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Cronache
Caos procure, Palamara a Pm: "Io innocente, mai ricevuto denaro"

“Mi sono dichiarato totalmente estraneo alla infamante accusa di aver ricevuto 40 mila euro". A dirlo è Luca Palamara, indagato con l’accusa di corruzione dalla procura di Perugia, al termine dell’interrogatorio al quale è stato sottoposto in mattinata. Secondo Palamara, "si tratta di un’ipotesi che la procura di Perugia ha voluto contestarmi in relazione alla quale ho totalmente fornito ogni elemento per dimostrare di non aver mai ricevuto somme di denaro, di non aver mai avuto rapporti con gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore e soprattutto di non aver mai perorato il nominativo di Giancarlo Longo per la procura di Gela, anche perché non solo non ero nella competente commissione quell’anno come è facilmente riscontrabile ma soprattutto perché a nessuno ho mai indicato tale nominativo”. L’ex presidente dell’Anm, difeso dagli avvocati Benedetto e Mariano Marzocchi Buratti e Michele Di Lembo, ha spiegato inoltre: “Non ho mai avuto l’intenzione di danneggiare l’aggiunto Paolo Ielo e di esprimere giudizi e opinioni che sono stati captati nell’ambito di un attività di intercettazione e che rappresentano esclusivamente momenti di tensio

Indagato per corruzione, l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) e già membro del Csm Luca Palamara è stato perquisito a casa e in ufficio e interrogato ieri dai pm di Perugia.

È sotto accusa per aver accettato soldi e regali dall’imprenditore Fabrizio Centofanti al centro di un’inchiesta per corruzione e compravendita delle sentenze al Consiglio di Stato, assieme agli avvocati Pietro Amara e Giuseppe Calafiore.

In cambio di quei vantaggi Palamara si sarebbe messo a disposizione degli indagati «favorendo (da membro del Csm, ndr) nomine di capi degli uffici cui erano interessati Amara e Calafiore» come ad esempio la Procura di Gela.

Nella giornata più complicata per i pm capitolini, affiorano i nomi di altri due indagati dai magistrati della Procura guidata da Luigi De Ficchy: sono il collega di Palamara a Roma, Stefano Rocco Fava e il consigliere del Csm Luigi Spina. L’uno e l’altro avrebbero contribuito a informare l’ex presidente del-l’Anm sull’inchiesta in corso, rivelando dettagli cruciali e ovviamente riservati.

A Spina si contesta di avergli rivelato l’esistenza dell’inchiesta a suo carico dopo la comunicazione arrivata al Csm, con i nomi degli altri soggetti coinvolti «e a particolari emergenti da alcune intercettazioni». Quanto a Fava, «rispondendo alle plurime e incalzanti sollecitazioni (di Palamara, ndr) gli rivelava come gli inquirenti fossero giunti a lui specificandogli che gli accertamenti erano partiti dalle carte di credito di Centofanti e si erano estesi alle verifiche dei pernottamenti negli alberghi».

Di tutte queste informazioni Fava era in possesso in quanto pm titolare dell’inchiesta su Centofanti e soci. Ed è proprio indagando su quei pernottamenti che i finanzieri del Gico hanno trovato elementi a sostegno della presunta corruzione di Palamara: «Viaggi e vacanze (una anche a Dubai, ndr) a suo beneficio e a beneficio di familiari e conoscenti ed anche un anello non meglio individuato del valore pari a euro 2 mila in favore dell’amica Adele Attisani». Non solo. Palamara avrebbe ricevuto 40 mila euro per facilitare la nomina a procuratore capo di Gela di Giancarlo Longo, il magistrato che fu arrestato per ordine dei giudici di Messina con l’accusa di corruzione.

Palamara era stato convocato a Perugia per il 7 giugno, ma ieri, accompagnato dagli avvocati Mariano e Benedetto Buratti, si è presentato nella caserma della Guardia di Finanza per essere interrogato. Oltre cinque ore domande dei pm Gemma Miliani e Mario Formisano, ma proseguirà oggi. Ma intanto ha detto: «I veleni della Procura di Roma si stanno abbattendo sulla mia persona per scalfirne moralità e dignità. Sto chiarendo punto per punto fatti che attengono alla mia sfera intima e privata». Agli investigatori ha consegnato «una serie di ricevute e altre posso portarne per dimostrare che non ho preso soldi, né ho fatto favori». E sulle nomine si difende: «Chiunque conosce le dinamiche del Consiglio sa benissimo che trattandosi di un organo collegiale le decisioni non vengono prese da uno solo. Non ho mai avuto nessun tipo di rapporti con Amara e Calafiore, mentre ho specificato modalità e circostanze della mia amicizia con Centofanti».

 

 

 

Bufera Procure: "a Palamara 40 mila euro per nomina"

Il pm della procura di Roma, Luca Palamara, quando rivestiva il ruolo di componente del Csm avrebbe ricevuto 40 mila euro dagli avvocati Giuseppe Calafiore e Piero Amara per favorire la nomina di Giancarlo Longo a procuratore di Gela, non andata in porto. E' quanto emerge dal decreto della perquisizione disposta dalla Procura di Perugia nei confronti dell'attuale sostituto procuratore a piazzale Clodio.

PROCURA ROMA: PM PERUGIA, 'CONSULENTE PROCURA DISSE A PALAMARA DI FRATELLO IELO' 

Un professionista, anche consulente della procura, secondo quanto riportano i magistrati umbri nel decreto di perquisizione, avrebbe informato il pm di Roma Luca Palamara, oggi indagato per corruzione a Perugia, di avere "raccolto informazioni compromettenti sul conto del collega Ielo". La circostanza per i pm perugini emergerebbe anche da alcune conversazioni telefoniche intercorse con questo consulente "che evidentemente a conoscenza delle intenzioni di Palamara lo informa di aver acquisito informazioni sul fratello del dottor Ielo che potrebbero danneggiare quest'ultimo". "Non vi è dubbio - continuano i magistrati umbri nel decreto - che tale ipotesi va accertata e verificata sia in un senso che nell'altro al fine di fugare il dubbio che si stia cercando di alterare il quadro probatorio". 

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