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Cronache
Caos giustizia, Casson: "Renzi ha alzato troppo i toni coi pm"

di Lorenzo Lamperti
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@LorenzoLamperti

La legge di riforma della giustizia approda in Commissione Giustizia al Senato. Si tratta di una legge di proporzioni molto importanti. In 41 articoli affronta temi scottanti che vanno dalla prescrizione al processo penale, dalle intercettazioni all'ordinamento penitenziario. Il problema è che le spinte contrarie a molti punti, in testa la prescrizione, rischiano di bloccarla e pregiudicarne l'approvazione prima della fine di questa legislatura. Affaritaliani.it ha intervistato il relatore della legge Felice Casson (minoranza Pd) per capire com'è la situazione.

Senatore Casson, quali prevede che potranno essere i tempi per la legge sulla giustizia?

Bisogna vedere che cosa succederà da qui al 25 maggio, che è il termine per la presentazione degli emendamenti. Se verranno presentati 40-50 emendamenti è un conto, se ne vengono presentati 400-500 è un altro. Nel primo caso gli emendamenti sarebbero facilmente gestibili e i tempi sarebbero brevi, sicuramente entro la legislatura. Nel secondo caso i tempi sarebbero incalcolabili, soprattutto se qualcuno adottasse sistemi ostruzionistici.

Ncd parla di "18 mesi di lavoro". E il partito di Alfano e i verdiniani sembrano belli combattivi sul tema della prescrizione o no?

Ma non solo, la prescrizione è una materia piuttosto limitata. Bisogna vedere anche sugli altri temi qual è l'atteggiamento, sia sulle intercettazioni sia sul processo penale. Si vanno a toccare molti aspetti perché incide su codice penale, codice di procedura penale, ordinamento penitenziario... Questo è un disegno di legge che già dalla Camera è arrivato in maniera estremamente ampia, quasi monstre, e quindi se qualcuno vuole intervenire su questi temi ne avrà un'amplissima possibilità.

Quanto sarebbe importante portare a casa questa legge?

Sarebbe molto importante. Si parla sempre di semplificare e di accelerare i tempi dei processi e questo disegno di legge interviene anche su questo. Faccio riferimento alle misure che riguardano la fase dell'appello e del ricorso in Cassazione che introducono delle semplificazioni molto rilevanti. In più, portebbero essere adottate delle norme in tema di notifiche, che come sappiamo rappresentano la causa principale di rinvio o nullità dei processi penali. Approvare questo disegno di legge sarebbe un passo avanti per tutti molto molto significativo.

Ma c'è la volontà di arrivare all'approvazione?

Complessivamente la volontà c'è, ma ci sono snodi molto delicati con posizioni contrapposte anche in maniera molto netta. Le contrapposizioni non sono molte dal punto di vista quantitativo ma sono molto significative dal punto di vista qualitativo. Su queste posizioni contrapposte ci sarà certamente battaglia.

Prima il caso Davigo, ora quello Morosini. Che idea si è fatto di questo nuovo scontro tra politica e magistratura?

Non vedo grandi modifiche rispetto al passato. Il rapporto tra politica e magistratura è sempre stato una specie di altalena, con momenti di crisi acuta intervallati ad altri di calma apparente. Credo che questo rapporto così contrastato sia destinato a durare per necessità di cose. Penso comunque che l'interesse collettivo debba essere quello di abbassare i toni. La critica va ammessa da una parte e dall'altra ma usando sempre toni che non travalichino e diventino offese o ingiurie.

Il presidente dell'Anm Davigo ha alzato un po' troppo i toni con le sue parole su politica e corruzione?

No, non è detto, perché per esempio Renzi quando è venuto in Senato ha usato toni durissimi come non si era abituati da anni. Tutti coloro che rivestono ruoli di responsabilità istituzionale dovrebbero abbassare i toni.

Dopo il caso in Campania e quello di Lodi c'è chi dice che sia in atto un'offensiva della magistratura contro il Pd e contro il governo.

Ma no, non c'è nessun attacco. Questo non è un discorso da fare. Se qualcuno ruba e se si trovano dei reati è giusto che le idnagini vengano fatte. Se vengono poi commessi degli abusi, anche da parte dei magistrati, bisogna intervenire nelle sedi istituzionali competenti, che esistono sia dal punto di vista della giustizia penale sia da dal punto di vista disciplinare.

Quasi sempre nei casi giudiziari che riguardano dei politici il partito di riferimento o il governo si rimette a quanto verrà fuori dalle indagini. Secondo lei è un atteggiamento giusto o il giudizio politico non dovrebbe aspettare sempre e comunque quello giudiziario?

In determinate situazioni, soprattutto quando si arrivano a confessare dei reati, la presa di posizione politica va adottata subito senza aspettare. Dal punto di vista giudiziario è giusto aspettare sempre e comunque l'ultimo grado di giudizio ma dal punto di vista politico il giudizio può arrivare subito.

Tags:
riforma giustizia casson
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