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Cronache
Quarto, Capuozzo: "Sì, a noi voti sporchi"

"Cacciata dal Movimento? Direi meglio: espulsa". Si sente tradita? "Mi sento tranquilla. E i miei consiglieri comunali sono uniti. Noi a Quarto porteremo avanti un grande progetto Cinque stelle, ma senza il simbolo ". E allora come fa a chiamarlo ancora M5S? Rosa Capuozzo qui interrompe il passo svelto con cui cerca in tutti i modi di sottrarsi alle domande, offre a labbra serrate una risposta come una rasoiata: "Guardi che il Movimento sono i princìpi". Sottinteso, non Grillo.

È buio quando il sindaco di Quarto esce dalla Procura, dopo tre ore, la sua quinta audizione dinanzi agli inquirenti su quel ricatto in odore di camorra contestato al suo ex consigliere grillino Giovanni De Robbio, collegato all'imprenditore delle pompe funebri vicino ai clan Alfonso Cesarano. Pressioni di cui lei è vittima, ma non ha mai denunciato. Perché? Lei lo avrebbe spiegato così, ieri sera, al pm Henry John Woodcock coordinato dai procuratori aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli: "Solo dopo me ne sono resa conto, e se non l'ho detto alle forze dell'ordine è stato per salvare il Comune".

La sua figura tesa e stanca è l'ultima istantanea di un'altra dura giornata: una maratona durante la quale sono stati sentiti come testi anche i due consiglieri grillini, Alessandro Nicolais e Concetta Aprile. Ques'ultima lascia la Procura e dice: "Il Movimento ci ha abbandonato. Come agnelli in mezzo ai lupi. La bomba esploderà vedrete, anche a Roma, a Napoli. Non siamo attrezzati a fronteggiare queste infiltrazioni ".

Intanto dalle carte affiorano altri elementi inquietanti. Oltre a De Robbio, ecco il nome di un altro grillino di punta, Francesco Romano, inizialmente candidato sindaco al posto della Capuozzo (si ritirerà perché anch'egli accostato a un abuso edilizio): non è indagato ma, secondo l'informativa dei carabinieri, "riveste un ruolo importante" ed è mediatore di rapporti opachi con Ferro e Cesarano nella vicenda dell'assegnazione dello stadio comunale ormai sottratto alla squadra antiraket.

"CAPUOZZO: DE ROBBIO HA VOTI DI CAMORRA"
Lo sospettava lei stessa. E ora lo dicono le carte. È il 25 novembre scorso, ben venti giorni prima dell'epulsione di De Robbio dal M5s. a Capuozzo viene sentita dal pm su racket delle pompe funebri a Quarto. Le chiedono di De Robbio, lei ammette solo di "non essere in buoni rapporti". Poi, a domanda, risponde: "Sì, non posso nascondere che ho sentito e forse letto come insinuazione che De Robbio sia stato eletto con i voti della camorra".

"IL COMUNE LO GESTIAMO NOI"
È emblematica la conversazione del 9 luglio 2015 tra l'imprenditore-boss, Cesarano, e l'ex consigliere comunale Pd Mario Ferro, l'uomo su cui doveva inizialmente convergere il consenso inquinato.

Ferro: "Questa sta facendo il gruppo dei "forestieri" e noi ci dobbiamo far capire a Quarto chi è Quarto.. Chi è che lo deve gestire, il Comune? Noi o loro?".
Cesarano. "È normale".
F: :"Perché lei non si deve credere che gliel'ha data il nonno la sedia, la poltrona che tiene. .. Questa non tiene nemmeno il suo voto a Quarto...". Cesarano annuisce, e Ferro continua, alludendo alla Capuozzo."Senti, mezza scema... quelli che ti possono risolvere i problemi , li tengo io a Quarto, tengo imprenditori, tengo gente con esperienza politica del passato, che tu non capisci niente".

L'ALTRO GRILLINO CON AMICI SOSPETTI
C'è un altro 5stelle gravato dal sospetto e ritenuto nell'area dei legami pericolosi . Ha infatti rapporti con Cesarano. Nell'informativa del 3 settembre 2015, i carabinieri ricostruiscono puntualmente la rete che, di fatto, avrebbe dovuto riportare la gestione dello stadio comunale nelle mani del clan Polverino per il tramite di Cesarano. E in questa strategia, la Procura individua i ruoli specifici dei politici: Mario Ferro, ex Pd, sarebbe così "l'intermediario presso i 5 Stelle attraverso le figure di Francesco Romano e De Robbio", entrambi grillini. È proprio lo stadio uno dei temi che accende il conflitto tra De Robbio e la Capuozzo. Lanuova giunta decide per la gestione comunale, ma toglie così la convenzione alla "Nuova Quarto" per la legalità, la squadra di calcio rinata dopo il sequestro antimafia su impluso del magistrato (ora in Csm) Antonio Ardituro. Ma è proprio questo che non piace a un fronte trasversale del territorio.

"NONVOGLIAMO GIUDICI TRA I PIEDI"
In una telefonata del 6 luglio 2015, Mario Ferro parla con Cesarano. E gli racconta di aver detto a Romano che "Catalano (l'amministratore giudiziario di quella squadra antiracket, ndr) deve lasciare la squadra e se ne deve andare". Il motivo? Ferro spiega: "Deve subentrare una nuova società senza debiti". E soprattutto: "Senza nessuno alle spalle che siano magistrati o giudici".

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