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Cronache
Paradise Papers, il “vil denaro” invalida nobili e artisti

I Paradise Papers,  oltre 13 milioni di file sottratti a due società finanziarie e terminati al giornale tedesco Süddeutsche Zeitung, che li ha a sua volta destinati all’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), svelano i patrimoni offshore dei potenti del mondo: tra i moltissimi, i cantanti Bono Vox e Madonna, ma anche Lewis Hamilton, la regina Elisabetta, il ministro per il Commercio Usa, Wilbur Ross,  l'ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, il finanziere George Soros.

Dato per assodato che tutto ciò sia vero e sperando che non lo sia, premesso che  tutto ciò è  legale,  colpisce  la mancanza di senso civico. In  democrazia l’individuo, che vuole primeggiare per merito, paga le tasse perché vuole che il “suo” Stato crei le condizioni migliori… che il campo di gioco sia il più bello possibile, favorevole alla competizione che porta benessere e ricchezza, e che parte di questa, per i principi di generosità e solidarietà, sia destinata ai bisognosi e alle aree più povere affinché progrediscano e partecipino anch’essi alla gara  (per questo sono giusti il federalismo e il federalismo fiscale: il potere vicino e scelto dall’individuo, la notevole parte delle tasse che rimangono sul territorio).

Sorprende quindi che siano coinvolti la regina Elisabetta e il principe Carlo d’Inghilterra. Fa bene il leader dell’opposizione laburista, Jeremy Bernard Corbyn, a chiedere le scuse da parte della regina (impossibile che lo domandasse la prima ministra Theresa May, che fece la riverenza alla regina il giorno del suo insediamento a capo del governo). Anzi si auspica che questa vicenda sia l’inizio di un movimento democratico e pacifico che porti all’abrogazione della monarchia. È paradossale che nel 2017 ci sia chi abbia privilegi per nascita e i cittadini l’appellativo di sudditi, la cui etimologia rimanda alla parola “sottomettere”. Proprio perché la democrazia  è l’individuo - ciascun uomo è unico e irripetibile, diverso da tutti gli altri (l’opposto dell’equivoco dell’uguaglianza catto-comunista: gli uomini non sono uguali, sono diversi, sono uguali solo di fronte alla legge) prima o poi le monarchie saranno abolite. Tutto ciò fa emergere un altro anacronismo: i nobili esistono in un’epoca in cui tutti gli uomini sono esseri spirituali. Così nel Medioevo, impregnato di spiritualità, i contadini riconoscevano la qualità del nobile, come capivano il significato dei simboli sacri nelle raffigurazioni che decoravano le chiese (si chieda all’uomo della strada di oggi che cosa rappresentano in un affresco il pavone, l’orso, il cinghiale). Va da sé l’importanza del denaro che gli uni e gli altri – nobili e contadini, entrambi esseri spirituali - attribuivano alla ricchezza (ovvio nel senso della pura volontà… ovvio che i contadini materialmente morivano di fame).

Circa gli artisti, bisognerebbe sentire che cosa risponderebbero alla domanda: “Che cosa è l’arte? Chi è un artista?” Ibidem. Stesso discorso di sopra. L’artista era un essere spirituale, al pari del popolo, il destinatario delle sue opere, tanto e vero che non si conoscono i nomi di tanti autori, pittori, scultori, edificatori di cattedrali dell’Alto Medioevo. Si immagini l’importanza –  sempre nel senso della volontà – che essi attribuivano alla ricchezza. Oggi ci ritroviamo con persone che invece di preoccuparsi del loro mestiere, parlano di amore, di giustizia, di pace… Ma così va il mondo… quello dello spettacolo è pieno di individui col diploma da salsicciai (la laurea è quasi un miracolo… è vero che tutto è relativo, ma è più probabile che sia più colto un laureato di chi ha fatto la seconda elementare) che predicano come dei “guru”: amore, giustizia, pace eccetera eccetera.

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