Referendum, Gianni Tonelli (Sap):"Voto No. Il 6 dicembre tagli alla sicurezza"
Il segretario del sindacato di Polizia Gianni Tonelli: "Al Referendum voto No, si rischia deriva autoritaria. Il 6 dicembre Renzi taglia sulla sicurezza"
di Lorenzo Lamperti
@LorenzoLamperti
"Domenica voterò No e lo farò in maniera molto convinta". Gianni Tonelli, segretario nazionale del Sap (Sindacato autonomo di Polizia), interviene nel dibattito sul Referendum costituzionale in un'intervista ad Affaritaliani.it.
Gianni Tonelli, qual è l'orientamento del Sap sul Referendum costituzionale di domenica?
Personalmente ritengo questo Referendum sbagliato nella forma e nel merito. Personalmente, se non fossi laureato in giurisprudenza non ci avrei capito nulla perché mi sarebbero sfuggite tre milioni di sfumature che sono di vitale importanza in questa riforma.
Che cosa non le piace di questa riforma?
Il corpo elettorale viene decapitato, creiamo un bicameralismo imperfetto e 50 milioni di euro di tagli non bastano neanche per offrire un caffè all'anno agli italiani. Il taglio vero sarebbe stato toccare quel milione e mezzo di personaggi che si foraggia intorno alla politica. Quella di Renzi invece è una manovra populistica che cerca di sfruttare l'avversità del corpo elettorale verso la classe dirigente. La riforma inoltre rafforza il potere esecutivo senza controbilanciarlo con gli altri poteri. Risultato: il 16% dell'elettorato totale del Paese si ritroverà a essere rappresentato con una maggioranza quasi assoluta all'interno del parlamento. C'è poi un altro aspetto inquietante...
Quale?
Il Presidente della Repubblica viene svuotato della sua funzione super partes e diventerà una figura politica. Questo perché con una maggioranza così forte il Quirinale diventerà una nomina del tutto politica. E questo avrà pesanti riflessi anche sulle nomine dei giudici della Corte costituzionale. Dovremmo migliorare l'efficienza dei poteri di controllo del corpo elettorale. Per avere più fiducia nella classe dirigente bisognerebbe semmai istituire l'elezione diretta del capo di Stato. Con questa riforma lo Stato persona si allontana sempre di più dallo Stato comunità. E allora viene da chiedersi se con la vittoria del Sì la sovranità apparterrebbe al popolo o a un'oligarchia.
Secondo lei c'è il rischio di una deriva autoritaristica?
Assolutamente sì, il rischio esiste eccome. L'Italia rischia di essere diretta sempre di più da oligarchie autoreferenziali.
C'è poi stato l'incontro con il governo per parlare dei tagli alla sicurezza?
Macché, non ancora. Era stata convocata la riunione per mercoledì 14 novembre alle 17,30 ma poi ci è arrivata la disposizione di doverlo rinviare a dopo le elezioni. Quindi da una parte hanno anticipato l'accordo coi sindacati prima del voto e dall'altra hanno rinviato l'incontro con noi per non dover parlare dei tagli alla sicurezza. Alle forze dell'ordine mancano 45 mila uomini, 17 mila solo nella Polizia. Ci sono 4 mila agenti in meno che possono svolgere operazioni antimafia. Poi parlano di Falcone e Borsellino mentre decapitano la capacità dello Stato di agire contro le mafie. E non significa che se le mafie sono silenti siano meno pericolose, anzi.