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Cronache
Salento, l'ombra della Scu: sotto accusa l'ex vicesindaco di Sogliano Cavour

SOGLIANO CAVOUR (LECCE) – Un clamoroso ciclone giudiziario si è abbattuto su una piccola cittadina del Salento: ancora un’inchiesta antimafia svela retroscena inquietanti. Dopo il caso Parabita, tocca a Sogliano Cavour: la città è stata sopraffatta dal clamore scatenato dall’inchiesta su una presunta collaborazione tra mafia e politica. Il titolo dell’inchiesta la dice lunga: «Contatto».

Il contatto con gli ambienti criminali, secondo la ricostruzione degli investigatori sarebbe stato quello dell’ex vicesindaco Luciano Magnolo, che rivestiva anche il ruolo di assessore ai Servizi Sociali: ora è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Il politico è ai domiciliari da martedì: ieri, è comparso davanti al gip, Edoardo d’Ambrosio, per l’interrogatorio di garanzia, che è durato circa un'ora e mezzo, alla presenza dei propri avvocati Giuseppe e Michele Bonsegna.

Secondo il vicesindaco, gli investigatori hanno preso un granchio: lui si dice estraneo alla vicenda. Con Magnolo sono finite nei guai 59 persone: ci sono anche un vigile urbano, un carabiniere e una poliziotta della penitenziaria. Tutti accusati di aver favorito un’associazione criminale. L’infiltrazione mafiosa è a più livelli. Ci sono voluti 200 carabinieri per eseguire tutti i 47 provvedimenti: 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 17 ai domiciliari, 7 misure coercitive e tre interdizioni dai pubblici uffici. Le accuse riguardano droga, usura, rapine, estorsioni e corruzione. Le classiche attività della criminalità locale. I carabinieri sono convinti che si tratti del vecchio clan dei Coluccia, appartenente alla Sacra Corona Unita e sempre operativo in quelle zone. Ci sono reati di tutte le specie: anche l’abuso di ufficio e il falso. La poliziotta della penitenziaria, operativa nel carcere di Lecce: avrebbe un legame con un ex detenuto coinvolto nell’indagine. L’agente è accusata di furto di gasolio e false attestazioni per aiutare il compagno nelle attività illecite. Perfino un carabiniere è finito nei guai, perché era in contatto con esponenti del clan e forniva informazioni riservate. Tra i pubblici ufficiali anche un vigile urbano. 

Secondo l’accusa Magnolo avrebbe versato somme di denaro per il sostentamento dei capi detenuti, assicurando posti di lavoro ad alcuni presunti affiliati e contribuendo in modo significativo alla causa dell’associazione criminale. Nelle oltre 700 pagine a corredo dell’ordinanza il gip ripercorre la posizione dell’ex assessore alle politiche sociali della giunta comunale di Sogliano, Luciano Biagio Magnolo. L’allora assessore avrebbe corrisposto in contributi economici (previsti per i cittadini non abbienti) in favore di alcuni esponenti con priorità rispetto ad altri facendo a tal fine indebite pressioni sull’assistente sociale. Pressioni che lui nega: nell’interrogatorio spiega solo di aver esercitato solo le sue prerogative legalmente.

Gli inquirenti sono convinti che le registrazioni delle conversazioni incastrino inesorabilmente l’ex vicesindaco, ma lui ha precisato come non c’è alcuna traccia di flussi di denaro sospetto, rilevato e contestato, transitato sui propri conti. Nel contempo, Magnolo ha negato di aver adottato una corsia preferenziale per alcuni affiliati nelle assunzioni in una ditta del posto. Avrebbe semplicemente rispettato quanto riportato nella graduatoria del registro dei servizi sociali già nota ancor prima di assumere l’incarico di assessore nel 2014. L’accusa è convinta che lui assicurasse il mantenimento al boss Michele Coluccia. Magnolo avrebbe procurato, inoltre, posti di lavoro a due presunti affiliati.

L’ex vicesindaco, nonostante ricoprisse un incarico istituzionale, avrebbe negato ai carabinieri del Norm di Maglie di avere subito un’aggressione ad opera di Vincenzo Antonio Cianci (originata dai ritardi dell’adempimento della promessa di lavoro per la madre). Magnolo, scrive il gip, avrebbe poi denunciato il danneggiamento della sua autovettura anziché dall’Autorità giudiziaria all’istituzione mafiosa, che gli garantisce protezione. “Il controllo del territorio anche dal punto di vista politico vede come referente locale l’assessore Luciano Magnolo - si legge nell’ordinanza - Lo stesso sta continuando a tenere azioni che hanno certamente favorito economicamente l’associazione, non ultima la concessione dell’autorizzazione alla gestione della sagra estiva nel Comune di Sogliano Cavour, situazione che questa ha generato sdegno nella cittadinanza”.

Nel 2014, sfruttando il proprio ruolo di assessore è riuscito a rilasciare un permesso temporaneo a una struttura alberghiera che, seppur priva di agibilità, ha ottenuto la possibilità di ospitare 74 profughi. Per tale azione, Magnolo avrebbe ricevuto sottobanco dal proprietario della struttura alberghiera una percentuale sui compensi previsti per ciascuno dei profughi presenti all’interno della struttura. Ipotizzando la possibilità di maggior guadagno, Magnolo, nel tempo, avrebbe fatto in modo di trasferire i profughi dalla struttura alberghiera in diversi appartamenti di Sogliano Cavour gestendo in piena autonomia i profughi attraverso proprie società cooperative.

Tutte accuse respinte con decisione nel corso di un lungo interrogatorio in cui l’ex vicesindaco ha difeso la propria correttezza come politico, ma anche e, soprattutto, come persona. Ora la prefettura dovrà decidere se sciogliere o meno il Comune di Sogliano, anche se l’ex vicesindaco si è dimesso a giugno. L’ombra della Scu si è addensata sulla politica locale.

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