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Cronache
Rigopiano, lista dispersi: è un incubo. "Sotto si sente ancora qualcosa"

dall'inviato Monica Setta

"Abbiamo scavato tutta la notte e non perdiamo le speranze. Là sotto ci possono essere ancora persone da tirare fuori". Dopo 4 giorni di ricerche, il vigile del fuoco che ha appena archiviato un'altra notte insonne chiede un caffè. Dal termos esce un liquido scuro freddino, ma va bene lo stesso. Basta buttare giù qualcosa per stemperare l'ansia, l'attesa, la fatica. "Anche la rabbia" aggiunge pallido nell'alba apocalittica di Rigopiano, il villaggio fantasma inghiottito da una slavina che alle 16.40 di mercoledì 18 ha tirato giù dal costone una valanga equivalente -per forza e velocità -a 4 mila Tir carichi a 100 km orari, praticamente una furia di ghiaccio degna di uno dei più fantasmagorici film di animazione horror del regno di Frozen. Rabbia perché, spiega a mezza bocca lui, non ha funzionato niente. L'allarme inascoltato, i soccorsi in ritardo, la lista dei presenti incompleta . Ieri è stato trovato il corpo di Faye un ragazzo senegalese che lavorava al Rigopiano come lavapiatti e di cui non c'era traccia nella lista ufficiale diffusa dalla Prefettura.

Eppure Faye Dame non era un abusivo, aveva un regolare contratto di lavoro, per saperlo sarebbe stato sufficiente acquisire l'elenco dei dipendenti dell'albergo. E invece il numero dei dispersi -si sfoga il vigile con Affaritaliani.it -cambia come una pallina sul tavolo della roulette di un Casinò. Sono 24 poi scendono a 23 quindi risalgono addirittura a 26. Ma è questione di minuti, la matematica della morte parla un linguaggio universale: si parte della certezza delle vittime (6) poi dei superstiti (11) e conteggiando Faye restano ancora 23 corpi da cercare.

Vivi o no? "Ci potrebbe sembrare strano ma là sotto non mi stupirei di trovare persone che stanno sopravvivendo", dice. Non aggiunge che è forse proprio l'incertezza o l'approssimazione nell'aggiornamento di una contabilità così tragica, l'elemento che aggrava il dolore fra i parenti. Tutti a preoccuparsi giustamente dei soccorsi (con ritardo, le colpe saranno stabilite dalle 2 indagini della Procura di Pescara) ma ai padri ai fratelli agli zii che aspettano in quella stanza plumbea dell'Ospedale di Pescara chi ci pensa? 

"Siamo stati trattati come numeri"

A Riccardo Ciferni è stato comunicato prima che Sebastiano Di Carlo e la moglie erano sani e salvi. "Neanche il tempo di gioire che ci è stata comunicata una rettifica drammatica" confessa "no, scusate ci siamo sbagliati. Sono entrambi dispersi. Altro tonfo nel dolore quindi un nuovo aggiornamento: Sebastiano è vivo ma sua moglie è morta. Quando ci hanno tristemente avvisati che erano morti tutti e due non avevamo più lagrime". Adesso lo zio pensa solo al piccolo Edoardo, il bimbo che stava giocando a biliardo quando è venuto giù l'universo, come dice lui in un linguaggio infantile eppure efficacissimo. L'altro fratello più grande vagava ieri con lo sguardo perso nel pronto soccorso dell'ospedale pescarese cercando di decifrare -sulle montagne russe della commozione-il "vero" dal "verosimile". Giovedì gli avevano detto che suo padre Sebastiano e la mamma Nadia Acconciamessa stavano bene. "Qui si gioca sulla vita dei morti ma anche su quella dei vivi che debbono gestire chi resta" s'infervora la zia "ci avevano detto che saremmo stati informati costantemente mentre il viceministro, sparite le telecamere, non si è più visto".

(Segue...)

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