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Cronache
"Riforma Renzi? Sembra scritta dalla P2. E il piano è solo all'inizio"

di Lorenzo Lamperti
twitter11@LorenzoLamperti

"Licio Gelli e Matteo Renzi? Hanno tantissime cose in comune". Aldo Giannuli illustra in un'intervista ad Affaritaliani.it i contenuti del suo nuovo libro "Da Gelli a Renzi (passando per Berlusconi)" (Ponte alle Grazie)

Aldo Giannuli, nel suo libro fa un parallelo tra la concezione politica di Gelli e quella di Renzi. Quali sono i punti in comune tra i due?

In primo luogo hanno in comune la cultura politica. Renzi, Gelli e anche Berlusconi sono tutti nel solco della cultura politica antiparlamentare che privilegia la centralità del governo a scapito delle camere. Renzi e Gelli hanno in comune anche la base sociale, che si identifica in quel "partito toscano" che è una particolare mescolanza di piccole e medie banche che aspirano a entrare nella stanza dei bottoni della finanza. Un parterre al quale si aggiunge una borghesia arrampicatrice che vuole sedersi al tavolo principale senza avere particolari meriti. Il terzo aspetto in comune tra Renzi e Gelli è quello della concezione della politica come di un campo privo di limiti di carattere etico. Gelli mirava a imporre la sua idea attraverso un colpo di mano. Renzi lo sta facendo attraverso una politica di imposizione interna al suo partito. Tra i tre Berlusconi è certamente il più moderato.

Renzi però non sta provando a imporre la sua riforma costituzionale con un colpo di Stato.

No, certo ma per Renzi qualsiasi accordo, compromesso o coalizione è un inciucio. Renzi vuole una Costituzione di tipo presidenziale ma priva dei controlli che le repubbliche presidenziali serie prevedono. Non chiesto un accordo con nessuno ma ha imposto la sua riforma con la centrale solidarietà di Napolitano. Il 4 dicembre si andrà a votare su una riforma nata dopo una gestione scandalosa della discussione parlamentare. Nelle forme è stato rispettato l'articolo 138 della Costituzione ma nelle forme e nella sostanza si è verificata una rottura del patto costituzionale.

Perché afferma questo?

Il danno Renzi lo ha già fatto. Comunque vada, il 4 dicembre lo scarto tra Sì e No sarà minimo. Dunque Renzi ha spaccato il Paese. Si pensi che la Costituzione vigente è stata invece creata da un'assemblea costituente votata dall'83% degli italiani e con la partecipazione di tutti. Qui invece rischiamo di vederci imposta una nuova costituzione che è il risultato dell'idea di un partito (e nemmeno tutto) che ha preso il 25% alle scorse politiche. Si tratta dunque di un'imposizione da parte di una minoranza. Renzi non vede il Pd come un movimento di partecipazione politica, lo ha trasformato in un partito incentrato sul suo leader, attorniato da una ristretta corte (il cosiddetto giglio magico), con l'appoggio di comitati elettorali che non hanno modo di incidere sulla linea politica, proprio come Gelli prefigurava nel Piano di rinascita democratica (Prd). Renzi manda al diavolo le opposizioni interne e opera un'eliminazione dei corpi intermedi.

Nel libro scrive che Gelli ha utilizzato la P2 come uno strumento per avere il potere, senza credere nemmeno per un secondo ai rituali della massoneria. E' successa la stessa cosa per Renzi con il Pd?

Certo, per entrambi l'importante è conquistare il potere, che ci arrivi da una scala o dall'altra è irrilevante. L'unico programma è mantenere il potere, il resto sono affari di famiglia. D'altra parte, senza ricamarci su, ricordiamoci che Banca Etruria è una creazione di Gelli. Gelli era fascista ma non ha fatto fatica a mettere da parte le sue convinzioni e trattare con chiunque. Il primo riferimento politico di Renzi è quella Dc toscana non lontana dalle logge. Non dimentichiamo che il leader della Dc toscana era Fanfani, che aveva una solida militanza fascista antecedente alla Dc. Insomma, è quell'ambiente politico fatto di provincialismo, arroganza e volontà di occupazione del potere.

Quali sono i cardini di questa concezione politica nei rapporti internazionali?
 
I punti di contatto più grossi sono le relazioni con Israele e il rapporto privilegiato con la destra repubblicana americana. In questo senso è centrale la figura di Michael Ledeen, negli anni vicino a Renzi quanto a Luca Lotti. Allo stesso modo un altro punto in comune è il rapporto ambiguo con l'Est. Renzi è il principale oppositore delle sanzioni alla Russia di Putin. Non si tratta di una contraddizione politica, ricordiamoci che in questo momento storico i repubblicani sono molto più vicini a Mosca di quanto non lo siano i democratici.
 
Qual è l'obiettivo finale di Renzi con questa riforma costituzionale?
 
Questo è solo il primo tempo della riforma costituzionale. L'obiettivo è avere, con la vittoria del Sì, una sorta di autorizzazione a procedere. In caso di vittoria referendaria il passo successivo sarebbe l'attenuazione dell'articolo 138 e la riforma della prima parte della Costituzione. Insomma, questo è solo l'inizio. Renzi pensa al G8 e vuole un'Italia nella quale il parlamento non conti nulla.
 
Qual è stato il ruolo di Napolitano?
 
Napolitano ha avuto un ruolo istituzionalmente molto disinvolto. Il presidente della Repubblica giura fedeltà alla costituzione vigente e non a quella che vorrebbe fare lui.
 
Insomma, la riforma di Renzi è il compimento di alcune delle idee di Gelli?
 
Sì, certo. La riforma sembra sia stata scritta dalla P2, modellata da Renzi secondo un modello adattato ai tempi della globalizzazione neoliberista. Ciò gli servirà a modificare la prima parte della Costituzione così come vuole Jp Morgan.
 
9788868336080
 

DA GELLI A RENZI (PASSANDO PER BERLUSCONI). Il piano massonico sulla "rinascita democratica" e la vera storia della sua realizzazione (PONTE ALLE GRAZIE). Di Aldo Giannuli

Licio Gelli, capo indiscusso della P2, la più potente e controversa loggia massonica italiana, non è stato semplicemente un grande cospiratore, appartenente a un’epoca ormai superata. Al contrario, le idee promosse dal «maestro venerabile» sono progressivamente confluite nella cultura politica dei partiti che avrebbero governo l’Italia dagli anni Ottanta in poi. In questo saggio-inchiesta, che ricostruisce la parabola della P2 al di là del mero piano giudiziario o cronachistico, si mettono a nudo – attraverso un’accurata analisi della sostanza del programma gelliano – i tanti elementi di continuità con la situazione attuale. Ne emerge un quadro sconvolgente: il famigerato Piano di Rinascita Democratica, sequestrato nel 1985, appare oggi come una sorta di prontuario delle «riforme» che sarebbero state attuate nel trentennio successivo, e insieme un documento profetico in grado di descrivere i processi degenerativi avvenuti nello stesso periodo sul piano sociale, culturale e dell’informazione; una lenta e inesorabile discesa verso forme di autoritarismo «dolce», che dal piduismo (attraverso il lungo intermezzo dominato dalla figura di Silvio Berlusconi) conduce a Matteo Renzi e in particolare al suo disegno di riforma della Costituzione, lasciando presagire nuovi e infausti sviluppi.
Tags:
renzi gelli massoneria
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