"Rischiano di perdere l'incarico". Ecco che cosa accade ai sindaci ribelli - Affaritaliani.it

Cronache

"Rischiano di perdere l'incarico". Ecco che cosa accade ai sindaci ribelli

Migranti e decreto Sicurezza, reato di abuso in atti di ufficio per Orlando & Co.

I sindaci che si contrappongono al ministro dell'Interno e non applicano il decreto Sicurezza "rischiano di perdere l'incarico". Ad affermarlo è il professor Michele Ainis, costituzionalista. "Possono essere denunciati dai prefetti per abuso d'ufficio - spiega all'AGI - e possono anche essere rimossi dall'incarico perché il Testo Unico degli Enti Locali, all'art 142, prevede che quando un sindaco si renda colpevole di gravi violazioni della legge il ministro dell'Interno con un decreto lo possa rimuovere". Non solo. "La norma - sottolinea Ainis - contempla che possano essere gli stessi prefetti a sospendere i sindaci. E' lecito avere dubbi sulla legittimita' costituzionale della legge nella misura in cui nega agli immigrati alcuni diritti fondamentali - prosegue il costituzionalista - ma in base al nostro ordinamento sindaci o amministratori non possono sostituirsi alla Corte Costituzionale, stabilendo cosa sia o non sia costituzionale. Questo compito spetta alla Consulta, altrimenti si determina una fuga dalla legge". In sostanza, ribadisce Ainis, "nessuno si puo' sostituire alla Consulta disapplicando la legge perche' questa non gli piace. Sono d'accordo con i sindaci invece - aggiunge - se la loro iniziativa diventa un modo per interpellare la Corte Costituzionale e andare a un giudizio sul decreto Sicurezza". Quanto all'invito rivolto dal ministro dell'Interno ai sindaci a rinunciare per coerenza ai fondi, secondo Ainis e' infondato: "Non rischiano di perderli perche' sono fissati per legge".

Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, è stato il primo dei disobbedienti ad annunciare con una direttiva di aver sospeso l’applicazione del decreto Immigrazione nella sua città, sollevando dubbi sulla sua costituzionalità. Orlando ha ottenuto il plauso di altri colleghi, che lo hanno seguito nella battaglia contro il Dl Sicurezza e contro il ministro e vicepremier Matteo Salvini. Le altre fasce tricolori sugli scudi sono Luigi De Magistris (Napoli), Dario Nardella (Firenze) e Federico Pizzarotti (Parma), Marco Alessandrini (Pescara) e Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria). Il reato che potrebbe essere contestato ai sindaci ribelli è quello l'abuso in atti di ufficio, aggravato dal fatto che i sindaci sono anche ufficiali di governo. I prefetti, come accadeva in passato con i registri delle unioni civili, hanno la facoltà di annullare l'atto dell'ufficio comunale. E non è tutto, perché se il decreto non viene rispettato, oltre alla denuncia di abuso d'ufficio, il comune rischia anche la revoca dei finanziamenti governativi per l'accoglienza (Sprar), in nome del principio della responsabilità contabile degli enti locali.