Migrazione: aldilà dei toni,doverosa querelle per una efficace politica estera
I nostri media sono un groviglio di polemiche infuocate contro un Governo anomalo nel panorama italiano e in particolare contro i due protagonisti che lo hanno fortemente voluto: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. E non c’è da meravigliarsi. Da che mondo è mondo, il “ragazzo dai capelli verdi” o, se preferite “il Re nudo” e ogni “diverso” suscita delle reazioni inconsulte non solo perché introduce elementi di novità, ma soprattutto per gli effetti destabilizzanti su un sistema di potere e di privilegi consolidati.
In questo contesto, il compito di ogni serio analista politico è quello di andare a fondo delle questioni, aldilà delle asperità di carattere e dei toni inappropriati e fuorvianti, senza mai perdere di vista l’essenza delle problematiche in campo, quando sono di primaria importanza, come quelle relative alla Emigrazione e all’assetto della Unione Europea, anche a costo di essere coinvolti nelle pesanti polemiche in corso. In tema di Emigrazione, ad esempio, il Governo Conte ha assunto una posizione assolutamente chiara e inequivocabile che possiamo così riassumere:
1 I confini marittimi dell’Italia, della Francia, della Grecia, di Malta e della Spagna, costituiscono i confini marittimi dell’Europa e, pertanto, il tema dell’approdo dei migranti in questi Paesi costituisce a pieno titolo, un tema europeo.
2. Coerentemente, il Trattato di Dublino e i suoi rinnovi e regolamenti devono finalmente essere rivisitati alla luce di questo principio. L’idea che debba essere l’Italia ad accogliere i migranti che arrivano in Europa via mare, è priva di ogni fondamento e non va in nessun modo accettata.
3. Così come va respinta l’idea che il Paese di approdo debba assumersi la responsabilità dei migranti con i relativi oneri, in assenza di una politica generale europea in materia.
4. Naturalmente, se l’Unione Europea continua a fare orecchio da mercante su un tema così vitale e “lascia l’Italia da sola” o lascia a dei “volontari” la soluzione del problema, l’Italia fa molto bene a ricorrere a tutte le misure per porre fine a questa insostenibile situazione, compresa la chiusura temporanea dei porti, fatte salve le norme relative ai soccorsi in mare previste dalla normativa internazionale in materia.
5. Accusare il Ministro dell’Interno per il suo linguaggio o per le sue asperità caratteriali, invece di sottolineare la non sostenibilità delle attuali decisioni europee, è del tutto fuori luogo. Certamente, ogni personaggio pubblico e tanto più un Ministro ha il dovere di utilizzare un linguaggio appropriato e controllato, ma attenzione a non perdere di vista il problema fondamentale che sta alla radice della querelle.
6. Un secondo equivoco ancora più grave è quello di attribuire ad alcune espressioni comportamentali, significati ideologici rilevanti come accuse di razzismo o di insensibilità umana, soprattutto se si considera che il problema della migrazione clandestina presenta delle profonde distorsioni criminali che vanno drasticamente eliminate come il traffico di esseri umani, lo sfruttamento sistematico delle persone in gravi difficoltà esistenziali. Non bisogna permettere che siano tali persone a determinare i flussi impunemente e incoraggiati da un comportamento permissivo da parte dell’Europa. Conclusione.
Il tema della migrazione è un tema strutturale che ha coinvolto e continua a coinvolgere, centinaia di milioni di persone tanto da convincere le Nazioni Unite fin dall’inizio degli anni 50 di creare una propria Agenzia specializzata, chiamata a svolgere un ruolo di primissimo piano soprattutto in Africa, letteralmente massacrata da una folle politica di espropriazione colonialista ed imperialista che dura ancora oggi.
L’Unione Europea rischia di dissolversi se non saprà dare una risposta adeguata, insieme alle Nazioni Unite, al problema della migrazione, come ricordato recentemente in questo blog. In questo contesto, accusare di tutti i mali relativi ai recenti interventi sulla migrazione, il Ministro dell’Interno del nostro Paese fino a chiederne le dimissioni, appare ridicolo e fuorviante. Il Governo Conte va invece incoraggiato a porre con sempre maggiore determinazione il problema strutturale della migrazione in tutti i tavoli internazionali non perchè è un problema italiano ma perchè dalla sua soluzione dipende in parte il nostro futuro, quello dell’Europa, del Mediterraneo e dell’Africa nei prossimi trenta anni.
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