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Cronache
Prescrizione,Ingroia:"Riforma 5s giusta ma monca.Rischio giustizialismo se..."

"La proposta del ministro M5s Bonafede? La ritengo sostanzialmente giusta ma monca". Antonio Ingroia, ex pm di Palermo, analizza in un'intervista ad Affaritaliani.it l'emendamendo al ddl Anticorruzione che sta facendo litigare il governo. E così, dopo l'ex avvocato di Berlusconi Carlo Taormina che, sempre ad Affaritaliani.it, ha dichiarato che la prescrizione non dovrebbe proprio esistere, ecco l'ex magistrato antimafia che sottolinea i punti positivi ma anche quelli mancanti nella proposta pentastellata.

Antonio Ingroia, che cosa ne pensa della proposta del M5s sullo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado?

Guardi, sono sostanzialmente favorevole alla proposta di Bonafede, però la ritengo monca. Tappa un buco ma non risolve il problema.

In che senso?

Tappa il buco delle troppe impunità da prescrizione ma non risolve il problema endemico della durata dei processi. Allungare i tempi della prescrizione combatte le tecniche dilatorie di chi cerca l'impunità attraverso questo istituto previsto dalla legge ma così non risolve il problema dei tempi della giustizia. Così si danneggiano gli imputati, in particolare quelli innocenti, che esistono, che hanno diritto ad avere una sentenza in tempi ragionevoli. Ancora una volta si tappa un buco invece di risolvere strutturalmente il problema. Certo c'è una differenza. I governi precedenti, in particolare quelli Berlusconi, erano intervenuti privilegiando i diritti di garanzia degli imputati, spesso privilegiati dalla mannaia di una prescrizione troppo corta in confronto alla durata dei processi. Ora invece si vuole fare l'opposto, in ossequio al cosiddetto spirito "giustizialista" del M5s, allungando i tempi della prescrizione sine die senza però accorciare i tempi della giustizia. Ripeto, lo stop alla prescrizione in sé è giusto, anzi io lo farei intervenire già alla richiesta di rinvio a giudizio, ma si tratta di un provvedimento che va per forza di cose inserito in una impalcatura di riforma più ampia che intervenga in maniera importante sui tempi dei processi.

Come si può completare realizzare dunque una riforma della giustizia davvero completa?

Bisognerebbe innanzitutto rivedere il sistema delle impugnazioni, scoraggiando quelli inutili. L'Italia è l'unico sistema giudiziario con un processo accusatorio con triplice grado di giudizio. In alcuni casi, se la Cassazione rinvia, si può arrivare fino a sette gradi di giudizio nello stesso processo. Bisogna assolutamente intervenire su questo. Oggi chiunque in Italia ricorre in appello e in Cassazione perché conviene farlo. Negli Usa, il sistema accusatorio a cui ci si ispira, si arriva raramente al secondo grado di giudizio e ancora più raramente al terzo. Bisogna ridurre le impugnazioni con un serio filtro. In tal senso giusto allungare i tempi della prescrizione per far venire meno i ricorsi utili solo a prendere tempo per mirare all'impunità ma ciò va obbligatoriamente accompagnato a un'azione massiccia di utilizzo delle pene alternative e della depenalizzazione. Si avrebbero molti più riti abbreviati e patteggiamenti, e depenalizzando in maniera seria, si allevierebbe il peso che oggi grava enormemente sulle procure italiane, affollate e appesantite di procedure che potrebbero essere benissimo derubricate a violazioni amministrative. Così i magistrati potrebbero tornare a occuparsi di cose serie e farlo meglio in maniera più veloce. Solo così l'allungamento della prescrizione avrebbe un senso compiuto.

Per fare questo avrebbe senso un'eliminazione del processo d'appello?

Certo che avrebbe un senso. O quantomeno si potrebbe rivedere il processo d'appello, riservandolo a casi dove ci sono pene molto alte come l'ergastolo. Ma sui reati ordinari sarebbe necessario operare un drastico filtro. Ciò cambierebbe anche la psicologia dei giudici, che oggi tendono a comminare una pena più alta in primo grado perché tanto poi in secondo grado normalmente la stessa può essere abbassata o rivista. Rivedendo l'appello i giudici di primo grado non avrebbero più le spalle coperte e sarebbero chiamati a una maggiore responsabilità.

Come giudica l'azione del governo finora su giustizia e contrasto alla criminalità organizzata?

Il governo si sta muovondo a scossoni e a singhiozzo. Ritengo sia una conseguenza inevitabile di un accordo pasticciato tra due forze politiche omogenee solo nel modo di fare opposizione ma disomogenee nel momento in cui devono governare insieme. In materia di giustizia in particolare le differenze sono sotto gli occhi di tutti: da una parte il M5s che ha sempre avuto una vena giustizialista e dall'altra la Lega che ha sempre votato le riforme che hanno favorito l'impunità portate avanti dai governi Berlusconi. Non mi sorprende lo scontro sulla prescrizione e credo che la stessa cosa possa avvenire sulla legittima difesa.

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