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Cronache
Ponte Morandi, storia di un crollo annunciato

La realizzazione di quanto accaduto pochi giorni fa  a Genova  mediante un post pubblicato da un mio amico mentre mi trovavo in ferie, che inizialmente avevo avuto l’umana  speranza si trattasse di una fake-news,  mi rimarrà impressa tutta la vita proprio come quel famigerato 11 Settembre dove mi ricordo come fosse oggi la splendida giornata di mare trascorsa con gli amici nella spiaggia di Quinto improvvisamente sconquassata da una notizia che serpeggiava funesta tra i bagnanti attoniti tra l’incredulità e l’orrore riguardo l’attententato alle torri gemelle di New York.

Il crollo di ponte Morandi colpisce  chiunque sia nato o viva a Genova  a tal punto da farlo sentire un sopravvissuto anche se in quel momento magari si fosse trovato in vacanza al mare o in montagna in località distanti centinaia di chilometri, perché nei fatti quella tratta autostradale suppliva alla mancanze di una tangenziale o bretella per collegare il centro cittadino con il ponente così densamente popolato, sede di campi sportivi, tra i quali quello del Genoa,  primarie aziende italiane, l’aeroporto e gli scali marittimi principali. Nella mente di tutti noi come un fiume in piena  il pensiero polarizzato alle migliaia di volte che lo si era percorso o lo si era visto imponente al di sotto attraversandolo dalle strade che costeggiano il torrente Polcevera e alzarsi un pensiero fisso e dominante: tra le vittime ci sarei potuto essere anch’io!Ed ecco nascere tra lo sgomento la rabbia alimentata dai ricordi un ponte oggetto di code infinite, sempre pieno di lavori con quel cemento che sembrava sbriciolarsi in polvere e quella eterna domanda: possibile che nessuno l’abbia  interdetto al traffico?

Immediatamente ci si immagina il coro di proteste unanime che sarebbe nato dalla portualità senza un ponte  che collegasse l’est e l’ovest della città con i suoi operatori: termininalisti, armatori, agenti marittimi, spedizionieri e scaricatori avrebbero attraverso la stampa e i convegni mosso mare e monti per farlo riaprire!Tutti i politici ricordano la prima industria di Genova essere il porto, dimenticando la siderurgia, oggi pesantemente vituperata, la metalmeccanica e la cantieristica, omettendo la sua natura problematica ancora oggi irrisolta tra le concessioni dei terminal soggetti a bandi oggetto di altrettante dubbie e temerarie inchieste penali  (chi non ricorda l’arresto dell’allora presidente dell’autorità portuale Giovanni Novi ?), l’insostenibilità finanziaria della CULMV anagramma di Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie con un modello organizzativo ancora da individuare salvata più volte dagli stessi terminalisti che hanno sopperito a un effettivo monte ore lavorative non sufficienti a garantire la continuità necessaria, e lo scarsissimo indotto in termini di forniture che tutto l’apparato necessita tra qualche piazzale da asfaltare di tanto in tanto e un consumo complessivo di energia elettrica che non arriva nemmeno ai livelli di una delle tante acciaierie sparse nel nord Italia.Chi si  immagina un politico, che fa delle spinte vettoriali degli interessi economici sottostanti di un territorio  la propria linfa vitale, mettersi contro tutto e tutti per dar seguito alla segnalazione di qualche professore universitario che ha sollevato delle criticità? Oppure rischiare di perdere centinaia di migliaia di voti della periferia genovese, così già esasperata da infiniti problemi e bellicosa,  votando la realizzazione di una gronda?

Chi si immagina un procuratore capo intervenire e magari sequestrare il ponte Morandi i perché qualche pensionato o qualche comitato di quartiere ha presentato un esposto, come nei fatti è successo, manifestando timori per via dei forti rumori provenienti dalla struttura, dalla caduta dall’alto nemmeno troppa saltuaria di calcinacci? Ed ecco manifestarsi il crollo e tutti i politici da destra (i nuovi al Governo nazionale e locale) a sinistra (i vecchi al Governo nazionale e locale) e la Procura della Repubblica stessa negare vistosamente l’esistenza di segnalazioni formali circa la criticità del ponte; un coro unico generale alzarsi contro i Benetton, azionisti di riferimento di Autostrade per l’Italia, attribuendo alla società concessionaria il ruolo di Belzebù e di aver lucrato alle spalle dello Stato e degli Italiani quando ancora oggi non si capisce chi in Italia debba costruire le autostrade , chi manutenerle, e chi supervisionarle.E tutto ad un tratto i mega dirigenti della società venete, aspramente minacciati della revoca del contratto di concessione delle autostrade, dopo qualche iniziale tentennamento, promettere centinaia di milioni di Euro di indennizzo ai parenti delle vittime, ai 600 residenti, che nel frattempo sono stati sloggiati dalle loro abitazioni per il rischio crollo del moncone della prima campata ancora rimasta in piedi, e un ponte nuovo in 8 mesi tanto quanto un novello Gaio Giulio Cesare che costruendone uno allineando barche e coprendole di travi di legno  attraversò il Reno e invase la terra dei Germani.Belle parole, pura propaganda!Si incontrano i tanti abitanti del quartiere a cavallo di Sampierdarena, dove mi sono recentemente candidato a presidente di Municipio con una lista civica indipendente animoso di portare avanti un nuovo progetto per il territorio,e Rivarolo  si capisce che chi ha potuto ha scelto di andare a vivere in una seconda casa, chi da qualche amico o parente, ma è certo la quotidianità con altri sa di sacrificio e di disagio che forse una seria e affidabile collocazione temporanea in alberghi di livello e la consegna chiavi in mano di un appartamentino carino e confortevole avrebbe evitato.

C’è chi si sfoga pensando, già con l’amaro in bocca, a una ipotetica inchiesta penale a carico dei colpevoli che non si faranno trovare, tra i Benetton che ottacinquenni non vedranno mai la fine di un processo ancora tutto da incominciare, i magistrati continueranno ad operare lungi da quel sano esame di coscienza che da soli non avranno mai la spinta a fare, i politici diranno che non erano competenti, Autostrade per l’Italia offrirà 300.000 Euro ai parenti di ciascuna vittima che verranno rifiutati perché un padre, una madre, un figlio non hanno prezzo e meritano Giustizia anche a costo di spendere i risparmi di una vita e indebitarsi per pagare avvocati e periti fino a quando i giudici individueranno qualche piccolo dirigente in età da pensione da condannare a qualche anno di carcere  come capro espiatorio salvando il buon nome dell’Autostrada dell’Italia e del Ministero dei Trasporti.

Rimarrà allora in tutti Noi un pensiero che mai nessuno ci toglierà dalla mente come il titolo di un film che nessuno avrebbe mai voluto vedere “ponte Morandi, storia un crollo annunciato”!

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ponte morandigenovacrollo ponte genova
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