Quel turpiloquio giovanile che i pedagogisti declassano a ragazzate
Pedagogisti ed educatori liquidano le parolacce e le offese a Dio, alla stregua di innocue ragazzate
Quotidianamente i media narrano di ragazzi che minacciano docenti, adolescenti che bullizzano i compagni e bambini che mettono in atto comportamenti aggressivi verso coetanei e insegnanti. Raramente gli organi di informazione segnalano o denunciano l'orrendo vizio del turpiloquio e della bestemmia che ha preso piede nell'universo giovanile.
A partire dai dieci/undici anni in su (in non pochi casi anche prima) è praticamente impossibile trovare gruppi di adolescenti che non bestemmino o capaci di comunicare senza slang boccacceschi.
Pedagogisti ed educatori liquidano le parolacce e le offese a Dio, alla stregua di innocue ragazzate. Invece, i pochi preti sani sopravvissuti al modernismo, considerano le bestemmie un vero e proprio urlo dell'inferno. L'espressione dei preti, potrebbe sembrare demodè e fuori luogo, ma non lo è affatto. Basterebbe semplicemente chiedersi: come è possibile che nel giro di pochi anni, le qualità distintive dei bambini, vale a dire l'innocenza, l'amore e la purezza svaniscano nel nulla e riemergano prepotentemente trasformate sotto forma di male?
Il poeta francese Charles Boudleaire diceva che "la più grande astuzia di satana è far credere che non esiste". Senza scordarsi le responsabilità primarie dei genitori (dietro un figlio che bestemmia c'è sempre un genitore che fà altrettanto), l'ipotesi del regista&suggeritore occulto ventilata da Boudleaire è l'unica plausibile.
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