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Cronache
Rifiuti, stretta della Cina. 111 milioni tonnellate di plastica da collocare

Cina, stretta totale sui rifiuti: stop all'import di 32 categorie

La Cina inasprisce il bando sui rifiuti, portando a 32 le categorie di prodotti che non potranno essere piu' importati, dalle 24 iniziali, e rendendo ancora piu' difficile per gli esportatori fare fronte al problema dello scarico e dello smaltimento. Nella nuova lista diffusa oggi da Pechino, che va a integrare il bando entrato in vigore a inizio 2018, compaiono le componenti metalliche, i pezzi di ricambio per auto, le navi e gli scarti di acciaio inossidabile, titanio e legno. La nuova misura introdotta va in direzione ambientalista, come sottolinea l'agenzia Xinhua, citando quattro agenzie governative dietro l'ampliamento del bando, ma le nuove restrizioni sono destinate ad avere ripercussioni sullo smaltimento dei rifiuti, dopo decenni in cui il mondo poteva contare sull'aiuto della Cina, a caccia di risorse per fare decollare il proprio settore manifatturiero. Dal 1992, la Cina importa circa il 45% dei rifiuti di plastica prodotti a livello mondiale, per un totale stimato in 106 milioni di tonnellate. La percentuale sale al 72,4% se si considera anche Hong Kong, che viene considerato porto di accesso alla Cina. Dove andranno a finire i rifiuti che la Cina non accettera' piu' e un dibattito ancora aperto, ma i volumi di cui si parla sono oggi noti. Lo studio piu' citato sulle ripercussioni del bando cinese sull'import di rifiuti e' stato realizzato a giugno scorso da Science Advances, che stima in 111 milioni di tonnellate la quantita' di rifiuti di plastica che saranno dislocate a livello globale dal 2030. La gestione del problema e' difficile, avvertono gli esperti. "Solo il 9% dei rifiuti di plastica viene riciclato a livello globale, con una schiacciante maggioranza di rifiuti che vengono smaltiti in discarica o che finiscono per contaminare l'ambiente (80%) con una stima compresa tra le quattro e le dodici milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che entrano negli oceani ogni anno". 

111 mln tonnellate di plastica usata da collocare nel 2030

La ricerca prende in considerazione gli ultimi dati disponibili, risalenti al 2016, in cui la Cina ha importato piu' di sette milioni di tonnellate (7,35 milioni) di plastica usata, che si sono aggiunte alle 61 milioni di tonnellate prodotte internamente: in quell'anno, circa la meta' di tutti i rifiuti di plastica che potevano essere riciclati sono stati esportati da 123 Paesi, per un totale di 14,1 milioni di tonnellate, e la Cina, da sola, ha assorbito plastica usata proveniente da 43 Paesi. Lo scenario potrebbe peggiorare ulteriormente se si considera che Pechino intende vietare l'importazione di tutti i rifiuti solidi a partire dal 2020. Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Germania e piu' in generale i Paesi dell'Unione Europea vengono generalmente considerati quelli che dovranno trovare una soluzione in tempi piu' rapidi al problema. Le opzioni possono essere rappresentate dall'uso di inceneritori o dall'interramento, ma entrambe portano con se' rischi sul piano ambientale e costi economici: un nuovo inceneritore, secondo stime citate da The Economist, puo' costare fino a duecento milioni di dollari, senza contare le restrizioni normative sull'interramento di rifiuti in posti come la California o l'Unione Europea. Molti Paesi dell'Ue, gli Stati Uniti e l'Australia sono gia' da tempo attivi nella ricerca di nuove destinazioni per i propri rifiuti. Secondo dati provvisori del Bureau of International Recycling condivisi a febbraio scorso con Politico.eu, tra l'ultimo trimestre del 2016 e l'ultimo trimestre del 2017, la Malaysia ha piu' che raddoppiato la propria importazione di rifiuti di plastica, e trend simili sono stati registrati anche dal Vietnam, dalla Thailandia, dall'Indonesia e dall'India. Alcuni Paesi in Asia stanno a loro volta operando un giro di vite sulle importazioni di rifiuti, ma anche senza quelle restrizioni non sarebbero in grado di assorbire tutta la plastica che l'Unione Europea inviava in Cina prima del bando di inizio anno. I rifiuti, secondo le previsioni del magazine on line, potrebbero continuare comunque ad andare verso est: non piu' in Asia orientale, ma in Europa orientale, in base a una revisione sulla direttiva Ue per le discariche, approvata a dicembre scorso, che limita gli interramenti al 10% del totale dei rifiuti prodotti a livello locale entro il 2035, ma concede cinque anni di proroga a quei Paesi che hanno alti livelli di interramento, tra cui ci sono Bulgaria, Grecia, Estonia, Cipro, Malta, Romania e Slovacchia.

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