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Cronache
Se la miss è bianca non vale: un caso di “razzismo alla rovescia” in Zimbabwe

Eletta una miss bianca in Zimbabwe, scoppia la polemica 

Se una miss nera è eletta in un Paese occidentale o comunque a maggioranza bianca, si scatenano le critiche di razzismo per chi non è d’accordo, se invece è eletta una miss bianca in un Paese di persone dalla pelle nera…pure. Brooke Bruk-Jackson, è una bellissima modella bianca, bella come il sole e pure con l’occhio ceruleo. Ha 21 anni e vive nella capitale Harare. Avendo vinto il concorso nazionale di bellezza ha diritto a concorrere al titolo di miss Universo (il 18 novembre prossimo) per il suo Paese.

Indovinate un po’ quale è il motivo delle critiche? Forse parchè la modella legge testi kantiani in un Paese nietzschiano? No. Forse perché la modella tifa per uno come Mourinho in un Paese di laziali? No. Forse perché le piace il pesce e non la carne? No. Ebbene, non ci crederete, ma non sono questi i motivi. Si tratta, orrore orrore, del colore della pelle della poveretta. Lei ce l’ha (la pelle) di un bel color bianco perlaceo, carnagione lattea e levigata come una seta.

E –come se non bastasse- i locali e i giornali colored l’attaccano perché ha un colore dei capelli naturale bruttissimo per queste lande: capelli biondi, anzi biondissimi. Una vera cascata d’oro che deve aver indispettito particolarmente gli aborigeni, avvezzi al nero crespato (il 98% della popolazione è nera), che si sono letteralmente infuriati sui social. “Sbiancati”, “Sei una straniera!”, “Comprati la varecchina”, “Passa in lavanderia”, “Tornatene da dove sei venuta”, “Non ci rappresenta. Deve essere negra”, queste le traduzioni dall’inglese e sono tra le più contenute e morigerate.

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Altri l’hanno invece più semplicemente presa a parolacce non ripetibili qui perché anche intrise di maschilismo da caserma, ma potete immaginarle, guardando l’aspetto di Brooke. Sono giorni che l’assedio continua. La povera modella, giustamente impaurita, perplessa e spaesata, ha solo replicato con un: “il colore della pelle non dovrebbe definire una persona”. E lì altri insulti. Naturalmente i giornaloni occidentali non hanno perso occasione per giustificare il razzismo dei neri con il fatto che prima c’era stata la dominazione di una minoranza bianca britannica in quelle lontane terre africane conosciute allora come Rhodesia del Sud.

Invece in Italia se si osa fare qualche considerazione, ad esempio su Paola Egonu e l’identità italiana, si viene immediatamente tacciati di razzismo, fascismo, nazional-socialismo, darwinismo estremo e coatto, lamarckismo integrale e chi più ne ha più ne metta. E quindi cosa dire ai nostrani radical –chic che adorano il black sempre e comunque? Forse che il proverbio che “tutto il mondo è Paese” è ancora una perla di saggezza popolare? E che non solo il cattivo e trucissimo Occidente ci tiene a conservare la propria identità ma che è così anche in Africa?

No, perché questa vicenda ne ricorda un’altra: come mai gli islamici possono costruire Chiese e templi in Italia e ai cattolici è impedito fare l’analoga operazione nelle loro Terre? Come mani due pesi e due misure? Siamo veramente gli “allocchi del mondo”? Le regole valgono solo per noi e non per gli altri? Non esiste reciprocità? Ecco una bella sfilza di domande che attendono risposta dai politically correct nostrani, sempre che non siano impegnati a rinnovare il privilegio della ztl o non nuotino ancora nelle acque delle piscine dei loro villoni.

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