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Cronache
Ombre sul padre di Sergio Mattarella

Alfio Caruso, perché Lei insiste nel sottolineare i presunti collegamenti con i boss mafiosi del padre del Presidente della Repubblica, l'ex ministro DC, Bernardo Mattarella (1905-1971). Non è una polemica ormai datata quella con il politico di Castellammare del Golfo, che passò a miglior vita ben 45 anni fa?
"La premessa, caro Mancini, è che noi ci stiamo soltanto difendendo da una citazione in tribunale, con richiesta danni di 250mila euro. Aggiunga che il mio libro ("Da Cosa nasce Cosa", pubblicato da Longanesi nel febbraio del 2000 e giunto alla sesta edizione), si basa soltanto su quanto io, all'epoca, trovai nei libri e negli articoli pubblicati. Libri e articoli che, per i fatti riguardanti Bernardo Mattarella, i figli e i nipoti, mai, avevano smentito, rettificato, querelato, citato in giudizio".

Può spiegare meglio, a me e ai lettori di Affaritaliani.it, questo aspetto?
"Uno dei casi più clamorosi attiene al saggio <<La mafia>> del professore tedesco Henner Hess, pubblicato da Laterza nel 1983, prefazione di Leonardo Sciascia (1921-1989), un autentico best seller. Ebbene, a pagina 274, è scritto : <<il mafioso Bernardo Mattarella>>. Figli e nipoti non hanno mosso un dito. In compenso, si sono scatenati contro di me, che mai ho dato, esplicitamente, del mafioso a Bernardo Mattarella".

Nella citazione, davanti alla prima sezione del tribunale civile di Palermo, cosa sostengono il Capo dello Stato e i figli di Piersanti Mattarella, che fu assassinato, nel 1980, dagli spietati killer di Cosa Nostra, durante il mandato di Presidente, innovatore, della Regione Siciliana?
"In questa citazione, io vengo accusato di aver calunniato e diffamato l'onorevole Bernardo Mattarella con il racconto delle sue amicizie mafiose e dei suoi comportamenti in politica. Uno dei casi citati ad esempio è il sodalizio con don Vito Ciancimino (1924-2002) che, per gli eredi, non è in pratica, mai, esistito. Il mio avvocato, Fabio Repici, con i documenti depositati l'altro giorno, ha dimostrato che Mattarella senior, da sottosegretario ai Trasporti, spalancò a Ciancimino gli appaltoni delle Ferrovie, pur mancandogliene, del tutto, i titoli. Ricordi che l'ex onorevole democristiano, Calogero Pumilia, nel libro <<La Sicilia al tempo della Dc", scrisse, a pag. 88, che fu Mattarella sr. a chiamare Ciancimino, da Corleone, per inserirlo nella propria segreteria politica. Mai smentito".

I congiunti di Bernardo Mattarella, in primis il successore sul Colle di Giorgio Napolitano, cosa ci azzeccano con tali personaggi e con queste inquietanti, ma lontane, vicende?
"I figli e i nipoti di Mattarella senior niente ci azzeccano. E io, infatti, non li ho né citati nè chiamati in causa: non appaiono in alcuna pagina del libro. Sono stati loro a chiamare in causa me, dopo aver taciuto per oltre trent'anni. Le faccio un altro esempio: Giuseppe Bonanno (1905-2002), alias Joe Bonanno o Joe Bananas, scrisse un' autobiografia, pubblicata in Italia da Mondadori nel 1985 con il titolo <<Uomo d'onore>> e ripubblicata da Leonardo nel 1992".

Cosa vergò il boss italoamericano?
"In questa biografia, Bonanno sostenne che, in un giorno imprecisato del settembre 1957, egli atterrò a Ciampino alla testa della più importante delegazione di Cosa Nostra, mai giunta in Italia, che avrebbe poi trattato, all'Hotel delle Palme di Palermo, la cessione dello smercio dell'eroina negli Usa ai comparuzzi siciliani".

Bene. Ma Mattarella, all'epoca, era un esponente di primo piano del governo italiano e della "Balena bianca", come Giampaolo Pansa ribattezzò la DC....
"....Appena il portello dell'aereo, proveniente dagli USA, si aprì, Bonanno ricorda di aver trovato ad accoglierlo proprio l'antico compagno di giochi e di classe (erano coetanei) Bernardo Mattarella, con auto ministeriale e guida rossa. L'episodio fu rievocato da Enzo Biagi (1920-2007), nell'editoriale apparso sul "Corriere della Sera", il giorno dopo l'omicidio dell'europarlamentare andreottiano Salvo Lima (1928-1992). Biagi lo riscrisse nella prima pagina del "Corriere",  alcuni anni dopo, in occasione del suo programma televisivo <<Viaggio in Italia>>, trasmesso su Rai1, nel quale l'affettuoso incontro è ampiamente citato. Lo stesso fece Attilio Bolzoni, sulla prima pagina de " La Repubblica" di Scalfari".

L'ex ministro era ormai morto da molti anni e non poteva replicare. Lo fecero i suoi familiari?
"Dai Mattarella silenzio assoluto. Il motivo? Bonanno era vivo e li avrebbe smentiti. Si scatenarono nel 2001, allorché venne diffusa la notizia che Bonanno aveva l'Alzheimer ed era morente (scomparve l'anno seguente). Allora l'incontro venne negato, attribuito a una cattiva traduzione - falso : ho controllato il testo in inglese - dichiarato impossibile con la presenza, nel pomeriggio,  di Bernardo Mattarella a Palermo. Ma anche allora c'erano i collegamenti aerei tra Roma e il capoluogo siciliano".

Veniamo ai giorni nostri. Nessuna possibilità di accordo con i querelanti?
"Il giudice di Palermo, dottor Enrico Catanzaro, aveva proposto una conciliazione che, agli occhi dei Mattarella, aveva il torto di darmi ragione su tutto al punto da prevedere il risarcimento, da parte loro, delle mie spese legali. Per agevolare una soluzione bonaria, noi abbiamo detto di rinunciare ai soldi, ma i Mattarella hanno rifiutato qualsiasi ipotesi. A questo punto, un accordo mi pare complicato. Tenga presenta che noi abbiamo chiesto i danni al Presidente Mattarella e ai nipoti per lite temeraria".

Un "pentito" ha accusato il padre del Capo dello Stato. Ma lei, Caruso, sa molto bene che non sono poche le panzane, riferite dai collaboratori di giustizia ai magistrati, in primis il famoso bacio, mai scambiato, tra Giulio Andreotti (1919-2013) e zu'Totò Riina, di cui parlò don Balduccio Di Maggio a Gian Carlo Caselli, nel famoso "processone del secolo" al leader DC.
"Francesco Di Carlo è stato definito dal tribunale di Trapani "molto attendibile": le condanne dei killer e dei mandanti dell'omicidio del giornalista Mauro Rostagno (1942-1988) si basano soltanto sulle sue dichiarazioni. Dopo le dichiarazioni, rese all'avv.Repici, nel marzo 2016, l'avvocato dei Mattarella insorse, annunciando azioni giudiziarie nei suoi confronti. Senonchè Repici ha scoperto che quelle stesse dichiarazioni Di Carlo, con la rivelazione che Mattarella senior era affiliato alla mafia, le aveva già rese nel 1997, durante il processo in Corte d'appello per l'assassinio di Piersanti Mattarella".

Come reagirono i familiari del Presidente ucciso dai picciotti a Palermo?
"I Mattarella, allora, non soltanto non lo querelarono ma, grazie alle sue ammissioni sul beneplacito- dato dalla commissione provinciale di Cosa Nostra alla soppressione dell'allora Presidente della Regione Siciliana-ottennero un congruo risarcimento economico da ogni componente della Cupola. Particolare curioso: di quel documento processuale gli avvocati dei Mattarella non hanno prodotto la sentenza definitiva, con la testimonianza di Di Carlo, bensì quella di primo grado, quando il mafioso non testimoniò, non avendo ancora incominciato la sua collaborazione".

Il sociologo Danilo Dolci (1924-1997), tuttavia, venne querelato da Bernardo Mattarella e stangato dai giudici della Corte d'Appello di Roma, nel 1972...
"Alla luce di quanto è venuto fuori in questo mezzo secolo, oggi, Dolci sarebbe assolto e ringraziato. E' il motivo per il quale, con l'avvocato Repici, ho chiesto alla Procura di Roma la revisione di quel processo, in cui "due collusi con i clan" (Di Carlo dixit), Calogero Volpe (1910-1976) e Mattarella senior, ottennero la condanna della prima icona dell'antimafia. Ci sembra uno sconcio da cancellare!".
 

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