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Cronache
Omicidio Pamela, il procuratore capo: il caso è chiuso, forse...

A distanza di appena due settimane la Procura ha detto basta!

Basta coi giornalisti, basta con le trasmissioni televisive a tema;

Basta con le pressioni della gente che vuole un colpevole ad ogni costo, arrivando finanche ad imbracciare un’arma pur di avere “giustizia”!

Cerchiamo di fare ordine:

Il corpo di Pamela viene ritrovato a brandelli in due valige abbandonate; vengono fermate due persone nigeriane, fra cui Innocent che poi confessa di aver procurato alla ragazza un semplice contatto per procurarsi la droga e di averne sezionato il corpo per paura, dopo che era morta per overdose, l’altro ragazzo viene rilasciato pur con l’accusa di concorso in distruzione di cadavere e per aver ceduto la droga a Pamela;

Seguono intanto le indagini tossicologiche ed autoptiche sul corpo: in un primo momento, sembra doversi escludere che la morte sia dipesa da omicidio, essendo altamente probabile, secondo il medico legale, che la morte sia stata procurata da overdose.

Innocent tuttavia resta in carcere per distruzione di cadavere ma certo offendeva il comune senso di moralità, la consapevolezza che l’altro nigeriano, sebbene in qualche modo coinvolto nella morte della povera ragazza, potesse restare libero.

Ed ecco che due giorni fa, la Procura dirama la notizia di aver fermato altri due nigeriani per l’evidente pericolo di fuga, affrettando così le operazioni di fermo, apparentemente fondate da contatti avuti con Innocent poco prima e poco dopo l’ora cui è stata fatta risalire la morte di Pamela, così potendo dichiarare il caso chiuso…!

Senza nulla togliere al lavoro degli inquirenti, da quanto sin’ora emerso, risulta di tutta evidenza che continuano a persistere troppi dubbi, rafforzati certo dalla difficoltà obiettiva di eseguire accertamenti che possano dipanare i profili di perplessità, offrendo risposte di certezza, magari attraverso nuove indagini tecniche, rese impossibili dalla esiguità delle tracce biologiche lasciate sopravvivere alla candeggina utilizzata dai colpevoli, senza considerare l’assenza di parti di assoluta rilevanza quali il cuore e il pube che sono sfuggiti al ritrovamento per essere stati evidentemente occultati per qualche tenebrosa ragione che forse avrebbe potuto meglio aiutare nella ricostruzione dei fatti.

E certo, le indagini ormai sembrano più rivolte a fornire un colpevole all’opinione pubblica piuttosto che identificare il vero responsabile;

È infatti altamente probabile che con una situazione oggettiva così come è andata profilandosi, in mancanza di un movente, in mancanza di prove scientifiche che possano inchiodare i tre nigeriani, allo stato colpevoli solo di trovarsi nei pressi dell’appartamento dove il corpo di Pamela è stato fatto a brandelli, tra pochi giorni saranno tutti rimessi in libertà per l’assenza di gravi indizi di colpevolezza.

Ci si auspica che da parte della famiglia vengano adottate misure concrete per avere un ruolo attivo nella fase investigativa, ora che, per la natura irripetibile degli accertamenti, è possibile assicurare quel ruolo di garanzia che spetta alle parti private; si spera che la famiglia vorrà approfondire il ruolo dei servizi sociali cui Pamela era stata affidata; l’effettivo rispetto degli obblighi di informazione incombenti sulla Comunità dove la ragazza si trovava prima di incontrare sul suo destino Innocent e i suoi compagni.

Speriamo, perché lo dobbiamo a Pamela e a tutte quelle ragazze – come non richiamare alla mente la morte di Meredith Kercher? - che vedono il loro futuro troppo lontano, troppo durevole per doversi preoccupare di afferrarlo e tenerlo stretto a sé anche chiedendo aiuto, quando ci si accorge – e c’è sempre un momento in cui si percepisce che potrebbe essere l’ultimo – che la vita sta andando oltre.

Studio Legale Gelsomina Cimino

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pamela
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