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Cronache
Multe stradali e cartelle esattoriali illegittime, ecco come difendersi
Polizia locale: multa

Multe stradali e cartelle esattoriali illegittime. L'avvocato Ceriello ad Affari: "Vi spiego come difendersi"

Eccesso di velocità e divieto di sosta sono i motivi più comuni alla base delle multe stradali. Multe che, se ignorate, dimenticate e quindi non pagate possono portare all’emissione di ingiunzioni, intimazioni di pagamento per importi ben più salati. Ma non solo: questa circostanza, infatti, si può verificare anche “senza colpa” del guidatore. Accade infatti spesso – troppo spesso – che i verbali non siano correttamente notificati dagli Enti locali, o che questi difettino di motivazione.

LEGGI ANCHE: Verbali non ricevuti e motivazioni mancanti: multe stradali annullate

Da qui la materiale impossibilità – è stata la denuncia dell’associazione “Difesa Consumatori e Contribuenti” – per i singoli di verificare la regolarità della sanzione, che “lievita” a dismisura a causa di raddoppi in forza di legge e calcolo di interessi… . Il termine utile, inoltre, per opporsi a una cartella esattoriale, un’intimazione, un’ingiunzione di pagamento, è pari a 30 giorni. Un periodo di tempo veramente ristretto, che condanna di fatto molte persone a dover poi liquidare migliaia di euro.

Ma può fare qualcosa il contribuente? È possibile, cioè, non solo ricorrere ma anche vincere in tribunale nel caso in cui la responsabilità sia della Prefettura o degli Enti locali? Se sì come? Affaritaliani.it ha chiesto spiegazioni all’avvocato Cristiano Ceriello, responsabile dell’aerea legale dell’associazione “Difesa Consumatori e Contribuenti”.

Avvocato Ceriello, ci spieghi che cosa sta succedendo.

Sta accadendo di fatto, e sembra essere un filone nato più o meno dall’estate dell’anno scorso, che molte Prefetture hanno ricevuto indicazione di mettere a ruolo tutte le multe degli ultimi quattro anni e mezzo. E che i Comuni, dopo le rottamazioni, stanno iniziando riscossioni anche importanti per i bilanci di fine anno.

Di qui il fatto che molte persone hanno ricevuto intimazioni, cartelle, ingiunzioni, se non addirittura preavvisi di fermo, che presupporrebbero la notifica di verbali in precedenza, per migliaia di euro. Sì perché quando arriva la cartella esattoriale l’importo della sanzione è quasi triplicato rispetto all’originario. Per esempio, se si considera che la multa per un eccesso di velocità di soli 10 km/h è di 185 euro, che decorsi 60 giorni dal verbale la cifra raddoppia automaticamente, e che ci sono interessi che maturano… la cartella esattoriale può essere emessa per quasi 600 euro. E che se i verbali sono più d’uno si può arrivare facilmente a importi da pagare di 1.500 o anche 3.000 euro.

Qual è allora l’“anomalia” che state riscontrando?

Stiamo constatando, statisticamente, che nei ricorsi che arrivano davanti al Giudice di Pace non solo le Prefetture non si costituiscono, ma non provano neppure la notifica corretta dei verbali precedenti. O, peggio ancora, che le cartelle o le intimazioni difettano di motivazione. Per esempio non è indicata la targa del veicolo, o viene richiamato un verbale senza specificare quale sia l’oggetto, se si tratta di un divieto di sosta, un eccesso di velocità… . E tutto si traduce in una maggiore difficoltà per il contribuente non solo di ricordare la situazione, ma anche di potersi difendere.

Come associazione denunciate una concentrazione di casi nel Centro e nel Sud Italia: come mai?

Scherzosamente potremmo dire che nel Centro-Sud siamo un po’ più litigiosi. Ovviamente noi abbiamo più sedi in queste regioni, ma è probabile – e sta già accadendo – che al Nord succederà la stessa cosa. In ogni caso noi abbiamo avuto riscontro in particolare per quanto riguarda la Prefettura di Roma (quindi di competenza del giudice di pace di Roma) e quella di Napoli. Qui abbiamo vinto – se non la totalità – la stragrande maggioranza dei ricorsi.

Cosa consigliate, dunque, a chi riceve una cartella, un’ingiunzione o un’intimazione di pagamento?

Dal momento che i termini per ricorrere sono stretti, il nostro warning è quello di controllare bene gli avvisi che arrivano, rivolgendosi al Comune di riferimento che per la Legge sulla trasparenza è tenuto a rendere noto il tutto.

Quale è la difficoltà maggiore che state riscontrando come associazione a difesa di consumatori e contribuenti?

Che purtroppo chi ricorre attualmente è un 20%, 25% di chi riceve la sanzione. La maggior parte delle persone lascia decorrere il termine utile per opporsi, e poi non si può fare nulla. Inoltre spesso gli Enti locali arrivano al limite del quinquennio per la prescrizione, il che rende ancora più complicato per il contribuente far mente locale del fatto a cui si riferisce la sanzione. Finendo così per pagare, magari, somme non dovute.

E c’è di più, perché il pagamento è una accettazione tacita del debito, per cui poi i soldi non possono più essere chiesti indietro. Oltre il fatto che sempre più frequenti si stanno facendo i pignoramenti sui conti correnti, a danno di contribuenti e risparmiatori.

Quindi il vostro motto è “ricorrere sempre e comunque”?

Assolutamente no, chiaramente va fatta una valutazione economica. Prima di tutto il singolo (se l’importo richiesto è inferiore ai 1.000 euro) può ricorrere anche da solo, senza rivolgersi a un legale. Ma a prescindere da questo, quello che noi consigliamo è di rivolgersi al Giudice di Pace solo in presenza di cifre importanti, sopra le centinaia di euro.

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