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Cronache
Palermo ragazza morta, pm: “Partner morboso. Le impediva di uscire con amici"

"La ricostruzione dei fatti” fornita dal giovane Pietro Morreale, il ragazzo di 19 anni arrestato per l'omicidio della fidanzata, Roberta Siragusa di 17 anni, "contrasta totalmente con quanto accertato durante le indagini effettuate fino ad ora", è quanto si legge nel provvedimento di fermo emesso ieri dalla Procura di Termini Imerese. Si legge negli atti di "versioni discordanti" e inoltre fra i motivi del fermo c’è quello del "pericolo di fuga". Per i pm “la chiamata effettuata alle forze dell'ordine dimostra l'intenzione di Morreale di crearsi artatamente una versione dei fatti verosimile e di rallentare i soccorsi e l'attività di indagine della Procura". Morreale "provava un sentimento 'morboso' nei confronti della vittima", il giovane era "fortemente geloso a tal punto da impedirle di frequentare le sue solite amicizie". I magistrati scrivono che Morreale ha una "personalità incline al delitto e insensibile alla gravità dell'evento". Il ragazzo ha pronunciato la frase, “Non l'ho uccisa", prima di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Sarebbero "decisive" a questo punto le immagini "estrapolate dalle telecamere di videosorveglianza" e che giustificherebbero il provvedimento di fermo a carico di Morreale. In particolare – si legge ancora - una telecamera di una abitazione in contrada San Rocco che "conduce al luogo del rinvenimento", unica "via di accesso di Caccamo". "Dalla visione dei filmati - scrive il pm - è stato accertato che la Fiat Punto di Morreale è transitata per due volte lungo la strada. Precisamente i video mostrano la Fiat Punto effettuare un primo passaggio verso il luogo del ritrovamento del cadavere alle 2.37 per poi ritornare alle 2.43. Successivamente si nota un secondo passaggio della medesima auto alle 3.20 con rientro alle 3.40". "Questa circostanza - scrive il pm - non ha trovato alcun riscontro nella versione fornita dall'indagato".

I dettagli emersi nelle ultime ore svelano come la mattina di domenica il Morreale ha detto alla madre della giovane di avere lasciato la figlia davanti al portone alle 2.15 di sabato notte. La stessa cosa ha detto al fratello di lei, Dario. In realtà, poche ore dopo si presenterà in caserma per indicare il luogo del ritrovamento del cadavere. "Roberta dopo una lite si è data fuoco con una bottiglia di benzina", ha riferito il ragazzo in un primo momento. "A seguito dell'evento – scrive sempre il pm nel provvedimento - l'indagato tentava dapprima di spegnere le fiamme e soccorrere la fidanzata ma poi sveniva. Ancora sotto choc abbandonava il cadavere nel luogo del rinvenimento e faceva ritorno a casa dove attendeva il risveglio dei genitori ai quali forniva la versione dei fatti".

"L'avevo esortata a chiudere la relazione perché' sapevo che sarebbe successo qualcosa di brutto, ma lei rispondeva che aveva paura che facesse del male a lei o alla sua famiglia". È il racconto di un amico della vittima, trovata morta e semicarbonizzata domenica mattina in fondo a un burrone nelle campagne di Caccamo. Il testimone, che aveva avuto una relazione con Roberta, è stato sentito dai carabinieri. Lui e Roberta non si vedevano più, ma continuavano a sentirsi. Gli amici della vittima erano a conoscenza della morbosa gelosia dell'indagato che descrivono come violento, aggressivo, arrivando a picchiarla e minacciarla. Sabato notte la ragazza all'una, dopo aver lasciato la festa a cui tutti e tre partecipavano, aveva scritto all'amico due messaggi. In uno gli diceva che Morreale voleva un rapporto sessuale, nel secondo lo avvertiva che sarebbe tornata alla festa. Alle 2.30 l'amico scrive alla vittima. "Avevo un brutto presentimento e le ho scritto di chiamarmi se avesse avuto bisogno. Non ho dormito tutta la notte".

 

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