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Cronache
Sanità: Italia spende poco, 23 miliardi via per corruzione e sprechi

Sanità: Italia spende poco, 23 miliardi via per corruzione e sprechi

L'Italia investe il 14,1% della spesa pubblica per mantenere il proprio sistema sanitario, l'1,1% meno della media europea. L'Irlanda e' il paese che vi dedica la quota piu' alta (19,3%), ma questa spesa incide solo per il 5,7% del proprio Pil, dato che per l'Italia sale al 7%. Mentre Cipro e' il paese che spende per la sanita' la percentuale piu' bassa della spesa pubblica, pari al 2,6% del proprio Pil. Spendiamo poco, dunque, e male: oltre 23 miliardi se ne vanno ogni anno tra sprechi, inefficienze e corruzione. E' quanto si legge nel primo rapporto sulla sanita' italiana redatto da Eurispes ed Enpam. "L'Italia - sottolinea lo studio - si posiziona tra i primi sei paesi "meno soddisfatti" delle cure mediche ricevute, con il 7,2%. Piu' insoddisfatti risultano i greci e gli estoni, con percentuali superiori del 12%". Negli ultimi anni "la necessita' di un veloce rientro del deficit di bilancio imposta dalla crisi internazionale, ha comportato l'irrigidimento del Patto di stabilita' che prevede il rispetto dei vincoli europei di bilancio anche da parte degli Enti regionali. Da cio' discende un minore trasferimento di fondi da parte dello Stato Centrale che ha comportato una stabilizzazione della spesa anche prima dell'avvio della faticosa manovra di revisione (spending review) che, a sua volta, ha portato a tagli lineari alla spesa sanitaria. Sebbene nel 2013 la riduzione sia stata meno forte di quella del biennio precedente (-1,3% in media d'anno), l'impatto di queste manovre e' stato considerevole". Non a caso l'incidenza della spesa sanitaria sul Pil dal 2010 al 2013 "ha registrato una variazione negativa, mentre per gli anni successivi le variazioni positive sono da imputarsi sostanzialmente all'incremento della spesa sanitaria a carico delle famiglie"

Sanità: Italia spende poco, 23 miliardi via per corruzione e sprechi - la medicina difensiva

Un quadro in cui incidono notevolmente gli sprechi, soprattutto quelli generati dalla cosiddetta "medicina difensiva": "Abbiamo riportato - si legge nel rapporto - i 13 miliardi annui che uno studio dell'Ordine dei Medici del Lazio "quota" come indebito riflesso economico della medicina difensiva. Abbiamo esposto il dibattito sulla distribuzione diretta o per conto dei farmaci acquistati da Asl e Aziende ospedaliere, che attiene ad un volume di costi superiore al miliardo di euro. Per rimanere all'area dei farmaci, abbiamo segnalato che la relativamente scarsa diffusione delle prescrizioni di farmaci equivalenti comporta uno spreco annuo di diverse centinaia di milioni. Analizzando l'area assai critica delle liste d'attesa, abbiamo costatato quanto l'intramoenia incida negativamente sui bilanci delle Asl, determinando limitate entrate dirette nelle casse della sanita' pubblica e comprimendo gli introiti da ticket (oltre a generare una forte difformita' nel trattamento dei cittadini-pazienti)". tutto questo porterebbe "abbondantemente a percentuali di spreco a 2 cifre, e ben superiori al 10% della complessiva spesa sanitaria pubblico-privata". Senza contare poi il problema della corruzione: "Le stime piu' accreditate circa il tasso medio di corruzione e frode in sanita' sono quelle di Leys e Button che nel 2013 lo hanno stimato nel 5,59%, con un range che spazia tra il 3,29 e il 10%. Se si applicassero questi valori alla situazione italiana, che per cio' che riguarda la spesa pubblica vale circa 113 miliardi di euro l'anno, cio' si tradurrebbe in un danno di circa di 6,5 miliardi di euro l'anno. Se poi alla stima dell'impatto della corruzione sommiamo quella dell'inefficienza della spesa pubblica nel comparto sanitario (che secondo un altro studio inciderebbe per il 3% del totale) e il peso degli sprechi, valutato nell'ordine del 18% della spesa totale, l'insieme delle pratiche corruttive, degli sprechi e delle inefficienze, costerebbero annualmente al nostro Paese ben 23,6 miliardi di euro".

Sanità: italiani popolo 'caregiver', in 14 mln curano familiari

In Italia il welfare e' sempre piu' "fai da te", e a fronte dei deficit del sistema pubblico ci si attrezza in famiglia: sono 14 milioni gli italiani "caregiver informali", ossia che curano direttamente i propri familiari. E' quanto emerge nel primo Rapporto sul sistema sanitario italiano a cura di Censis ed Enpam. "Nel 2030 l'Istat stima che saranno 16 milioni gli ultrasessantacinquenni - si legge nello studio - Cio' si tradurra' in una sempre maggiore quota della popolazione bisognosa di supporto totale o parziale nello svolgimento delle proprie attivita' giornaliere o speciali, al di la' dell'assistenza sanitaria somministrata in situazioni e luoghi specificamente deputati (medicina generale, ospedali, ambulatori, ecc.)". In Italia "si stimano circa 14 milioni di caregiver informali, ovvero il 26,8% della popolazione, che generano un totale di 3 miliardi di ore di aiuto l'anno. Sulla base di questi dati e' scontato ritenere che se ai costi classici della sanita' fossero aggiunti anche quelli sostenuti per i caregiver formali e informali, la spesa sanitaria privata avrebbe una crescita esponenziale". Altro esempio di carenze nel pubblico e' quello delle cure odontoiatriche: "In Italia operano 37.047 medici odontoiatri - sottolinea il rapporto - In confronto ad altri paesi europei la quota degli odontoiatri che lavorano nella sanita' pubblica e' tra le piu' basse, e sempre per il 2016 si assesta al 2,9%, ovvero a meno di 1.100 unita'. Le cure dentarie sono dunque sostanzialmente a carico delle famiglie, incidendo fortemente sulla spesa sanitaria totale. I liberi professionisti sono 31.604, e a loro volta generano lavoro per decine di migliaia di assistenti alla poltrona, igienisti e addetti alla segreteria". E non di rado "i costi attinenti alla salute orale sono superiori a quelli sostenuti per malattie cardiache, tumori, ictus e demenza".

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