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Cronache
Paolo Bonolis e Sonia Bruganelli hanno un problema con la ricchezza

Le vicende di Paolo Bonolis (Canale 5, Mediaset) e consorte hanno ormai travalicato il campo puramente mediatico per giungere a quello del costume sociale e, vedremo come, addirittura politico.

Qualche giorno fa nuove polemiche sui social.

Partiamo, come sempre si dovrebbe fare in un buon giornalismo, dai dati.

A detta del sito snapitaly.it Bonolis ha guadagnato nel 1998 18 miliardi di lire l’anno ed ora pare stia sui 6 milioni di euro (la crisi, si sa…), come riporta il sito snapitaly.it

Una cifra iperbolica, stratosferica, inopportuna in una Italia in cui c’è moltissima gente che ha difficoltà strutturali a trovare anche solo un lavoro peraltro malpagato.

A questa critica arriva pronto il mercantilista globalista che ci rende edotti che sì, il conduttore guadagna molto (mai moltissimo però…) ma è “bravo” e, soprattutto, questa la parolina magica, fa guadagnare tanto anche alla Tv da cui esercita la sua professione.

Ma è proprio questo il punto. È l’intero sistema del circo mediatico che ormai è messa in discussione dal “vento nuovo” che soffia in tutto il mondo e sta spazzando via questi falsi idoli.

Per anni ci hanno fatto credere che sia normale e, soprattutto, “giusto” che chi produce tanti soldi poi debba guadagnare cifre nababbiche.

Ma giusto non lo è affatto ed accorerebbe porre dei limiti veri a questo meccanismo perverso frutto di un meccanismo capitalista globalista mondiale. Occorre ristabilire il primato dei valori e, se vogliamo, della politica sull’economia, come anche il premier Giuseppe Conte ha giustamente fatto notare.

Ma la cosa non si ferma qui perché Bonolis non solo guadagna cifre stellari, ma sua moglie, Sonia Bruganelli, tiene spesso un comportamento sui social del tutto inappropriato.

Spesso infatti è stata al centro di virulente polemiche sui Web, come quando postò le foto del jet privato che avevano affittato per andare in vacanza o quando ha detto che lei i soldi ce li ha e li spende.

La moglie così risponde alle critiche:

“Italiani siate più positivi e meno frustrati: la vostra negatività è la rovina della vostra vita e del vostro paese. In Sud America molti sono poveri ma seguono e ammirano artisti superbi; non aggiungo altro”.

Al che le risponde un follower di Instagram:

“La tua simpatia è pari alla tua modestia ed eleganza! avere i soldi non significa far vedere ogni 30 minuti come li spendete. Gli italiani frustrati come li hai additati tu e invidiosi si fanno un mazzo per mille euro al mese e per me i loro mille euro valgono molto di più del lavoro di voi vip”.

Poi ci sono tutte le polemiche per gli shopping ipercostosi ostentati con provocazione sempre sui social, che le hanno attirato orde di commentatori imbufaliti.

E qui entra la politica.

Spesso Bonolis ha preso posizioni di “sinistra”, soprattutto ai tempi di Matteo Renzi.

Bonolis ha dichiarato infatti all’ultima Leopolda:

“Nella commedia all’italiana abbiamo avuto grandi coppie comiche come Totò e Peppino o Franco e Ciccio. Ora abbiamo Salvini e Di Maio”.

Ne scrissi a suo tempo:

https://www.affaritaliani.it/cronache/paolo-bonolis-fa-lo-show-sulla-poverta-alla-leopolda-567688.html

Ma come?

Uno che guadagna queste cifre iperboliche è pure di sinistra e sua moglie ostenta fastidiosamente il suo status sui social, come un Marchese del Grillo qualsiasi? E ci fa pure la ramanzina su Di Maio e Salvini?

I radical chic milionari, chiamano con malcelato disprezzo populisti e invidiosi sociali chi si risente della loro scarsa coerenza e dell’ostentazione della ricchezza.

Ma la cosa veramente curiosa, e questa sì paradossale, è poi come la sinistra mondiale si lamenti della perdita continua di voti.

La soluzione sarebbe semplice: basta ostentazione (Michelle Obama ancora non ci arriva) e falso buonismo e, soprattutto, tassiamoli per bene e spenniamoli, imponendo un rigido tetto su guadagni e pensioni (che sono di platino, non d’oro) che poi, a guardar bene, è proprio quello che sta facendo il governo giallo - verde e che riscuote amplissimo consenso tra il popolo che invece viaggia, come Salvini e Di Maio, in low cost.

 

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