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Cronache
Processo Regeni, il padre: "No soldi da autorità". Al sit-in anche Schlein
Giulio Regeni

Processo Regeni, il padre: "No soldi da autorità". Al sit-in accanto alla famiglia anche Schlein

Nuova udienza del processo sul caso di Giulio Regeni, scomparso il 25 gennaio 2016 al Cairo. Interrogati Claudio Regeni, padre del ricercatore friulano, un colonnello dei carabinieri del Ros che ha indagato sulla vicenda e una compagna di studi di Giulio. L’udienza era fissata per le ore 9.30 ma a causa di un problema tecnico ai microfoni è slittata alle 10.20.

Nei confronti dei quattro imputati, il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi e il maggiore Magdi Ibrahim Abdel Sharif, la Procura contesta, a seconda delle posizioni, il concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato. Al centro del procedimento anche le torture a cui è stato sottoposto Giulio per nove giorni prima dell’omicidio. All'esterno della cittadella giudiziaria per mostrare vicinanza ai genitori anche la segretaria del Pd, Elly Schlein: "Ancora una volta siamo qui al fianco alla famiglia Regeni - afferma - Questo è un processo importantissimo ed è una questione che riguarda la nostra Repubblica e non solo una singola famiglia. Non dobbiamo dimenticare che questo processo ha incontrato enormi ostacoli anche per i rapporti con l'Egitto".

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E il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ospite di “Start”, su SkyTg24 afferma: «Sul caso Regeni non rinunciamo alla ricerca della verità. Speriamo di risolvere la vicenda. Stiamo operando con il governo egiziano attraverso la “moral suasion”. Con Zaki siamo riusciti a farlo tornare in Italia, speriamo di avere risultati positivi anche sulla vicenda Regeni».

Caso Regeni, la testimonianza del padre Claudio

In tribunale il padre Claudio tratteggia la vita del figlio: "Dai 4 ai 14 anni io ho vissuto in Australia - riporta La Stampa, - anche con i nostri figli abbiamo molto viaggiato, interessati a capire nuove culture e a parlare diverse lingue. Abbiamo cresciuto anche i nostri figli con questa apertura mentale. Siamo stati molte volte nel sud della Francia, Spagna, Portogallo, Capo Nord, passando per Finlandia, Norvegia, Danimarca. Nel 1999 restammo per un mese in Australia affinché Giulio e Irene conoscessero i miei luoghi. Entrambi appassionati di storia e lingua. Giulio parlava bene inglese, arabo, spagnolo e tedesco e stava studiando francese". Da ragazzo coordinava i giovani di Fiumicello e accoglieva i ragazzi stranieri. "Era molto rispettoso degli altri. È andato via da casa per gli Stati Uniti a 17 anni, a Montezuma, per frequentare un corso di studi che consentiva accesso a università di tutto il mondo. Andò, dal 2007 al 2011, nel nord dell’Inghilterra e l’ultimo anno in Egitto al Cairo. Studiava scienze politiche internazionali e cultura araba. Andammo a trovarlo al Cairo. Il master lo fece a Cambridge e si occupò di Paesi in via di sviluppo nel Mediterraneo, in particolare l’Egitto. Nel 2011 ci fu la primavera araba e approfondì questo tema. Parallelamente ha avuto esperienze anche in Siria".

"Quella dei Paesi arabi è stata una scelta di Giulio, da sempre appassionato di storia araba – continua il padre – poi è andato al Cairo per due mesi, luglio e agosto 2013, nel frattempo cercava un’occupazione per guadagnare. A Oxford analytic era project manager: faceva resoconti, raccolta dati, usati poi da analisti per attività in Paesi in via di sviluppo). Giulio puntava a un lavoro più qualificato e dopo un anno voleva diventare analista e stava cercando di crescere e decise di fare dottorato a Cambridge. Si è dunque licenziato da Oxford e ha iniziato dottorato di ricerca a Cambridge con la professoressa egiziana esperta del mondo arabo Maha Abdelrahman, che divenne sua tutor". Sulla vita sentimentale del figlio, Claudio Regeni ricorda una ragazza israeliana d’origine ma cittadina statunitense, Giulia Roncon, con cui ha avuto una relazione fino al settembre 2015. Aveva avuto delle borse di studio, tra cui anche una della Regione Friuli Venezia Giulia. Durante il dottorato a Cambridge ha avuto un prestito dall’università. Finito il primo anno a Cambridge si è trasferito al Cairo per studiare situazione economica e potenzialità di sviluppo: studiava condizioni lavoratori e sindacati.

Sui suoi guadagni economici, il padre spiega che "Giulio aveva ricevuto stipendio da Oxford analytic. Dopo la sua morte sul suo conto bancario in Italia, Fineco, cointestato con me e aperto quando era andato in New Mexico, il saldo era di 1.481 euro. Su questo conto c’erano solo soldi versati da noi genitori. Aveva un altro conto corrente inglese, con versamenti anche di altri Enti, tra cui Oxford analytic e l’Università di Cambridge per il dottorato, con un saldo di 6.200 sterline. Aveva stile di vita semplice, poco costoso. Non ha avuto retribuzioni da enti statali italiani o inglesi o egiziani. Non ha collaborato con queste autorità".

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