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Cronache
Papa Francesco celebra la messa per il centenario della nascita di Wojtyla

Papa Francesco è arrivato nella Basilica di San Pietro, per celebrare all'altare della tomba di San Giovanni Paolo II la messa per il centenario della nascita di Wojtyla. Alla cerimonia, secondo quanto riferisce Vatican News, sono presenti circa 30 fedeli.  

Da oggi, la Basilica di San Pietro è aperta a tutti. Sarà la Guardia svizzera del Vaticano a limitare l'accesso alla Basilica, con l'aiuto di volontari dell'Ordine di Malta.

Tra i concelebranti, il cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano e arciprete della Basilica vaticana, il cardinale polacco Konrad Krajewski, elemosiniere apostolico, monsignor Piero Marini, per 18 anni maestro delle celebrazioni liturgiche durante il pontificato di Giovanni Paolo II, e l’arcivescovo polacco Jan Romeo Pawłowski, capo della terza Sezione della Segreteria di Stato che si occupa del personale diplomatico della Santa Sede.

Questa è l’ultima delle Messe del mattino celebrate in diretta streaming da Francesco dal 9 marzo scorso in seguito alla sospensione delle celebrazioni con la partecipazione del popolo a causa della pandemia del Covid-19. Con la ripresa in Italia e in altri Paesi delle celebrazioni con i fedeli, cessa, da domani 19 maggio, la trasmissione in diretta della Messa delle 7 da Casa Santa Marta.

La preghiera, la vicinanza al popolo e l'amore per la giustizia". Sono i tre tratti, indicati da Papa Francesco, che hanno caratterizzato San Giovanni Paolo II.

​"Giovanni Paolo II - ha detto nell'omelia della messa per il centenario della sua nascita - era un uomo di Dio perché pregava e pregava tanto. Ma come mai un uomo che aveva tanto lavoro per guidare la Chiesa pregava tanto? Lui sapeva bene - ha sottolineato - che il primo compito di un vescovo è pregare. Non lo ha detto Vaticano II ma San Pietro", il "primo compito di un vescovo è pregare e lui lo faceva e ci ha insegnato che quando un vescovo fa l’esame di coscienza la sera deve domandarsi quante ore ha pregato". Wojtyla era "un uomo di preghiera".

Giovanni Paolo II era "un uomo di vicinanza. Non era un uomo distaccato dal popolo anzi, andava a trovare il suo popolo e girò il mondo intero trovando, cercando il suo popolo, facendosi vicino", ha detto Francesco precisando che "la vicinanza è uno dei tratti di Dio con il suo popolo", vicinanza che si fa forte in Gesù. "Un pastore è vicino al popolo - ha poi continuato - al contrario non è pastore è un gerarca, un amministratore, forse buono, ma non è pastore".

"Giovanni Paolo II ci ha dato l’esempio di questa vicinanza, ai grandi e ai piccoli, ai vicini e ai lontani. Si faceva vicino".

Wojtyla era un uomo che "amava la giustizia, ma la giustizia piena. Un uomo - ha sottolineato il Papa - che voleva la giustizia sociale, dei popoli", la giustizia "che caccia via le guerre", la "giustizia piena".

"Era l’uomo della misericordia, perché giustizia e misericordia vanno insieme, non si possono distinguere - ha precisato -. L’una senza l’altra non si trova". Wojtyla "ha fatto tanto perché la gente capisse la Misericordia di Dio, ha portato avanti la devozione a Santa Faustina". Giovanni Paolo II "aveva sentito che la giustizia di Dio aveva la faccia di misericordia e questo - ha proseguito - è un dono che ci ha lasciato: la giustizia misericordia e la misericordia giustizia".   

"Preghiamolo oggi - è la sua preghiera finale - che dia a tutti noi, soprattutto ai pastori della Chiesa, la grazia della preghiera, la grazia della vicinanza e la grazia della giustizia che è misericordia e della misericordia che è giustizia".

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