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Cronache
Regeni, coinvolti i Servizi Segreti? In Egitto: "Ucciso da apparati stranieri"

Nel filmato inedito diffuso nella giornata di martedì ci sono le prove che nel caso Giulio Regeni sono implicati i servizi segreti egiziani. La telecamera nascosta fu fornita ad Abdallah da un ufficiale della National security agency egiziana, una struttura direttamente collegata al ministro dell'Interno Ghaffar. Ma dall'Egitto arrivano nuove ipotesi...

DALL'EGITTO: "GIULIO REGENI, ANNUNCI ENTRO 1-2 MESI"

Il caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto in circostanza ancora da chiarire, puo' giungere ad una svolta, e "presto mi aspetto annunci, tra uno o due mesi". Lo ha detto Ahmed Said, presidente della commissione Affari esteri del Parlamento egiziano, a margine dell'audizione in Parlamento europeo. "Il caso giungera' a conclusione", ha assicurato senza entrare nel merito della questione, ma dicendosi "confortato dal fatto che le autorita' italiane si siano dette soddisfatte dai progressi" compiuti nelle indagini e dalla informazioni riceveuti dai servizi egiziani. "E' nell'interesse di tutti trovare una soluzione" al caso Regeni, "e penso che ci vorra' un mese o due prima che le cose si chiariscano". Said ha quindi garantito di essere disposto a "fare tutto il possibile perche' la questione si risolva una volta per tutte". Nel corso dell'audizione Said, prima di affrontare il caso Regeni, ha ricordato che l'Egitto e' un Paese fortemente dipendente dal turismo, settore da cui dipende circa il 75% delle persone con un lavoro. La percezione che gli stranieri hanno dell'Egitto e della sicurezza in Egitto gioca un ruolo nella presenza di turisti, e il caso Regeni potrebbe incidere.

IL SINDACALISTA DEL VIDEO: "REGENI ERA UNA SPIA, UCCISO DA APPARATI STRANIERI"

Giulio REGENI "era una spia, l'ho indotto a parlare e l'ho registrato". Resta convinto della sua versione il capo del sindacato dei venditori ambulanti egiziano, Muhammad Abdallah, che in un'intervista al portale di notizie egiziano 'Shorouk' ha affermato di aver segnalato il ricercatore italiano alla polizia mosso da "spinta nazionalistica", ma sostiene che dietro la sua morte ci siano "apparati stranieri". Nei giorni scorsi, la tv egiziana ha diffuso un video che mostra l'ultimo incontro tra il ricercatore, scomparso al Cairo il 25 gennaio dello scorso anno e trovato morto 9 giorni dopo sull'autostrada Il Cairo-Alessandria con evidenti segni di tortura sul corpo, e il sindacalista, che all'insaputa di Regeni ha registrato la conversazione. Era il 7 gennaio, pochi giorni prima della scomparsa del ricercatore, e Abdallah gli spiega di avere bisogno di soldi perché la moglie è malata di cancro e la figlia ha problemi di salute: "Ho inventato questa storia per trascinarlo nel discorso e mostrare che era una spia", ha spiegato, aggiungendo che "le domande da lui fatte nei cinque giorni precedenti erano sospette". Tra queste, "domande sulla rivoluzione, sulla repressione dei venditori ambulanti da parte della polizia, sulla natura del loro lavoro e sulle loro condizioni sociali", ha ricordato il sindacalista, sostenendo che Regeni "mi aveva proposto di partecipare a un bando britannico per ottenere 10mila sterline, che avrebbe ottenuto in coordinamento con un centro per i diritti, e questo in cambio delle informazioni che gli chiedevano". Il riferimento è al Centro egiziano per i diritti economici e sociali, dove Regeni era in contatto con l'attivista Hoda Kamel, responsabile del dossier dei lavoratori per il Centro, che in un' intervista, ieri, ad Aki-Adnkronos International ha affermato di essere stata "purtroppo" lei "a far conoscere Giulio Regeni e Muhammad Abdallah".

LA FAMIGLIA DI GIULIO REGENI: "ABBIAMO VISTO TUTTO IL MALE DEL MONDO"

"Abbiamo visto e stiamo vedendo proprio tutto il male del mondo. Questo male continua a svelarsi pian piano": cosi' la famiglia di Giulio Regeni nel primo anniversario della morte del ragazzo, mentre continua a chiedere verita' per il figlio. "E' stato un anno intenso, terribile - dice la famiglia Regeni - un viaggio nell'orrore che diventa sempre piu' profondo man mano che ci addentriamo nei particolari: si e' vero, abbiamo visto e stiamo vedendo proprio tutto il male del mondo". "Questo male - prosegue la famiglia - continua a svelarsi pian piano, come un gomitolo di lana, ma questo oltre ad essere il frutto di un costante lavoro di chi segue le indagini e' anche il risultato della vicinanza di tutte le persone che in Italia e nel mondo chiedono con noi 'verita' per Giulio Regeni'. Un fiume d'affetto, un fiume in piena che domani speriamo si riversi nelle piazze con fiaccole accese per Giulio per la giustizia di coloro che non sono rispettati nei loro diritti umani. "Grazie ancora - conclude la famiglia - la solidarieta' e' qualcosa di tangibile, di umano, e' tutto il bene del mondo!".

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regeni servizi segretiregeni apparati stranieriverità giulio regenigiulio regeni verità
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