nell’attesa di un nuovo messaggio sulla bacheca di Facebook. Il passato viene rivisto alla luce del presente che inquieta, con le sue scene tragiche di guerre che at- terriscono, che non rivendicano niente di sano e di giusto. Gli attentati del 13 Novembre 2015, a Parigi, sono vissuti dai due giovani come un attacco alla vita di tutti. C’è dolore per quelle vittime sacrifcate, pur cercando di fare chiarezza su argomenti quali la fede religiosa o l’ap- partenenza etnica che, da più parti, vengono attaccate quando si com- mentano fatti di terrorismo tanto gravi e scandalosi. E scandalo e di- spiacere suscitano in Mohammed e Youssef le immagini di violenza del Bataclan. Commentano, con commozione, le parole sentite alla televi- sione del padre della giovane ricercatrice veneziana, Valeria Solesin, pronunciate il giorno dei suoi funerali in piazza San Marco. E la stessa commozione e lo stesso dispiacere suscitano nell’animo dei due ra- gazzi le immagini dell’incontro del Papa coi profughi nell’isola greca di Lesbo.Shakk è la cronaca di una realtà diffcile da comprendere se non si cercano le cause di tanto odio, di tanta violenza cieca e folle con la mente e l’animo non toccati da pregiudizi, da ignoranza e cattiva informazione. È un diario di due ragazzi che hanno vissuto e superato forme puerili di razzismo di qualche tempo fa, ma adesso l’urgenza è il superamento di un’intolleranza che genera sospetti verso i popoli. Adesso è in crisi l’acco- glienza di chi fugge dalle persecuzioni o da condizioni di vita insostenibili. Shakk vuole essere il tentativo, attraverso la voce dei protagonisti, di rendere verità a quanti auspicano e vivono, nonostante le crisi di ogni genere, per un futuro ideale possibile.

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