Migranti, traffico di permessi di soggiorno: 19 arresti e 240 indagati. Video
Un traffico di permessi di soggiorno per immigrati e' stato scoperto dalla Polizia di Stato di Pistoia. Ecco come funzionava
Migranti: traffico di permessi, 19 arresti e 240 indagati
Un traffico di permessi di soggiorno per immigrati e' stato scoperto dalla Polizia di Stato di Pistoia che ha arrestato 19 persone. Altre 240 sono indagate. I provvedimenti restrittivi emessi dal Gip di Pistoia sono stati eseguiti oltre che in quella provincia anche a Prato, Lucca, Pisa, Firenze e Roma. Si tratta di una custodia cautelare in carcere, 18 arresti domiciliari e 5 misure interdittive.
Così funzionava il racket in Toscana e Lazio
I reati contestati a vario titolo sono: procurato ingresso illegale e l'agevolazione della permanenza nel territorio dello Stato di piu' di 200 cittadini stranieri, in prevalenza provenienti dal Pakistan, corruzione, violazione del segreto d'ufficio, traffico di influenze illecite, riciclaggio, truffa ai danni dello Stato, falso ideologico e materiale, furto, omissione di atti d'ufficio e cessioni di sostanze stupefacenti. Tra i destinatari delle misure cautelari figurano anche impiegati pubblici e liberi professionisti. Altre 240 persone sono state denunciate in stato di liberta'. Alla fase di esecuzione degli arresti, coordinata dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, hanno collaborato anche la Squadra Mobile di Prato, il reparto Prevenzione crimine "Toscana" e due unita' cinofile con cani antidroga provenienti da Firenze e da Bologna.
Tra gli arrestati anche due impiegati del Comune di Pistoia e uno della Prefettura
I diciannove arrestati sono pachistani, albanesi, marocchini e italiani mentre destinatari delle misure per la sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio o servizio sono due impiegati del Comune di Pistoia e un impiegato della Prefettura di Pistoia. Per una ragioniera consulente del lavoro e un commercialista, inoltre, e' stato disposto il divieto temporaneo di esercizio dell'attivita' professionale. Le indagini della Squadra Mobile di Pistoia ebbero inizio nel dicembre del 2015 quando, in seguito ad alcune incongruenze riscontrate dal personale dell'Ufficio Immigrazione della Questura, si accerto' che decine di cittadini pachistani confluivano a Pistoia da varie zone d'Italia e dall'estero per rinnovare il permesso di soggiorno oppure per ottenere il visto per il ricongiungimento familiare: risultarono tutti assunti come imbianchini dalla stessa ditta intestata a un pachistano da anni residente a Pistoia. Da qui il nome dell'operazione "White Wash". Gli inquirenti, con intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre a servizi di osservazione e pedinamento, hanno accertare l'irregolarita' di piu' di 200 procedimenti amministrativi per rilascio o rinnovo di permesso di soggiorno, di cui 17 per ricongiungimenti familiare. I documenti irregolari erano destinati in prevalenza cittadini pachistani, ma anche afgani, albanesi e marocchini abitanti in Italia e in altri paesi dell'Unione Europea quali Francia, Belgio, Olanda, Norvegia, Svezia e Grecia. Gli stranieri pagavano per il rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno dai 1000 ai 1500 euro e per i ricongiungimenti familiari dai 4500 agli 8000 euro.
A capo dell'organizzazione - secondo quanto emerso dalle indagini - il titolare della ditta di imbiancatura - finito in carcere - che operava grazie alla collaborazione di un commercialista con studio a Montecatini Terme, di una ragioniera consulente del lavoro con studio ad Agliana e di un revisore contabile con studio a Pistoia e Montecatini Terme. Questi professionisti - sempre stando elle risultanze investigative - garantivano la falsa documentazione su redditi e lavoro da allegare alle istanze. Importante anche il contributo, di vari cittadini italiani che dichiaravano falsamente di ospitare stranieri o di averli alle loro dipendenze. Il revisore contabile con studio a Pistoia e Montecatini Terme, oltre a collaborare con il cittadino pachistano titolare della ditta di imbiancatura, gestiva in proprio, grazie allo studio di consulenza di cui e' titolare, 28 false pratiche di rinnovo di permesso di soggiorno di cittadini albanesi e marocchini. Inoltre, con il concorso di vari cittadini italiani che dichiaravano falsamente di avere alle proprie dipendenze i cittadini stranieri, riusciva a far ottenere a questi ultimi contributi di disoccupazione dall'INPS. Nel corso delle indagini e' emerso anche che i proventi dell'attivita' del pachistano a capo dell'organizzazione venivano trasferiti in Pakistan e investiti in immobili e terreni con la complicita' di alcuni connazionali che ora sono stati indagati per riciclaggio. Ai due impiegati comunali e' stato contestato il reato di truffa ai danni dello Stato per le loro assenze ingiustificate dal lavoro. Molte di queste assenze avvenivano quando i due, dopo aver contatto una cittadina albanese che li riforniva, si recavano a comprare dosi di cocaina che assumevano successivamente in ufficio. Il piccolo traffico di droga ha consentito di sviluppare un'indagine parallela che ha portato a individuazione sei spacciatori (due albanesi di cui una donna, un italiano e tre magrebini) per i quali sono stati disposti gli arresti domiciliari.