Migranti, l'Ong accusa l'Italia: "Soccorsi in mare impediti dall'Italia"
La denuncia della Ong: "Soccorsi in mare fermati dall'Italia, noi costretti a guardare impotenti"
Migranti, Sos Mediterranee: "Fermati da Italia, impotenti davanti ai morti"
Dopo aver soccorso 387 persone il 22 e 23 novembre ed aver rinvenuto giovedì il corpo senza vita di una giovane donna a bordo di un gommone, l'equipaggio dell'Aquarius è stato venerdì testimone inerme dell'intercettazione di diverse imbarcazioni in acque internazionali da parte della Guardia costiera libica. Lo fa sapere Sos Mediterranee raccontando che venerdì mattina all'alba l'Aquarius ha individuato una prima barca in pericolo in acque internazionali a 25 miglia nautiche dalla costa, est di Tripoli, e poi una seconda ma ha ricevuto l'ordine di restare in ''stand-by'' poiché il coordinamento di queste due operazioni di soccorso era stato assunto dalla guardia costiera e dalla marina libiche.
"Siamo rimasti pronti ad intervenire con il nostro team di soccorritori e il nostro equipaggiamento professionale -ha spiegato Nicola Stalla, coordinatore dei soccorsi per Sos Mediterranee- Durante le quattro ore di stand-by le condizioni meteo sono peggiorate aumentando così il rischio di naufragio. Eravamo pronti a lanciare le operazioni di soccorso in ogni momento". "Questo drammatico avvenimento -ha dichiarato Sophie Beau, cofondatrice e vice presidente di Sos Mediterranee International - è stato estremamente duro per i nostri team, costretti ad osservare impotenti operazioni che conducono a rimandare in Libia persone che fuggono quello che i sopravvissuti descrivono come un vero inferno e che noi non abbiamo mai cessato di denunciare dall'inizio della nostra missione nel Mediterraneo".
Sos Mediterranee, organizzazione europea di salvataggio in mare della società civile, non può accettare di vedere essere umani morire in mare né di vederli ripartire verso la Libia quando la loro imbarcazione è intercettata dalla guardia costiera libica", ha proseguito Sophie Beau. "Nonostante le condizioni attuali particolarmente difficili in alto mare - ha concluso - il nostro dovere è di restare presenti per soccorrere coloro che cercano di fuggire l'orrore dei campi libici, per proteggerli e per continuare a testimoniare la realtà vissuta da questi uomini, donne e bambini in cerca di protezione".