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Cronache
Papa: "Fine vita? Moralmente lecito sospendere le cure se non proporzionali"

Papa: evitare accanimento terapeutico non è eutanasia

 

"Non attivare mezzi sproporzionati o sospenderne l'uso, equivale a evitare l'accanimento terapeutico, cioe' compiere un'azione che ha un significato etico completamente diverso dall'eutanasia, che rimane sempre illecita, in quanto si propone di interrompere la vita, procurando la morte". Cosi' Papa Francesco in un messaggio inviato al Meeting Regionale Europeo della World Medical Association sulle questioni del "fine-vita", organizzato in Vaticano. "Oggi - afferma il Pontefice - e' anche possibile protrarre la vita in condizioni che in passato non si potevano neanche immaginare. Gli interventi sul corpo umano diventano sempre piu' efficaci, ma non sempre sono risolutivi: possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute. Occorre quindi un supplemento di saggezza, perche' oggi e' piu' insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona".

 

Papa: sul fine-vita servono norme il più possibile condivise

 

"In seno alle societa' democratiche, argomenti delicati come questi vanno affrontati con pacatezza: in modo serio e riflessivo, e ben disposti a trovare soluzioni - anche normative - il piu' possibile condivise". Cosi' Papa Francesco in un messaggio inviato al Meeting Regionale Europeo della World Medical Association sulle questioni del "fine-vita", organizzato in Vaticano. "Da una parte, infatti - continua il Pontefice -, occorre tenere conto della diversita' delle visioni del mondo, delle convinzioni etiche e delle appartenenze religiose, in un clima di reciproco ascolto e accoglienza. D'altra parte lo Stato non puo' rinunciare a tutelare tutti i soggetti coinvolti, difendendo la fondamentale uguaglianza per cui ciascuno e' riconosciuto dal diritto come essere umano che vive insieme agli altri in societa'. Una particolare attenzione va riservata ai piu' deboli, che non possono far valere da soli i propri interessi. Se questo nucleo di valori essenziali alla convivenza viene meno, cade anche la possibilita' di intendersi su quel riconoscimento dell'altro che e' presupposto di ogni dialogo e della stessa vita associata. Anche la legislazione in campo medico e sanitario richiede questa ampia visione e uno sguardo complessivo su cosa maggiormente promuova il bene comune nelle situazioni concrete".

 

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