Morte Riina, c'è troppa superficialità quando si parla di mafia
La morte di Riina, gli italiani riflettano sull'orrore della mafia
A 87 anni muore Salvatore Riina, detto Totò. In carcere da 24 anni non si era mai pentito, anzi comandava ancora "cosa nostra". Commise il primo assassinio a 18 anni, secondo i giudici fu coinvolto in cento omicidi, tra i quali quelli di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Fece uccidere 11 parenti del primo pentito di rango: Tommaso Buscetta. Collezionò 26 ergastoli.
La morte di Riina faccia riflettere gli italiani su che cosa è la siffatta criminalità organizzata. C'è superficialità, persino ironia tra l'uomo della strada quando si parla di mafia, forse per allontanare la paura. "Cosa nostra" è contro la democrazia perché contro il libero individuo, che vuole lavorare, essere felice, vivere in pace ed è minacciato da chi usa violenza ("Dammi i soldi o ti faccio saltare il negozio"). A ciò si aggiunga la speculazione sulla morte: lo si dica a tutti quei genitori che da decenni, da Londa a New York, da Berlino a Parigi, da Milano a Roma, hanno visto e vedono i propri figli morire con una siringa di eroina nel braccio. L'associazione per delinquere mafiosa è anche il cancro economico dell'Italia. Si rifletta sui soldi pubblici, quindi quelli dei contribuenti, su cui l'organizzazione criminale fa affari, ma anche si valuti il continuo depauperamento dell'economia reale e delle persone. Barack Obama, ex presidente democratico Usa, ammetteva la possibilità di contemplare la pena di morte in due casi estremi: omicidio di bambini e stragi… se fosse stato italiano probabilmente avrebbe aggiunto una terza ipotesi: delitti di mafia.