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Cronache
Puglia, operaio in cella 21 anni da innocente. Tutta colpa di una consonante

La storia di un operaio pugliese, accusato dell’omicidio di un amico per una parola dialettale interpretata male

Accusato dell'omicidio di un amico per una parola dialettale interpretata male. E' l'incredibile vicenda di Angelo Massaro, raccontata da Il Giornale. "Sono le 8.33 del mattino del 17 ottobre 1995 quando Angelo Massaro chiama la moglie Patrizia Macripò e dice quella frase sventurata che lo scaraventa in un mare di guai. Patrizia, la consorte, è preoccupata come solo le mamme possono esserlo, perché il piccolo Antonio deve andare all’asilo e si sta facendo tardi. Ma Angelo si smarca: «Soltanto che io sto ancora a San Marzano e devo andare a portare il morto e che sto sopra la strada… che devo portare a Fragagnano»".

Spiega ancora il Giornale: "Morto, anzi muert, nel dialetto di quel pezzo di Puglia. O forse no: muers, anzi muers de coso, un oggetto pesante. Gli investigatori, che hanno messo il telefono di casa Massaro sotto controllo, fanno un balzo sulla sedia. Nessun dubbio. Per loro, quell’operaio sta trasportando il corpo di Lorenzo Fersurella, un giovane scomparso nel nulla proprio a Fragagnano, in provincia di Taranto, sette giorni prima, il 10 ottobre 1995".

Massaro "come ripeterà all’infinito, sta spingendo un muers o muerse, insomma un oggetto pesante, anzi una pala meccanica. Anche se, nota qualcuno, muers è un aggettivo e avrebbe bisogno di un sostantivo. Una T o una S, comunque, ma è inverosimile che un pregiudicato, una persona scafata, possa lasciarsi sfuggire nel dialogo con la moglie un’affermazione così cinica e gratuita, spropositata e fuori luogo mentre si sta parlando di asilo", scrive ancora il Giornale.  

L'uomo si è fatto ventuno anni di galera, dal 15 maggio 1996 al 23 febbraio 2017. Angelo, al momento della cattura, ha 29 anni. Tra l'altro, come racconta il Giornale, "iil corpo di Fersurella non verrà mai ritrovato e tuttora l’omicidio è un mistero senza soluzione. La pala meccanica invece viene descritta nei dettagli e salta fuori, almeno in foto, con corredo di informazioni sui lavori in corso. Ma le argomentazioni non fanno breccia nei magistrati che grado dopo grado confermano le accuse".

Alla fine l'uomo era innocente. Ma ha trascorso in cella 21 lunghissimi anni. Per una consonante.

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