Cronache
Morto durante fermo di polizia, Salvini: dovevano offrire cappuccio e brioche?

Il caso del giovane di 31 anni di origine tunisina morto giovedì a Empoli durante un fermo di polizia della polizia
"Se i poliziotti non possono usare le manette, che fanno, offrono cappuccio e brioche?". Con queste parole, durante una diretta Facebook - indossando la giacca della tuta delle Fiamme Oro e la scritta Polizia sul petto - il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, è tornato sul caso del giovane di 31 anni di origine tunisina morto giovedì a Empoli durante un fermo di polizia della polizia. Ieri il vicepremier era già intervenuto sul caso espirmendo "totale e pieno sostegno ai poliziotti che a Empoli sono stati aggrediti, malmenati, morsi".
Questa mattina è intervenuta sul caso anche Ilaria Cucchi: "Dava in escandescenza? Questi fatti sono tutti uguali e sappiamo già come andrà a finire. La quarta sezione della Cassazione dirà che non c'è nessun colpevole", ha detto all'Adnkronos Ilaria Cucchi, sorella di Stefano (il geometra romano arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e deceduto una settimana dopo nell'ospedale Sandro Pertini di Roma). In merito alle prime ricostruzioni di quanto accaduto, da cui emerge che l'uomo sarebbe morto per arresto cardiocircolatorio, Ilaria Cucchi aggiunge: "Come Magherini". Lo scorso 15 novembre la quarta sezione penale della Cassazione ha assolto i tre carabinieri accusati di omicidio colposo per la morte di Riccardo Magherini, quarantenne ex calciatore della giovanili della Fiorentina, avvenuta il 3 marzo 2014, dopo l'arresto in una strada del quartiere di San Frediano, a Firenze.
Intanto è intervenuto Luigi Manconi, direttore dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, Manconi ha fatto appello alla Procura di Firenze per chiedere che siano svolte indagini tempestive e accurate. "La vittima aveva, oltre che le manette ai polsi, le caviglie legate e si trovava, di conseguenza, in una condizione di totale incapacità di recare danno ad altri e a sé. Come è potuto accadere, dunque, che in quello stato abbia perso la vita e che non sia trovato modo di prestargli soccorso?", ha chiesto Manconi. "Sappiamo che le forze di polizia dispongono di strumenti per limitare i movimenti della persona fermata, ma mi chiedo se la corda usata per bloccargli le gambe sia regolamentare oppure occasionale, se fosse in quel momento strettamente indispensabile o se non vi fossero altri strumenti per contenere l'uomo. In altre parole, non si può consentire che vi siano dubbi sulla legittimità di un fermo o sulle modalità della sua applicazione. Tanto più qualora riguardi chi si trovasse, secondo testimoni, in uno stato di agitazione dovuto all'abuso di alcol, e tanto più che, negli ultimi dieci anni, sono state numerose le circostanze che hanno visto perdere la vita persone fermate in condizioni simili e con metodi analoghi. Peraltro, vi è qualche testimone che parla di una condizione di relativa calma del giovane tunisino e anche quest'ultimo fatto impone una indagine, la più rapida e incisiva", conclude il direttore dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.