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Cronache
Papa Francesco in silenzio ad Auschwitz: "Dov'è Dio?"

In silenzio e col capo chino. In segno di rispetto. Così Francesco è entrato nel campo di sterminio di Auschwitz, ad Oswiecim, a circa 70 chilometri da Cracovia dove si svolge la Giornata mondiale della Gioventù.  Poi, a sera, durante la Via Crucis sono risuonate le sue parole: "Dov'è Dio?. Dov'è Dio se nel mondo c'è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov'è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? Dov'è Dio, quando malattie spietate rompono legami di vita e di affetto? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch'essi soffrono a causa di gravi patologie?. Dov'è Dio, di fronte all'inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti dell'anima?".

Il Papa ha varcato l'ingresso  da solo, a piedi, con il capo chino e in silenzio. Poi, una volta entrato, è salito sulla vettura elettrica per dirigersi verso le diverse zone del campo.

Francesco si è poi seduto, sempre da solo e sempre in silenzio, su una panchina di fronte alle camerate dove erano reclusi gli internati, dove è rimasto per oltre un quarto d'ora assorto, a tratti con gli occhi chiusi, a mani giunte in grembo. Prima di riprendere il percorso, a bordo di una piccola vettura aperta, Francesco si è avvicinato ad una forca in ferro dove venivano impiccati i prigionieri e ha baciato uno dei pali.

Secondo quanto annunciato precedentemente dallo stesso pontefice, questa visita si svolgerà in silenzio. La scelta di non pronunciare discorsi differenzia Francesco dai suoi predecessori, il polacco Giovanni Paolo II e il tedesco Benedetto XVI, che durante la visita fecero un intervento.

L'abbraccio ai sopravvissuti. Ad Auschwitz hanno trovato la morte oltre un milione di ebrei europei, 23mila rom, 15mila prigionieri di guerra sovietici, insieme a decine di migliaia di cittadini di altre nazionalità. Papa Francesco ha abbracciato e baciato undici sopravvissuti, fermandosi a scambiare alcune parole con ognuno. Alla fine al pontefice è stata consegnata dagli ex prigionieri del lager un cero, con il quale Francesco ha acceso una fiamma davanti a un muro del lager, su cui ha appoggiato una mano rimanendo alcuni secondi in silenzio. Il Papa è poi entrato nell'attiguo blocco 11 dove venne ucciso il francescano conventuale Massimiliano Kolbe, che si offrì volontario al posto di un padre di famiglia, suo compagno di camerata, che era stato selezionato per l'impiccaggione. Il 29 luglio, esattamente 75 anni fa, era stata pronunciata la sua condanna a morte. Francesco è sceso da solo nella sua cella, dove sono ancora visibili i graffiti iscritti sui muri dai detenuti, si è seduto in preghiera per diversi minuti.

L'incontro con i "giusti" a Birkenau. Francesco si è poi spostato all'attiguo campo di Birkenau, chiamato anche Auschwitz II, a tre chilometri di distanza. Nell'area, nel periodo della Shoah, c'erano tre campi: due costruiti specificamente per lo sterminio degli ebrei, Auschwitz e Birkenau, e un campo di lavoro a Monowitz (Auschwitz III). Il papa ha visitato un monumento di vittime delle nazioni, alla presenza di un migliaio di ospiti, è poi passato davanti alle targhe commemorative nelle diverse lingue, deponendo una candela accesa. Ha  incontrato 25 "giusti delle nazioni", persone che hanno messo a rischio anche la propria vita per aiutare gli ebrei in quel momento di persecuzione. Qui il rabbino capo di Polonia, Michael Schudrich, ha cantato in ebraico il salmo 130, il "De profundis", letto poi in polacco da un parroco di un paese dove viveva la famiglia cattolica Ulma che fu sterminata, tutti compresi i bambini, per aver ospitato ebrei, e per i quali è stata avviata una causa di beatificazione. Papa Francesco ha poi scritto, in spagnolo, alcune parole sul libro d'onore del lager: "Signore abbi pietà del tuo popolo! Signore, perdono per tanta crudeltà!".

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papa francesco auchwitz
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