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Cronache
Riciclaggio contante. L’ombra delle mafie. Boom in Lombardia,Toscana ed Emilia

 

 

Il riciclaggio di denaro sporco è una questione soprattutto del Nord Italia. Lo sapevamo già, considerando quel principio di buon senso che dice “dove stanno grandi quantità di denaro lì arrivano le mafie” o almeno ci provano. Ma nulla è davvero come sembra.

 

Uno studio pubblicato dell'Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, pubblicato il 31 luglio 2019 e a cura di Michele Giammatteo, spiega che sarebbero la Lombardia e le rosse Toscana ed Emilia Romagna le regioni a più alto rischio di riciclaggio di denaro sporco. Nello studio “L'uso di contante e il riciclaggio: un'analisi del caso italiano su dati disaggregati” l'Unità di Informazione Finanziaria ha seguito le movimentazioni di contante non coerenti con il tessuto economico del territorio. E le tre regioni hanno primeggiato in questa classifica non proprio encomiabile e che ribalta i luoghi comuni della solita retorica.

 

La principale fonte di dati impiegata dallo studio è stata la banca data delle Segnalazioni Antiriciclaggio Aggregate (Sara) della Uif (Unità di Informazione Finanziaria per l'Italia), utilizzata per ottenere i dati sui versamenti in contante e anche su quelli diversi dal cosiddetto contante (cioè assegni e bonifici), sul numero di operazioni per sportello e sul numero di sportelli per Comune.

 

I dati Sara sono riferiti a tutte le operazioni di pagamento pari o superiori alle 15.000 euro (anche quelle operazioni che sono frazionate) ed effettuate in Italia da un intermediario per la propria clientela. L'anno analizzato è il 2015 e riguarda un campione di 45.485 casi. Secondo i dati più recenti del 2017, la Uif ha ricevuto 102 milioni di segnalazioni Sara corrispondenti a 329 milioni di singole operazioni, per un valore complessivo in denaro di 29.000 miliardi di euro. Una cifra non irrilevante. In molti casi le aree territoriali considerate mostrano una concomitante presenza rilevante di organizzazioni criminali. Quindi appare coerente che queste movimentazioni di contante non coerenti con il tessuto economico possano nascondere attività di riciclaggio delle “organizzazioni” locali.

 

Infatti da numerose indagini delle Dda risulta che l’obiettivo delle mafie italiane è sempre più quello di diversificare gli affari che nelle fasi più avanzate del business diventa centrale, cioè passare dall’illecito al lecito, in un sistema di riciclaggio che coinvolge imprese di vario livello, tecnici specializzati, attività finanziarie e tecnologie avanzate.

 

L’elevato utilizzo di contanti di questo tipo, non parliamo del piccolo “nero” di sopravvivenza, coincide con persone e società giuridiche collegate a Paesi che garantiscono l’anonimato societario o evidenziano carenze nelle regolamentazioni nazionali antiriciclaggio o che hanno alle spalle schemi negoziali che interrompono la relazione di prova tra entità legale e titolare effettivo dei capitali.

 

Per ‘Ndrangheta, Camorra e Cosa nostra è fondamentale investire denaro in settori solo in apparenza leciti, come l’intrattenimento, le costruzioni, i servizi di alloggio, l’agroalimentare, la ristorazione. E questo accade soprattutto in quelle aree dove la soglia di attenzione sul fenomeno è bassa. Il tutto con una particolare propensione e attenzione a reperoire anche fondi pubblici e finanziamenti erogati alle imprese per il supporto alle attività.

 

 

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