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Cronache
Riciclaggio: ordine arresto (non eseguito) per Tulliani, cognato di Fini

Riciclaggio: ordine arresto (non eseguito) per Tulliani, cognato di Gianfranco Fini


Ordinanza di custodia cautelare in carcere per Giancarlo Tulliani. Al cognato dell'ex presidente della Camera Gianfranco Fini è contestato il reato di riciclaggio nell'ambito dell'inchiesta sui rapporti (ritenuti illeciti) della famiglia con il "re delle slot" Francesco Corallo.

Anche Gianfranco Fini è indagato per lo stesso reato. Tulliani è risultato però irreperibile: è residente da tempo a Dubai e il provvedimento restrittivo, firmata dal gip Simonetta D'Alessandro e sollecitato dal pm Barbara Sargenti e dall'aggiunto Michele Prestipino, non è stato eseguito. Per la magistratura italiana risulta irreperibile.

 

Riciclaggio: inquirenti, Gianfranco Fini non poteva non sapere

 

Non e' vero che Gianfranco Fini ebbe notizia di Francesco Corallo, della sua esistenza, e della sua attivita' solo dopo l'incontro nel luglio del 2004, quando trascorse una vacanza a Saint Maarten pagata dall'imprenditore. La Procura di Roma e il gip Simonetta D'Alessandro, nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata nei confronti del cognato Giancarlo Tulliani, scrivono che era gia' singolare che in un partito come An dall'accentuata connotazione gerarchica, il Segretario ignorasse l'esistenza della vicende di un gruppo industriale che si preparava all'accesso a livello nazionale e all'esito di una gara bandita anni prima da un Governo di cui Fini stesso era parte, per il lucrosissimo settore del gioco legale. A confermare i dubbi degli investigatori e' stato l'ex parlamentare Amedeo Laboccetta che pochi giorni fa, correggendo buona parte delle dichiarazioni rese lo scorso dicembre durante un interrogatorio di garanzia, ha retrodatato al 2002 (anno in cui fu approvata la legge 289 in materia di giochi) la preparazione della societa' di gioco legale ad opera di avvocati intranei ad Alleanza Nazionale e a uomini vicinissimi a Fini. I rapporti tra Corallo e Giancarlo Tulliani, con la sua famiglia, sarebbero sorti solo successivamente, quando l'imprenditore - secondo la ricostruzione degli inquirenti - costitui' delle societa' off shore per loro per la realizzazione di una serie di significativi affari immobiliari, nella speranza che il rapporto con Fini gli tornasse sempre utile soprattutto per superare una serie di difficolta' con strutture istituzionali maturate dopo l'esito della gara. E per diversi anni, a partire dal 2007-2008, i Tulliani, a parere di chi indaga, diventano di fatto centrali ai fini della ricezione di ingentissime somme di denaro e varie utilita' provenienti da Corallo. La vendita della casa di Montecarlo e' solo uno degli episodi che dimostrano come Corallo si sia attivato senza risparmio di risorse per diventare di fatto un socio dei Tulliani. E quando lui dopo qualche anno esce di scena, ecco che i Tulliani hanno in mano tanti di quei soldi da poter svolgere operazioni che lasciano tracce evidenti, come bonifici o vendita di appartamenti e relativa ripartizione dei proventi. Secondo i ricordi di Laboccetta, nel 2008 Tulliani, anche a nome di sua sorella e di Fini, informo' Corallo che avrebbe dovuto aiutarli a comprare una casa a Montecarlo. Fu fatta una riunione negli appartamenti della Camera, presenti Giancarlo ed Elisabetta Tulliani, Fini, Corallo e lo stesso Laboccetta. In quella sede, Fini disse che lui e la compagna desideravano una casa proprio nel Principato aggiungendo testualmente 'siamo certi che vorrai aiutarci ad esaudire questo nostro desiderio'. Al che Corallo si dichiaro' disponibile.

 

 

Riciclaggio: inquirenti, Gianfranco Fini non poteva non sapere

 

 

E secondo Laboccetta, che non sapeva nulla della casa lasciata in eredita' ad An dalla contessa Colleoni, poiche' Giancarlo Tulliani disse che aveva gia' contattato alcune societa' immobiliari, 'fu chiaro' che volevano che Corallo pagasse loro la casa'. Vera o no la circostanza, a parere della Procura e del gip, questa vicenda nel suo complesso, per la quale pende una misura cautelare in carcere nei confronti di Giancarlo Tulliani, contempla una serie di gravi reati che avrebbero segnato un'intera fase politica, toccando in profondita' l'ordinamento economico dello Stato. La riprova sta nella natura della posta in gioco, delle qualifiche soggettive e dei ruoli istituzionali dei soggetti coinvolti, 'in primis' Fini, dapprima nella veste di vicepresidente del Consiglio dei ministri e poi Presidente della Camera dei Deputati, Amedeo Laboccetta, gia' parlamentare e poi componente della Commissione Antimafia e della Commissione Finanze e Corallo, assistente parlamentare di Laboccetta, e successivamente poi, come re dello slot, titolare di imprese che hanno operato in regime concessorio all'interno dello Stato, qualificabili in realta', secondo gli accertamenti investigativi, come strutture di sistematica violazione degli obblighi fiscali, con gravissime interferenze su un Ufficio di controllo strategico quale era quello dei Monopoli di Stato.

 

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